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Il WEF può superare l’impasse sulla governance globale dell’IA?

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Come gestire i rischi e sfruttare le opportunità dell'intelligenza artificiale sarà uno dei temi chiave discussi al 54° incontro annuale del WEF che si terrà a Davos il 15 gennaio. © Keystone / Laurent Gilliéron

I governi chiedono un'intelligenza artificiale (IA) affidabile. Ma in assenza di regole globali, ciò sembra difficile. È possibile una svolta al Forum economico mondiale (WEF) di Davos? 

Poco più di un anno fa, il popolare sistema ChatGPT di OpenAI ha spinto l’IA nel mainstream, alimentando la speranza di una nuova era in cui la tecnologia può superare le capacità umane. È stato anche un campanello d’allarme per i governi sui rischi della tecnologia, dalle minacce per la democrazia alla perdita del lavoro per milioni di persone. 

La geopolitica è entrata nell’equazione, ora che i Paesi hanno preso consapevolezza del fatto che l’IA è più di una semplice tecnologia: è anche un’arma politica ed economica, e Cina e Stati Uniti sono in testa alla corsa. Le richieste di regolamentazione si sono moltiplicate, dall’industria fino alle Nazioni Unite. 

Sebbene non sia emersa una soluzione internazionale “unica”, i governi hanno concordato sulla necessità di modelli di IA trasparenti e affidabili. 

“Non c’è consenso a livello mondiale su quali aree di regolamentazione debbano essere internazionalizzate”, ha dichiarato Robert Trager, direttore dell’Oxford Martin AI Governance Initiative dell’Università di Oxford, in occasione dell’AI Policy Summit tenutosi a Zurigo a novembre. “I Paesi hanno valori sociali diversi quando si tratta di trasparenza e privacy”. 

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In questo contesto, il WEF ha dichiarato di essere intenzionato a prendere le redini della governance globale dell’IA e di voler utilizzare l’incontro di Davos per concentrarsi su “guardrail, governance e linee guida per l’innovazione”, secondo il direttore generale del WEF Jeremy Jurgens, che guida il lavoro del forum mondiale sulla tecnologia e l’innovazione. Nel giugno 2023, il WEF ha lanciato l’AI Governance AllianceCollegamento esterno, che riunisce vari governi, accademici e accademiche e oltre 40 aziende, tra cui OpenAI e giganti tecnologici come Microsoft, Alphabet, Meta. L’alleanza ha tenuto il suo primo evento a San Francisco a novembre. 

Con il tema “Ricostruire la fiducia”, l’incontro annuale a Davos, in Svizzera, che inizierà il 15 gennaio, è un’occasione per il WEF di dimostrare che è in grado di superare le divisioni e convincere i Paesi a intraprendere azioni concrete per uno sviluppo responsabile dell’IA. Ma il WEF ha enormi ostacoli da superare se vuole fare un passo avanti in questa direzione. 

Mettere i Paesi d’accordo 

Per fare progressi, il WEF dovrà trovare un terreno comune tra i Paesi in un momento in cui le iniziative nazionali stanno proliferando, dicono gli esperti e le esperte di IA. Secondo l’Osservatorio sulle politiche dell’IA dell’OCSE,Collegamento esterno attualmente esistono oltre 700 iniziative politiche nazionali sull’IA provenienti da 60 Paesi e territori. 

Queste iniziative riflettono le opinioni divergenti dei Paesi sul ruolo e lo scopo della regolamentazione. A luglio, le autorità di regolamentazione cinesi hanno introdotto normeCollegamento esterno sui servizi di IA generativa con l’obiettivo specifico di impedire lo sviluppo e l’uso di sistemi intelligenti che contravvengono ai valori “socialisti” e minano il regime di Pechino. Il riconoscimento facciale è stato implementato a livello nazionale come mezzo per mantenere l’ordine sociale. 

