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L’acqua è un bene e un diritto comune

Circa 1,4 miliardi di persone non hanno quasi accesso all'acqua potabile Keystone

L'accesso all'acqua potabile, una delle sfide principali del 21° secolo, tra i temi principali del Forum sociale mondiale di Porto Alegre.

Assieme a partner di tutto il mondo, le organizzazioni umanitarie svizzere sostengono il principio di una convenzione internazionale per garantire a tutti l’accesso a questa fonte di vita.

Finiti i cortei, i concerti e i discorsi, il lavoro concreto è cominciato giovedì mattina al Forum sociale mondiale (FSM) di Porto Alegre, in Brasile.

Mercoledì una marea di persone sono sfilate nelle strade della città, in un’atmosfera da carnevale e da marcia rivoluzionaria, ma totalmente pacifica.

Una folla probabilmente ancora più numerosa delle 120’000 persone che si sono iscritte ufficialmente a questa edizione del FSM.

Dalla sera fino all’alba, nell’immenso terreno a fianco dell’accampamento dei giovani sono risuonate le musiche di una decina di gruppi provenienti dai cinque continenti – tra cui figurava ance il cantautore e ministro della cultura brasiliana Gilberto Gil e il musicista “alternativo” Manu Chao.

Giovedì mattina, vi erano meno persone nell’anfiteatro del Forum per ascoltare il presidente brasiliano Lula, giunto per una “visita promozionale”, come ha scritto un quotidiano locale.

L’ex sindacalista ha cercato di giustificare il suo viaggio al Forum economico mondiale (WEF) di Davos dinnanzi ad una folla cordiale, ma non entusiasta, tra la quale figurava anche un gruppo di delusi che gridavano e fischiavano.

La sfida del secolo

Nel contempo hanno preso inizio giovedì anche i seminari, gli atelier e le conferenze, che costituiscono il piatto forte del FSM e che si svolgono in decine di tende quadrate, di varie dimensioni.

Vi si sentono parlare quasi tutte le lingue della Terra, ma predominano il brasiliano e lo spagnolo. Interpreti volontari cercano di fare del loro meglio per agevolare la comunicazione, mentre dei veri professionisti vengono impiegati soltanto per un numero ristretto di eventi.

Sotto la tenda E 203, la Comunità di lavoro – che riunisce sei grandi organizzazioni svizzere di aiuto allo sviluppo – e una decina di organizzazioni non governative (Ong) di altri paesi difendono le loro idee in favore di una convenzione internazionale sull’acqua.

Il seminario organizzato dalle Ong svizzere e dai loro partner rappresenta soltanto un tassello di un vasto puzzle.

L’acqua, molto presente nei dibattiti al FSM, sta diventando la più importante sfida ecologica, economica e sociale di questo secolo.

Le cifre sono allarmanti. Basta citarne una: ogni giorno, circa 6’000 bambini di età inferiore a cinque anni muoiono in tutto il mondo per aver consumato acqua insalubre. Una tragedia inammissibile in un mondo che si vorrebbe civilizzato.

Enormi interessi in gioco

“Al Vertice della Terra di Rio, nel 1992, l’acqua è stata riconosciuta come un bene comune per tutta l’umanità”, ricorda Peter Niggli, direttore della Comunità di lavoro. “Eppure, contrariamente a quanto si è fatto per il clima, non è stata ancora adottata nessuna convenzione internazionale per proteggere questo bene”.

A definire il futuro di questa fonte di vita non saranno le Nazioni unite, ma il Forum mondiale dell’acqua, la cui ultima grande riunione è stata indetta a Kyoto nel 2003, in occasione dell’Anno internazionale dell’acqua.

Oltre ai governi, questo Forum riunisce le grandi aziende del settore. Il suo vicepresidente è d’altronde il delegato del gruppo Suez-Lyonnaise des Eaux, la società numero uno al mondo nel commercio di acqua potabile.

Come mai questo slittamento dal settore pubblico a quello privato? La risposta di Peter Niggli è chiara: “Gli interessi dei privati sono enormi, dal momento che tutti prevedono un aumento dei prezzi dell’acqua potabile”.

Evidentemente le Ong non condividono questa privatizzazione di una fonte di vita. Ai loro occhi, il diritto all’acqua potabile deve essere garantito alla stessa stregua dei Diritti umani. E questo principio deve figurare in una speciale convenzione internazionale.

“Chi fisserà il prezzo dell’acqua potabile nelle bidonville di Manila? La direzione di Suez-Lyonnaise des Eaux a Parigi o un comitato locale designato dalla popolazione filippina?”, chiede in tono critico Rosemarie Bär, specialista del dossier acqua presso la Comunità di lavoro.

La Svizzera a rimorchio

Questa lotta contro la privatizzazione ha già fatto segnare alcune vittorie degli oppositori. Ad esempio, in Uruguay e in Bolivia i governi hanno accettato di vietare la gestione privata dell’acqua.

Per Peter Niggli, queste decisioni contribuiscono a rafforzare le speranze. Non appena vi sarà un numero sufficiente di governi decisi a mantenere l’acqua sotto il dominio pubblico, la questione della privatizzazione potrà venir sottoposta all’esame e alla competenza delle Nazioni unite.

Ci vorranno forse ancora tre, cinque o dieci anni, prevede il direttore della Comunità di lavoro, che intende continuare, con le altre Ong di tutto il mondo, a far pressione sui governi.

E tra questi anche il governo svizzero. Alcuni anni fa, è stata inoltrata un’iniziativa parlamentare che chiedeva al Consiglio federale di lanciare presso le Nazioni unite la proposta di adottare una convenzione internazionale sull’acqua.

Ma il dossier è tuttora bloccato da qualche parte. Per Peter Niggli, la Svizzera si muoverà soltanto quando altri paesi decideranno di avanzare una simile proposta.

Appuntamento a Ginevra

Nel pomeriggio, la tenda E 203 accoglie i promotori del Contratto mondiale dell’acqua, un’iniziativa parallela che domanda a sua volta una convenzione internazionale sull’acqua.

Per raggiungere tale scopo, i promotori propongono di far sottoscrivere un documento a organizzazioni e autorità statali, regionali o provinciali.

Questa iniziativa è nata dal Forum alternativo mondiale dell’acqua, che si è tenuto a Firenze nel 2003 con l’obbiettivo di sostenere proposte alternative a quelle del Forum mondiale dell’acqua di Kyoto.

La sua prossima sessione è in programma dal 17 al 20 marzo a Ginevra.

swissinfo, Marc-André Miserez a Porto Alegre
(traduzione Armando Mombelli)

A livello mondiale, 1,4 miliardi di persone non hanno praticamente accesso all’acqua potabile.

Si prevede che entro il 2025 vi saranno almeno 3 miliardi di persone che soffriranno per la penuria di acqua potabile.

Già oggi, circa 3 miliardi di persone non dispongono di nessun tipo di impianti sanitari.

L’80% delle malattie nei paesi in via di sviluppo sono provocate dall’impiego e dal consumo di acqua insalubre.

Ogni giorno, 6’000 bambini di età inferiore a 5 anni muoiono in seguito al consumo di acqua insalubre.

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