Gli apicoltori svizzeri lanciano l’allarme. La moria d’api durante l’inverno 2009/10 ha assunto ancora una volta dimensioni allarmanti. Il 22% di questi formidabili impollinatori non è sopravvissuto alla stagione fredda e l’8% è talmente indebolito che non sopravvivrà a lungo.
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Lo rende noto l’Associazione svizzero tedesca e romancia degli amici delle api, sulla base di dati forniti dai 18mila apicoltori di tutta la Svizzera. L’impatto finanziario ed ecologico di questo fenomeno sarà enorme, hanno sottolineato venerdì gli apicoltori.
Se da una parte la scomparsa delle api provocherebbe danni economici pari a 10 milioni per il settore apicolo, dall’altra la catastrofe ambientale potrebbe assumere contorni giganteschi. Infatti, in larghissima misura l’impollinazione dipende dalle api mellifiche.
I fattori che concorrono nella perdita di colonie di api sono numerosi e non fanno l’unanimità, nemmeno fra i ricercatori. Il nemico numero è stato però individuato in un minuscolo parassita originario dell’Estremo oriente: la varroa destructor. Si tratta di un acaro che si riproduce all’interno delle celle di covata. Le altre cause – come per esempio malattie, pesticidi, trasformazione della struttura dell’apicoltura – svolgono una funzione di comprimari.
Per l’associazione è tempo di istituire strutture professionali di prevenzione e di informazione agli apicoltori. Una mozione in tal senso è stata recentemente approvata dalle Camere federali.
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