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La Svizzera ha perso il treno della regolamentazione dell’IA?

European Parliament vote on the Artificial Intelligence Act
Afp Or Licensors

L'Unione Europea ha redatto la prima legge al mondo che regolamenta l'intelligenza artificiale (IA). Dove si colloca la Svizzera, Paese non membro dell'UE, che non era presente al tavolo dei negoziati?

L’Unione Europea (UE) ha raggiunto un accordo sulla bozza finale dell’AI Act, considerata la prima legislazione al mondo volta a limitare il crescente potere dei sistemi di IA e delle aziende che li sviluppano. La legge “manterrà la promessa europea, assicurando che i diritti e le libertà siano al centro dello sviluppo di questa tecnologia rivoluzionaria”, ha affermato l’eurodeputato e negoziatore dell’AI Act Brando Benifei in una dichiarazioneCollegamento esterno rilasciata dopo l’approvazione della proposta di legge.

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La legge mira a proibire i sistemi di intelligenza artificiale che presentano un rischio “inaccettabile” per la cittadinanza e la democrazia, come quelli che utilizzano dati personali sensibili per la manipolazione psicologica, la classificazione sociale e la profilazione razziale, sessuale e religiosa.

Le legislatrici e i legislatori si sono inoltre concentrati sui software di IA generativa, come ChatGPT, e su quelli che utilizzano la tecnologia per creare immagini manipolate, richiedendo trasparenza sui dati e sulla proprietà intellettuale. Inoltre, qualsiasi applicazione commerciale dell’IA considerata “ad alto rischio” dovrà soddisfare requisiti rigorosi. Le aziende che non rispettano le norme incorreranno in multe fino al 7% del fatturato globale.

Dopo lunghi ed estenuanti negoziati, i membri dell’UE hanno trovato un accordo sui punti più dibattuti.

L’uso di software di riconoscimento facciale negli spazi pubblici da parte della polizia e dei governi non sarà completamente vietato, come richiesto dal Parlamento europeo nella sua prima bozza di legge. Tuttavia, sarà limitato a casi eccezionali per motivi di sicurezza nazionale e di applicazione della legge.

Le aziende che utilizzano software di intelligenza artificiale generativa, come ChatGPT, o software di manipolazione delle immagini, o “Deepfakes”, dovranno dichiarare che si tratta di contenuti generati artificialmente ed essere trasparenti sui dati utilizzati per addestrare i sistemi, nel rispetto del copyright e della proprietà intellettuale. Paesi come l’Italia, la Francia e la Germania sono stati tra i più accesi oppositori di queste misure, per timore che potessero inibire l’innovazione delle loro aziende di IA.

I cosiddetti “sistemi ad alto rischio” comprendono un lungo elenco di applicazioni, come l’identificazione biometrica, l’accesso al mercato del lavoro e alle università e l’utilizzo di servizi pubblici e privati. Tuttavia, secondo molti esperti, la definizione di “alto rischio” rimane ancora vaga.

Il testo non è definitivo. I dettagli tecnici dell’accordo verranno definiti nelle prossime settimane. 

Se approvata dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’UE in primavera, la legge entrerà in vigore nell’UE. Ma cosa significherà per la Svizzera, Stato non membro dell’UE ma molto attivo nella ricerca sull’intelligenza artificiale e sede di organizzazioni intergovernative come le Nazioni Unite?

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La Svizzera si unisce alla corsa globale per regolamentare l’IA

Da quando ChatGPT, il chatbot più potente della storia sviluppato dall’azienda statunitense OpenAI, ha fatto irruzione sul mercato nel novembre 2022, diversi Paesi si sono mossi per regolamentare l’IA o limitarne in qualche modo i rischi. L’UE, che ci sta lavorando dal 2021, ha subito pressioni per finalizzare e approvare la sua legge il prima possibile.

Nell’ottobre 2023, la Cina ha lanciato la Global AI GovernanceCollegamento esterno, aperta a tutti i Paesi che fanno parte dell’iniziativa Nuova Via della Seta del governo di Pechino. Nello stesso mese, l’amministrazione del presidente statunitense Joe Biden ha emanato un decretoCollegamento esterno sulla regolamentazione dell’IA. Poco dopo, 29 Paesi si sono riuniti a Bletchley Park, nel Regno Unito, e hanno firmato una dichiarazioneCollegamento esterno per chiedere lo sviluppo sicuro e responsabile dell’IA. La Svizzera era tra questi.

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Storicamente, il Paese alpino è sempre stato favorevole a un approccio rilassato e deregolamentato all’IA. “Per la Svizzera, nessuna regolamentazione è meglio di una cattiva regolamentazione”, ha dichiarato a settembre Livia Walpen, consulente politica per le relazioni internazionali dell’Ufficio federale delle comunicazioni (UFCOM), durante una tavola rotonda presso l’Istituto di ricerca sull’IA Idiap, con sede in Svizzera.

