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Mancano i soldi per i cani San Bernardo

Presto non ci saranno più cuccioli di San Bernardo all'allevamento dell'Ospizio? www.swiss-st-bernard-dog.ch

I frati dell'Ospizio del Gran San Bernardo, sull'omonimo passo tra Svizzera e Italia, lanciano l'allarme: lo storico allevamento di cani da valanga rischia di essere chiuso.

Secondo i religiosi, solo l’intervento congiunto dei comuni sui versanti svizzero e italiano potrà salvarlo.

Probabilmente, il San Bernardo è il primo cane da soccorso della storia. Di origine svizzera, il grosso animale, che può arrivare fino a 100 chilogrammi, dal 17mo secolo viene allevato dai frati dell’Ospizio del Gran San Bernardo, (2472 m.s.m) a cavallo fra Italia e Svizzera.

Considerato un animale mansueto – e questo malgrado una recente legge italiana che lo aveva messo sulla lista dei cani pericolosi per poi in seguito stralciarlo- il San Bernardo è diventato l’animale da salvataggio per antonomasia. Proverbiale l’iconografia che lo dipinge con la botticella di cordiale al collo. Un’iconografia inventata, sembra, da un cronista di fine ‘800.

La storia vuole che, attorno al 1660, alcune famiglie nobili del canton Vallese regalarono ai frati dell’ospizio alcuni di questi animali. Lo scopo iniziale era quello di proteggere il convento in un periodo in cui anche sul Passo circolavano banditi e briganti.

Cane da valanga

Il passo del Gran San Bernardo fu, per secoli, uno dei pochi punti di collegamento fra l’Italia e il Nord dell’Europa. Non era dunque raro che, specialmente d’inverno, viaggiatori o mercanti finissero travolti da qualche slavina. Sfruttando l’affidabilità, la forza e l’intelligenza del cane, i frati decisero di addestrarlo anche al salvataggio nella neve.

I risultati si rivelarono straordinari: negli oltre 300 anni di servizio presso l’Ospizio sono state tratte in salvo ben 2000 persone! Fra quei cani vi furono dei veri e propri eroi. Ricordiamo fra tutti il famoso Barry (1800 – 1814) che, da solo, salvò la vita a più di 40 persone.

Oggi, il suo corpo imbalsamato è esposto all’ingresso del Museo di Storia Naturale di Berna e un grande monumento è stato eretto in suo onore nel cimitero dei cani di Asnières, a Parigi. I cani dell’Ospizio non furono soltanto eccellenti soccorritori, ma si dimostrarono molto utili per trainare slitte e carretti, per far girare rudimentali macchine (per esempio grandi girarrosti) e per aprire, con il loro largo petto, sentieri sui pendii innevati.

Oggi, le moderne vie di comunicazione permettono a tutti di superare i valichi alpini in tutta tranquillità. Anche in caso di valanghe, oltre ai rilevatori elettronici, le squadre di soccorso preferiscono usare cani di piccola taglia, molto più agili e soprattutto facili da elitrasportare.

Tuttavia, il cane San Bernardo non ha perso la sua attrattiva, tanto che sul colle, ogni anno, migliaia di turisti si affollano per visitare l’allevamento e lo storico museo dell’Ospizio.

Il gigante della specie canina, come è universalmente conosciuto, è diventato anche un ambito animale per cinofili. Il San Bernardo si sta infatti diffondendo in tutto il mondo, dall’ America del Sud all’Oceania.

Allevamento in pericolo

Ma se la razza non è certo in pericolo, la sua storica dimora è invece minacciata. I frati dell’Ospizio, in numero sempre più esiguo e con sempre meno mezzi, non riescono più a far fronte alle spese dell’allevamento.

«Dopo quasi 4 secoli di storia rischiamo di dover chiudere» dice padre Ilario, uno dei tre religiosi che ancora vivono sull’ Ospizio. «Fino a qualche tempo fa potevamo contare sulle sovvenzioni o sulle donazioni di amici o di chi era stato salvato dai cani» prosegue, «ma ora di soldi non ce ne sono più».

Insomma, con il pensionamento del cane San Bernardo un pezzo di storia alpina rischia di perdersi definitivamente. A meno che qualche istituzione privata o pubblica, come i comuni dei versanti svizzero e italiano del passo, non si faccia avanti per garantire continuità al più vecchio e probabilmente più «alto» allevamento canino del mondo.

swissinfo, Paolo Bertossa

Il primo allevamento di cani da soccorso sul San Bernardo risale al 1660.
Da allora, i cani hanno salvato 2’000 persone.
Barry, il più famoso, ne salvò da solo più di 40.

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