Ciò contrasta con le iniziative europee che danno priorità alla tutela dei diritti fondamentali. Ad esempio, la legge europea sull’intelligenza artificiale, la cui bozza finale è stata approvata dagli Stati membri dell’Unione Europea a dicembre, limita fortemente il riconoscimento facciale e l’intelligenza artificiale per la classificazione sociale basata sul comportamento o sulle caratteristiche personali. 

“La legge europea sull’IA è la prima legge che getta un ponte tra il mondo tecnologico e la democrazia”, ha dichiarato Paul Nemitz, consigliere principale per la transizione digitale presso la Commissione europea, in occasione dell’AI Policy Summit. 

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Gli Stati Uniti, invece, optano di più per l’autoregolamentazione dell’industria, per il timore di ostacolare l’innovazione. Ciò si evince dal progetto del governo statunitense per una “carta” dei diritti dell’IACollegamento esterno, pubblicato nel 2022, e da un recente ordine esecutivoCollegamento esterno presidenziale sull’IA affidabile, che stabilisce standard per la sicurezza, ma non una legge rigida. 

Mentre le grandi economie discutono su come costruire la fiducia nell’IA, altri Paesi hanno poca voce in capitolo. L’UNESCO ha presentato una raccomandazione sull’etica dell’IACollegamento esterno già nel 2021, in cui avvertiva che gli algoritmi potevano riprodurre e rafforzare i pregiudizi esistenti, esacerbando così le disuguaglianze tra Nord e Sud. 

La maggior parte della tecnologia e dei set di dati che ne sono alla base proviene da una manciata di Paesi ricchi che ne stanno definendo le regole. I potenti modelli di fondazione di IA, addestrati con dati ampi in modo da poter essere utilizzati in molti settori e usi, come ChatGPT, non vengono applicati in modo equo in tutto il mondo. Ciò avviene anche perché i modelli linguistici di grandi dimensioni sono significativamente peggiori in lingue diverse dall’inglese. 

“Abbiamo bisogno di uno sforzo straordinario per garantire che tutti beneficino dell’IA”, ha dichiarato a SWI swissinfo.ch Gabriela Ramos, vicedirettrice generale dell’UNESCO per le scienze sociali e umane. 

Il WEF afferma che porterà al tavolo le Nazioni Unite, l’industria e i singoli Stati. Saranno presenti l’inviato del sottosegretario generale delle Nazioni Unite per la tecnologia Amandeep Gill e diversi leader di punta del settore tecnologico come il vicepresidente di Microsoft Brad Smith e il presidente degli affari globali di Google e Alphabet Ken Walker. Saranno presenti circa 60 capi di Stato e di Governo di Paesi come Svizzera, Francia, Cina e Corea del Sud. 

Ma c’è da chiedersi quanto i e le rappresentanti dei governi – soprattutto quelli di Stati Uniti e Cina, che sono alla guida dello sviluppo dell’intelligenza artificiale – parteciperanno alle discussioni. È inoltre ancora da vedere se molti Paesi in via di sviluppo e la società civile saranno invitati al tavolo delle discussioni. “Abbiamo bisogno di discussioni multilaterali per far funzionare queste regole globali per una tecnologia che non conosce confini”, sottolinea Ramos. 

Trasparenza per il bene dell’umanità 

Il WEF non deve solo allineare i governi, ma anche convincere l’utenza e sviluppatrici e sviluppatori dell’IA, la maggior parte dei quali sono aziende private, che la governance globale è nel loro interesse. 

L’ostacolo più grande è la trasparenza, in particolare in merito a quanto le aziende dovrebbero rivelare sulle loro fonti dei dati che utilizzano e su come sviluppano i loro modelli di IA. 

“La trasparenza dovrebbe essere una forza-guida per la governance dell’IA”, afferma Antoine Bosselut, responsabile dei sistemi di elaborazione del linguaggio naturale presso l’Istituto federale di Losanna (EPFL).  

