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Sconvolgimento nell’industria biotech svizzera

Thomas Kern

La decisione della Merck Serono di chiudere lo stabilimento di Ginevra è stata uno shock per la Svizzera occidentale. Ma in una prospettiva più ampia, la chiusura potrebbe generare opportunità per le aziende emergenti in questo settore in piena espansione.

L’annuncio della Merck in aprile della futura cessazione delle attività a Ginevra, dove sono impiegate 1’250 persone, ha destato grande scalpore nella regione. Il piano si tradurrà in un numero di licenziamenti collettivi senza precedenti a Ginevra. Il sindacato Unia lo ha definito un terremoto.

La decisione è particolarmente stigmatizzata per il fatto che non sono nemmeno trascorsi sei anni da quando la tedesca Merck ha comprato la biotech svizzera Serono, per 16,8 miliardi di franchi.

“La Serono era un po’ l’ancora di salvezza in questa parte del paese ed era una sorta di incubatrice per le piccole imprese. Così il marchio considerato l’ambasciatore delle biotecnologie nella regione lemanica sparirà”, dice a swissinfo.ch Domenico Alexakis, direttore esecutivo dell’associazione Swiss Biotech. “È anche un segnale per le autorità che adesso occorre prendersi cura del settore”.

Le industrie delle scienze della vita concentrate nella regione lemanica e dintorni, infatti, offrono tutto il necessario per assorbire un tale shock. Ben 300 aziende (compresi fornitori di beni e servizi) sono attive nella regione, rileva Benoit Dubuis, presidente di BioAlps, una delle quattro organizzazioni svizzere che promuovono le aziende biotecnologiche e di tecnologie mediche.

Per Dubuis, che lavora presso Eclosion, una piattaforma di supporto e investimento per aziende attive in questo campo, le misure della Merck Serono sono certo drammatiche, ma d’altra parte possono anche produrre opportunità per le aziende emergenti.

Non è la fine

L’industria biotecnologica svizzera oggi si colloca tra le prime dieci a livello mondiale e costituisce un importante pilastro dell’economia del paese, con multinazionali e aziende di media grandezza dinamiche che hanno generato redditi per 8,7 miliardi di franchi nel 2011.

In totale in Svizzera vi sono 249 aziende che operano nel ramo, tre quarti delle quali nelle attività centrali delle biotecnologie. Complessivamente il settore impiega più di 19’000 persone.

Grandi industrie farmaceutiche come la Novartis, la Roche e la Merck sono di vitale importanza per gli attori più piccoli perché esternalizzano contratti di ricerca per aziende biotecnologiche ed università.

Al contempo, le grandi case farmaceutiche contano su partner di ricerca per sviluppare le proprie pipeline: quattro preparati su cinque delle grandi società farmaceutiche sono stati sviluppati da piccole aziende o istituti di ricerca, sottolinea Dubuis.

Il taglio di 500 di posti di lavoro e il trasferimento di altri 750 fanno parte di un piano della Merck per ridurre i costi, eliminare le inefficienze e ottimizzare gli affari, al fine di assicurare il proprio futuro, ha detto la società, che nel mondo ha in organico 40mila dipendenti.

Con il rallentamento della crescita economica, la crisi dell’euro e l’apprezzamento del franco, dal punto di vista economico il passo compiuto dalla Merck è sensato, rilevano sia Alexakis sia Dubuis.

La Merck non è l’unica ad avere questi problemi. Lo scorso anno, imprese svizzere di tutti i settori – tra cui la Novartis, il produttore di ascensori Schindler e il Credit Suisse – hanno annunciato massicci tagli occupazionali.

Inoltre le industrie farmaceutiche continuano ad essere messe sotto pressione da governi, assicuratori e regolatori per abbassare i prezzi dei medicinali, allorché per ottenere un prodotto per il mercato occorrono più ricerca, tempo e denaro.

Barlume di speranza

Secondo Jürg Zürcher, responsabile del ramo biotecnologie per Europa, Medio Oriente, India e Africa presso Ernst & Young, la chiusura del sito ginevrino offrirà alle altre aziende la possibilità di assumere personale con esperienza, analogamente a quanto successo dopo la vendita della Serono alla Merck nel 2006.

“Credo che il problema dei posti di lavoro sarà risolto abbastanza bene a breve e medio termine”, prevede anche Alexakis.

Il secondo datore di lavoro biotech nella regione, dopo la Merck Serono, è la società svedese Ferring con circa 650 dipendenti a Saint-Prex, nel cantone di Vaud, seguita dalla Debiopharm con 300 persone. Il gruppo belga UCB ha dal canto suo investito 300 milioni di franchi a Bulle, nel cantone di Friburgo, dove prevede di creare 140 nuovi posti di lavoro.

Le associazioni di categoria sono inoltre incoraggiate dall’impegno della Merck di mettere a disposizione 30 milioni di euro per aiutare dipendenti a cogliere opportunità in spin-off e start-up.

