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Il dopo Tsunami: le case di Melamanakudy

La case bianche di Melamanakudy, un esempio di cooperazione riuscita (foto: Giancarlo Vanzetta) Giancarlo Vanzetta

Con i fondi raccolti dalla Catena della solidarietà, alcuni progetti di ricostruzione nelle zone devastate dallo Tsunami sono ormai quasi stati completati.

L’esempio dell’estremo sud dell’India, nella regione del Tamil Nadu dove la cooperazione svizzera ha finanziato la ricostruzione di case ed ospedali.

210 case nuove di zecca, tutte bianche e allineate su più file, a 250 metri dal mare. È uno dei progetti più avanzati che si possano visitare nell’estrema punta meridionale dell’India, devastata un anno fa dallo tsunami.

La solidarietà svizzera ha riportato un po’ di normalità nella vita dei pescatori del villaggio di Melamanakudy: nel disastro la comunità, di circa 6500 persone, ha perso 115 abitanti, quasi trecento case sul lungomare e un grosso ponte, costruito dopo trent’anni di lungaggini politiche e spazzato via in trenta secondi.

Coinvolgimento locale

A coordinare gli aiuti svizzeri sul posto è un operatore indiano originario proprio di Melamanakudy, Victor Maria.

Se ne è andato dal villaggio quando aveva 18 anni, poi si è fatto strada nel settore umanitario e adesso è il responsabile dei progetti di sostegno promossi da Caritas, una delle organizzazioni con cui la Catena della Solidarietà ha scelto di collaborare.

Victor è attivo nel suo paese e in altri quattro dei dintorni: in pratica si tratta dei cinque villaggi costieri più colpiti dal maremoto nell’estremo sud dell’India, a pochi chilometri da Capo Comorin e dalle spiagge di Kanyakumari.

In queste zone l’aiuto elvetico è stato coordinato e sorvegliato fin nei minimi dettagli, con una costante attenzione a coinvolgere la popolazione e le risorse locali. Così, anziché far arrivare in India ingegneri e materiali svizzeri, si è cercato di progettare e produrre tutto sul posto.

Il villaggio di case di Melamanakudy ad esempio è stato disegnato da un architetto indiano e anche l’impresa di costruzioni è indiana, selezionata con cura tra quelle più affidabili.

I pescatori sono stati coinvolti chiedendo i loro suggerimenti, per esempio sulla disposizione interna dei locali.

4000 dollari per una casa

Adesso, al termine dei lavori, ogni casetta dispone di tre stanze, un bagno e una cucina. Davanti all’entrata ha un piccolo terreno delimitato da ceppi, su cui ogni famiglia -se lo vorrà e se ne avrà i mezzi- potrà costruire strutture aggiuntive, entro certi limiti.

Le case sono costate circa 4mila dollari l’una, pagati dalla solidarietà svizzera. I pescatori si sono ingegnati a collaborare: gli uomini aiutando i muratori, le vedove dello tsunami organizzando una mensa per le maestranze.

C’è anche chi, malgrado la paura vissuta e i consigli degli esperti, non ha voluto allontanarsi dal lungomare, preoccupato di tenersi direttamente in casa le attrezzature da pesca.

In questo caso la solidarietà svizzera ha ricostruito le abitazioni dov’erano, fedele al principio secondo cui si devono aiutare i sinistrati come loro vogliono essere aiutati.

A Melamanakudy sono state riedificate una quarantina di case di questo tipo, mentre le altre 210 si trovano su un terreno lontano dal mare.

D’altra parte, come spiega Victor Maria, “la scarsità di terra è stato uno dei problemi più importanti da risolvere. I patti con le autorità locali prevedono che la ricostruzione venga pagata dall’aiuto svizzero, ma che i terreni siano donati dall’India. Per i responsabili indiani non è stato facile trovare privati disposti a vedere grossi appezzamenti”.

Grande sorteggio

Alla fine, però, l’operazione è riuscita e a Melamanakudy i lavori di costruzione sono iniziati ad agosto. Ora che sono stati portati a termine, nelle prossime settimane verrà organizzata una lotteria per assegnare una casa a ogni famiglia, con i bambini impegnati a estrarre i biglietti.

“La vita del villaggio pian piano ricomincia -continua Victor Maria- Qui lo choc è stato grande anche perché prima del disastro c’era un certo benessere: diversi pescatori erano emigrati in paesi del Medio Oriente e da lì mandavano i soldi a casa alle famiglie”.

“C’è chi in questo modo aveva messo via dei risparmi e si era costruito un’abitazione dignitosa. Poi, nel giro di pochi minuti, hanno perso tutto, nei casi peggiori anche la famiglia. Alcuni hanno scelto di tornare e rimettersi a lavorare qui”.

Barche ed ospedali

Per lavorare c’è però bisogno degli attrezzi del mestiere, e anche qui è arrivato un aiuto svizzero mirato: centinaia di barche sono state fatte costruire nei cantieri della zona e poi sono state distribuite ai villaggi costieri.

Diversi pescatori ci hanno detto di essere contenti del “regalo” inaspettato, grazie a cui cercheranno anche di migliorare la loro qualità di vita.

Infine, a Melamanakudy si è provveduto a riparare l’ospedale della comunità: un’intera ala era stata travolta dall’ondata ed era praticamente scomparsa. Ora è stata ricostruita com’era e dov’era, completa di apparecchiature nuove e posti letto moderni.

swissinfo, Alessandra Zumthor, Melamanakudy

Lo Tsunami è stato provocato il 26 dicembre 2004 da un sisma di 9 gradi sulla scala Richter il cui epicentro si è situato non lontano dall’isola indonesiana di Sumatra.
Ha fatto 226’000 morti e 125’000 feriti. Tra le vittime pure 112 svizzeri.
Fino al 2007, il governo svizzero destinerà 35 milioni di franchi per l’aiuto alla ricostruzione in favore delle vittime della catastrofe.
Le offerte del pubblico alla Catena della solidarietà (SRG SSR idée suisse) hanno raggiunto 226 milioni di franchi.

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