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Bosselut è uno dei 75 accademici che hanno aderito alla Swiss AI initiativeCollegamento esterno, lanciata lo scorso novembre, che ha posto la trasparenza in primo piano negli sviluppi futuri dell’IA. Questa apertura è fondamentale per garantire che “l’IA sia al servizio di tutta l’umanità e non solo di pochi eletti”, sostiene Hanna Brahme, curatrice dell’AI House Davos, gestita dal Politecnico federale di Zurigo e dall’EPFL insieme ad altri partner. 

Il fatto che l’incontro si svolga in Svizzera, con la sua reputazione di neutralità, le numerose multinazionali, il forte know-how tecnico e i valori umanitari, potrebbe giocare a favore del WEF, ha detto Brahme. 

La dirigenza del WEF non ha specificato però come intende spingere per una maggiore trasparenza, che è diminuita negli ultimi tre anni, secondo uno studioCollegamento esterno dell’Università di Stanford. 

Alcuni sviluppatori e sviluppatrici sostengono che tenere nascosti i modelli è una misura di sicurezza necessaria per prevenire l’hacking. Ma c’è anche un chiaro interesse commerciale. Nel 2023, ci sono stati investimenti per quasi 10 miliardi di dollari in startup di IA generativa come OpenAI, più del doppio dei 4,4 miliardi di dollari investiti l’anno precedente. Le azioni del produttore di chip statunitense Nvidia sono salite del 240% nel 2023. 

“L’obiettivo non dovrebbe essere quello di inventare una tecnologia in modo che un’azienda specifica possa diventare famosa, ma risolvere un problema come la salute umana”, ha detto a SWI Dorina Thanou, ricercatrice senior sull’IA per la salute all’EPFL. 

La questione della credibilità del WEF 

Secondo gli esperti e le esperte, non sarà facile per il WEF colmare questi divari, ma c’è motivo di essere ottimisti. Il WEF ha lanciato diverse iniziative pubblico-private, alcune delle quali hanno avuto un impatto reale. L’Alleanza globale per i vaccini e l’immunizzazione (GAVI) è stata avviata in occasione dell’incontro annuale del WEF nel 2000 e ha contribuito a vaccinare 981 milioni di bambini nei Paesi più poveri del mondo, prevenendo più di 16,2 milioni di morti future. 

Ma chi critica il forum sostiene che molte iniziative sono rimaste all’interno delle mura del Centro congressi di Davos e non hanno avuto un impatto reale. C’è il rischio che si crei una sorta di “IAwashing”, in cui leader dell’economia e della politica pubblicizzano le promesse dell’IA e firmano impegni per mostrare i progressi compiuti, evitando però le questioni spinose e le reali responsabilità. 

Il WEF ha anche un suo problema di credibilità da superare dal punto di vista dell’inclusività e della trasparenza. Il forum è visto da molte persone come un incontro esclusivo e confidenziale, dedicato all’industria. Quando le aziende pagano 120’000 dollari per diventare membri del WEF, ci si può davvero aspettare che abbiano in mente il bene globale? Questo è un aspetto che chi critica il WEF mette in dubbio da anni. 

Ma il fatto che il WEF sia in grado di attirare così tanti operatori e operatrici del settore è anche ciò che lo rende attraente. Più della metà dei e delle 2’800 partecipanti all’incontro annuale del 2024 proviene dal mondo delle imprese. “Ma per far sì che funzioni, il modo in cui si discute deve cambiare”, sostiene l’esperta ginevrina di etica digitale Niniane Paeffgen. In particolare, ha detto, la società civile deve avere un ruolo. 

Nonostante queste preoccupazioni, gli osservatori e le osservatrici ritengono possibile una svolta in occasione dell’incontro di quest’anno, soprattutto a causa della tempistica. C’è un senso di urgenza nel creare un consenso solo poche settimane dopo che l’UE ha compiuto il passo storico di trovare un accordo sulla prima legge sull’IA, che secondo alcuni/e potrebbe diventare rapidamente lo standard globale. 

A cura di Virginie Mangin

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