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Le relazioni sino-svizzere a gonfie vele

La ministra elvetica degli esteri Micheline Calmy-Rey durante l'incontro con il suo omologo cinese Li Zhaoxing Keystone

La ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey ha incontrato a Berna il suo omologo cinese, il quale ha difeso la politica di Pechino in materia di diritti umani.

La visita di Li Zhaoxing conferma l’eccellente stato delle relazioni tra i due Paesi. L’incidente diplomatico del 1999 non è più che un lontano ricordo.

«Le relazioni tra Svizzera e Cina sono eccellenti, come testimonia l’intensità delle visite ufficiali», ha affermato giovedì a Berna la consigliera federale Micheline Calmy-Rey.

L’incontro con il ministro cinese degli affari esteri, Li Zhaoxing, non è stato soltanto un’occasione per ricordare che i due Paesi hanno ristabilito un dialogo politico continuo dalla fine del 2003, ma anche per discutere di diritti umani ed economia.

Iniziato nel 1991, il dialogo politico tra Berna e Pechino si era bruscamente interrotto alla fine degli anni ’90, tra l’altro a causa delle divergenti opinioni in materia di diritti dell’uomo.

Senza tabù

«Durante l’incontro abbiamo affrontato anche la questione dei diritti umani: con il nostro partner cinese è stato possibile discutere senza tabù», ha indicato Calmy-Rey.

A questo proposito, Li Zhaoxing ha invitato i presenti a leggere la Costituzione cinese, dove «si afferma chiaramente che lo Stato protegge tali diritti».

«Rammento inoltre che la Cina ha finora firmato un numero maggiore di convenzioni internazionali sui diritti umani degli Stati Uniti», ha sottolineato il diplomatico asiatico, ammetendo però che c’è ancora molto da fare.

Difendendo la politica del proprio Paese, ha pure ricordato che nel 1965, quando venne in Svizzera per la prima volta, le donne elvetiche non avevano ancora diritto di voto. «Oggi invece il mio interlocutore è una donna. Ci congratuliamo con la Svizzera per i progressi fatti», ha detto.

Accordo di libero scambio

Ricordando che la Cina è il principale partner commerciale della Confederazione in Asia, la ministra elvetica degli affari esteri ha indicato di voler rafforzare ulteriormente i rapporti economici.

«Valuteremo la possibilità di concludere un accordo di libero scambio con Pechino», ha aggiunto.

Per quanto concerne la collaborazione scientifica – ha dichiarato Calmy-Rey – intendiamo aprire prossimamente una «Swiss science house» a Shanghai e sviluppare programmi comuni nel campo della ricerca e dell’educazione a partire dal 2008.

Lunga amicizia

La visita di Li Zhaoxing in Svizzera conferma che le relazioni bilaterali tra Berna e Pechino sono oggi ritornate agli ottimi livelli degli anni ’90.

Il legame che intercorre tra i due Paesi è però molto più antico. Nel 1950, la Svizzera era infatti stata uno dei primissimi paesi occidentali a riconoscere la Repubblica popolare cinese.

Un gesto molto apprezzato dal regime comunista, che aveva aperto la strada al primo accordo commerciale, nel 1974, e al rapido rafforzamento dei rapporti economici dall’apertura del mercato cinese, dopo la morte di Mao Zedong.

Nel 1980, il fabbricante di ascensori Schindler era addirittura riuscito a strappare il primo contratto di «joint venture» tra un’azienda cinese e una ditta straniera.

Incidente diplomatico

Ma, nel 1999, mentre i due Paesi si apprestavano a festeggiare i 50 anni di «amicizia», un incidente diplomatico veniva a turbare l’intenso dialogo costruito negli anni precedenti, nel quale figurava puntualmente anche la questione dei diritti umani.

Una manifestazione protibetana, tenuta durante la visita a Berna del presidente cinese Jiang Zemin, provocava la collera dell’ospite del governo svizzero, il quale dichiarava addirittura che la Svizzera «aveva perso un amico».

In particolare, Zemin aveva ritenuto la presidente dell’epoca, Ruth Dreifuss, responsabile dell’incidente.

Se la diplomazia elvetica è stata costretta da allora a compiere grandi sforzi per far dimenticare il delicato episodio, le relazioni economiche non sembrano aver sofferto particolarmente in seguito a questo screzio.

Crescita accelerata degli scambi

Negli ultimi anni, la Cina è diventata il secondo partner commerciale della Svizzera in Asia, dopo il Giappone. Addirittura il primo tenendo conto anche di Hong Kong.

Le esportazioni svizzere verso il mercato continentale cinese registrano crescite annuali superiori al 20% e sono quindi più che raddoppiate dal 2000. L’economia cinese è particolarmente ghiotta di macchinari svizzeri, che costituiscono oltre il 50% dei prodotti esportati, ma anche di orologi, medicinali e sostanze chimiche.

Una crescita quasi analoga si è registrata anche nel settore delle importazioni di prodotti cinesi: il loro volume è salito da 418 milioni di franchi nel 1990 ad oltre 3 miliardi nel 2005. La Svizzera importa a sua volta soprattutto macchine, oltre che tessili e prodotti chimici.

Mentre la Svizzera continua a far affluire anche capitali verso la Cina, 5 miliardi a fine 2004, l’industria svizzera del turismo attira un numero crescente di ospiti cinesi, con un balzo di addirittura il 100% nello stesso anno.

swissinfo

La Cina rappresenta il quinto cliente mondiale di prodotti svizzeri.
Le esportazioni elvetiche verso la Cina sono passate da 415 milioni di franchi nel 1990 a 3,075 miliardi nel 2004.
Il Paese asiatico è invece il quarto fornitore di beni per l’economia svizzera.
Le importazioni sono passate da 418 milioni nel 1990 a 2,827 miliardi nel 2004.
La Svizzera è il quindicesimo investitore in Cina, con un flusso di capitali pari a 5 miliardi di franchi a fine 2004.

1950: la Svizzera è tra i primi paesi occidentali a riconoscere la Repubblica popolare cinese.
1974: primo accordo commerciale tra Berna e Pechino.
1980: il costruttore svizzero di ascensori Schindler conclude la prima «joint venture» tra un’azienda cinese e una società straniera.
1996: prima visita in Cina di un presidente della Confederazione. Jean-Pascal Delamuraz si reca a Pechino e Shanghai.
1999: incidente diplomatico durante la visita a Berna di Jiang Zemin, la prima di un presidente cinese in Svizzera.
2003: visita a Pechino del presidente della Confederazione Pascal Couchepin.

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