Walpen aveva tuttavia sottolineato che la pressione per una regolamentazione era forte anche in Svizzera, soprattutto dopo l’arrivo di ChatGPT un anno fa. E infatti, ultimamente la Svizzera ha cambiato il suo approccio. Alla fine di novembre, il Governo elvetico si è unito al crescente elenco di Paesi interessati a regolamentare l’IA, dichiarandoCollegamento esterno di voler esplorare approcci normativi in linea con il diritto europeo e con la Convenzione sull’IA del Consiglio d’Europa, alla quale la Svizzera sta contribuendo. La decisione sulla strada da seguire sarà presa entro la fine del 2024.

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La Svizzera ha “perso il treno” sulla regolamentazione dell’IA

A quel punto, l’UE avrà probabilmente approvato la sua legge, che entrerà in vigore intorno alla fine del 2025. La Confederazione arriva dunque troppo tardi a valutare una “strada elvetica per la regolamentazione? “In effetti sì”, afferma Boris Inderbitzin, avvocato e specialista di politica tecnologica di Zurigo. A suo avviso, l’influenza della legge europea sarà tale da lasciare alla Svizzera poca scelta se non quella di adottarla passivamente.

“La Svizzera ha perso il treno della regolamentazione di rilievo dell’IA “, dice Inderbitzin, che considera l’assenza del Paese alpino dai tavoli di negoziazione europei come il suo tallone d’Achille, benché il Paese sia stato attivo in altre sedi internazionali, come il Consiglio d’Europa.

In quanto democrazia forte e centro di innovazione e ricerca nel campo delle nuove tecnologie, la Svizzera avrebbe potuto dare un contributo importante alla legge europea sull’IA. “Ora potrà solo assecondare il cambiamento, senza aver avuto nulla da dire sul modo in cui l’UE lo modella”, afferma l’esperto.

illustrazione di robot.

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Le imprese svizzere dovranno rispettare la normativa

Per continuare a operare sul mercato europeo, le aziende svizzere dovranno conformarsi alla nuova legge. Molte hanno già iniziato a prepararsi, memori dell’esperienza con il regolamento sulla protezione dei dati RGPD, introdotto nell’UE nel 2018. “Molte società non l’hanno preso sul serio e si trovano ancora in difficoltà”, afferma Kevin Schawinski, cofondatore di una start-up con sede a Zurigo che aiuta le aziende a sviluppare prodotti conformi con le normative sull’IA. “Le ditte hanno capito che più aspettano, più sarà difficile e costoso conformarsi alla legge europea”.

Secondo uno studioCollegamento esterno della società di consulenza Intellera, le aziende dovranno affrontare costi tra i 230’000 e i 4 milioni di euro (218’000 CHF-3,7 milioni di CHF) all’anno per garantire l’equità e l’affidabilità dei loro sistemi di IA ad alto rischio. Ciò richiederà anche l’assunzione di personale specializzato. In Svizzera, questi costi ricadranno su circa il 30% delle aziende, dice Schawinski. Ma peseranno soprattutto sulle start-up e sulle piccole e medie imprese, che costituiscono una parte significativa dell’economia svizzera.

“L’UE ha fissato l’asticella troppo in alto”, sostiene Philippe Gillieron, professore di diritto all’Università di Losanna e avvocato esperto di proprietà intellettuale e tecnologia.

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La Svizzera, centro della governance globale dell’IA?

Da parte sua, Schawinski ritiene che il progetto di legge dell’UE possa fornire un vantaggio commerciale alle aziende europee che offrono sistemi di IA percepiti come affidabili dal pubblico, poiché la legge è la prima nel suo genere a garantire lo sviluppo di un’IA sicura.

La Svizzera dovrebbe quindi copiare la legge europea? Potrebbe fare di meglio, sostiene Inderbitzen, date le sue competenze, il suo approccio pragmatico basato sulle applicazioni dell’IA e la sua posizione di Paese che promuove il multilateralismo e i diritti umani. “Ma per liberare il nostro potenziale e avere un impatto globale dovremmo rafforzare il nostro rapporto con l’UE”, afferma l’esperto.

Nel frattempo, le università tecniche più importanti del Paese mirano a posizionare la Svizzera come Paese leader dell’IA trasparente e affidabileCollegamento esterno. Molti ricercatori e molte ricercatrici di IA credono che il Paese potrebbe affermarsi come centro neutrale per la governance delle nuove tecnologie, con l’obiettivo di cercare soluzioni globali.

Le esperte di etica e di economia digitale Niniane Paeffgen e Salome Eggler vedono un potenziale in questo approccio, come hanno sottolineato in un recente rapportoCollegamento esterno sulla governance dell’IA in Svizzera. “Il Paese può sfruttare i suoi punti di forza in modo più strategico per creare condizioni quadro globali per l’IA”, hanno scritto.

A cura di Veronica de Vore

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