“È un barlume di speranza. Nella regione c’è una buona base di conoscenze, un buon capitale di rischio e domanda”, commenta Alexakis.

Unia, il sindacato che rappresenta molti lavoratori della Merck Serono, invece è tutt’altro che convinto che tutti i 30 milioni di euro rimarranno nella regione. Inoltre, secondo la portavoce di Unia Anne Rubin, riempire il vuoto lasciato dalla Merck Serono con nuove start-up è una prospettiva a lungo termine. Nel frattempo, una serie di società fornitrici della Merck Serono dovranno compensare la perdita con altri mezzi, puntualizza la sindacalista.

“Naturalmente potrebbero emergere nuove start-up, ma necessiterebbero anni per affermarsi”, rileva Anne Rubin. “Questo è un settore in cui i cicli di ricerca richiedono molto tempo”.

Start-up in gioco

Nella regione si sono insediate sia una serie di start-up, quali AC Immune, Novimmune e GenKyoTex, sia grandi società internazionali, tra cui Shire, Celgene e Baxter.

La chiusura del sito, inoltre, non dovrebbe mettere in pericolo la raccolta di fondi per aziende e istituti promettenti, perché gli investitori che prestano capitali di rischio in ogni caso cercano idee innovative da finanziare, afferma Zürcher.

“Le aziende più piccole hanno mantenuto i costi sotto controllo a lungo poiché non era così facile ottenere capitali, soprattutto per start-up e aziende ancora negli stadi iniziali di creazione”, aggiunge lo specialista della Ernst & Young.

Gli investitori cercano pipeline di prodotti avanzati con dati clinici convincenti, comprovate capacità ed esperienza di gestione.

Nella seconda metà dello scorso anno, società quotate in borsa, tra cui Cytos, Santhera e Mondobiotech, hanno annunciato misure di ristrutturazione, mentre il fiore all’occhiello del ramo Actelion l’8 maggio ha comunicato agli investitori che vuole accelerare le misure di risparmio.

Elementi trainanti

Le società possono funzionare a costi più bassi all’estero, per cui la Svizzera deve cercare di mantenere la creazione di valore, avverte Alexakis. “È una sfida, ma abbiamo il vantaggio dell’innovazione. Non solo per la ricerca, bensì anche per i processi di produzione”.

La Confederazione sostiene la ricerca scientifica attraverso il Fondo nazionale svizzero (FNS), la Commissione per la tecnologia e l’innovazione e i Politecnici federali di Zurigo e Losanna. Alti livelli di formazione e di ricerca, stabilità politica ed economica, e una qualità di vita sopra la media continueranno ad essere i fattori trainanti della crescita del settore biotech.

“La Svizzera è stata e sarà un luogo privilegiato d’insediamento per la ricerca e l’innovazione grazie all’alta qualità del sistema educativo, al sistema finanziario e al supporto fornito dal Fondo nazionale per la ricerca scientifica e dagli operatori industriali”, conclude Zürcher.

Società: 249 (237)

Dipendenti: 19’197 (19’180)

Capitali investiti: 458 milioni di franchi  (255 milioni)

Ricavi: 8,696 miliardi di franchi (9,254 miliardi)

Costi ricerca e sviluppo: 2,068 miliardi di franchi  (2,067 miliardi)

Perdite: 350 milioni di franchi  (Profitti: 480 milioni)

(Fonte:Rapporto Swiss Biotech 2012)

La tedesca Merck ha acquistato la svizzera Serono dalla famiglia Bertarelli nel 2006 per 16,8 miliardi di franchi. L’anno scorso, il sito di Ginevra ha realizzato un fatturato di 5,6 miliardi di euro (6.7 miliardi di franchi), pari al 60 per cento del giro d’affari complessivo del gruppo tedesco, ma il suo risultato operativo è sceso del 46% 304 milioni di euro.

Questi risultati sono stati imputati a svalutazioni dei suoi attivi a Corsier, alla rivalutazione di alcuni progetti e alla decisione di abbandonare la cladribina, un farmaco per il trattamento della sclerosi multipla, dopo il rifiuto statunitense di autorizzare la vendita per timori legati alla sicurezza.

In precedenza Serono aveva fatto fortuna grazie a un altro farmaco contro la sclerosi multipla, il Rebif, che è stato sul mercato per 17 anni. Un altro prodotto fondamentale nella generazione di introiti della società ginevrina è stato l’Erbitux, un medicinale per il trattamento del cancro.

Serono è diventato un nome popolare in Svizzera soprattutto dopo che nel 2003 l’allora proprietario della società Ernesto Bertarelli ha vinto la Coppa America con la sua imbarcazione Alinghi. Un successo poi ripetuto nel 2007.

(Traduzione dall’inglese: Sonia Fenazzi)

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