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Moritz Leuenberger propone una tassa mondiale sul CO2

Leuenberger ha proposto una misura concreta per contrastare il problema delle emissioni di CO2 Keystone

Mercoledì, nel quadro della conferenza mondiale sul clima di Nairobi, il presidente della Confederazione ha lanciato un appello in favore di una tassa mondiale sulle emissioni di anidride carbonica.

Leuenberger ha poi compiuto un gesto simbolico piantando un albero nella foresta di Karura in compagnia dell’ecologista e vincitrice del Nobel per la pace 2004 Wangari Maathai.

Il presidente della Confederazione Moritz Leuenberger, in un intervento alla conferenza sui mutamenti climatici in corso nella capitale kenyana Nairobi, si è detto favorevole a una «tassa mondiale» sul CO2, i cui proventi dovrebbero servire a combattere cause ed effetti del riscaldamento dell’atmosfera.

In un discorso inaugurale pronunciato in occasione dell’apertura dei lavori ministeriali della Conferenza, Leuenberger ha rivolto un appello affinché non vengano deluse le «immense attese» del momento. «Oggi non possiamo più limitarci a combattere le cause del riscaldamento climatico. Dobbiamo anche proteggerci dalle minacce immediate», ha detto.

Leuenberger ha invitato i partecipanti al vertice a riflettere sull’introduzione di una tassa mondiale sul CO2, che inciterebbe i paesi produttori di gas ad effetto serra a ridurre le emissioni e nel contempo permetterebbe di raccogliere le necessarie risorse finanziare per combattere i mutamenti climatici.

Il presidente della Confederazione, senza citarli espressamente, ha anche invitato gli Stati Uniti a partecipare allo sforzo comune. «Chi, per qualsiasi ragione, non ha ratificato il protocollo di Kyoto, deve agire se non vuole che un giorno gli si rimproveri di aver deliberatamente tollerato la catastrofe».

Dalle parole all’azione

Moritz Leuenberger non si è però limitato ai discorsi. Nel quadro della conferenza internazionale sul clima ha incontrato anche l’ecologista e premio Nobel kenyana Wangari Maathai. La Svizzera ha firmato un accordo con Green Belt, il movimento fondato dalla Maathai. L’obiettivo è quello di finanziare un progetto di riforestazione in Kenya. Lo stesso Leunberger si è rimboccato le maniche e ha piantato un albero.

«Piantare un albero è dare un segno di speranza», ha detto il presidente della Confederazione. «È il segno di un’azione politica attraverso la quale si può salvare il mondo».

La Svizzera ha accettato di finanziare un piccolo progetto di rimboschimento – 3000 alberi circa su una superficie di due ettari – nella foresta di Karura che si trova alla periferia di Nairobi e che ha gravemente sofferto dell’opera sconsiderata dei taglialegna.

«Apprezziamo molto questo gesto della Svizzera», ha dichiarato Wangari Maathai. «Assume un significato particolare nel contesto della conferenza sul cambiamento climatico».

«Siamo convinti che i governi dei paesi in via di sviluppo, come il Kenya, abbiano bisogno di essere sostenuti nei progetti di riforestazione che hanno un impatto sulla loro popolazione».

La deforestazione è un fenomeno in aumento nei paesi africani. In Kenya, la foresta copre meno del 2% del territorio. La Nazioni unite raccomandano di arrivare almeno al 10%.

Campagna

Il gruppo ecologista kenyano, in collaborazione col Programma delle Nazioni unite per l’ambiente, ha lanciato una campagna che dovrebbe portare a piantare un miliardo di alberi nel mondo nel 2007. All’ora attuale, Green Belt ha già ricevuto promesse per 19 milioni di alberi.

Leuenberger ha lodato il lavoro del premio Nobel per la pace 2004 e della sua associazione, un lavoro che è un contributo concreto al miglioramento delle condizioni ambientali.

«Prima di venire qui, qualche giornalista mi ha domandato cosa ci sarebbe stato di concreto a questa conferenza e devo confessare che arrivare a dei risultati concreti è difficile», ha detto Leuenberger. «Ma la politica non significa solo occuparsi di prescrizioni – di accordi bilaterali o multilaterali – significa anche fare qualcosa. Se a Rio avevamo una visione, a Kyoto abbiamo preso un impegno e qui, a Nairobi, passiamo all’azione».

La cerimonia di piantagione nella foresta di Karura, alla quale ha preso parte la delegazione svizzera, seguiva la firma di un accordo, anch’esso riguardante l’opera di riforestazione del Kenya, tra Green Belt e la Banca mondiale.

«Se smettiamo di distruggere le nostre foreste e piantiamo degli alberi, potremo compensare una parte importante delle emissioni di anidride carbonica che sono all’origine dei cambiamenti climatici. È qualcosa che ciascuno di noi può fare», ha concluso Wangari Maathai.

swissinfo, Simon Bradley a Nairobi e agenzie

Moritz Leuenberger è in visita in Kenya e in Etiopia dal 13 al 17 novembre.
La 12esima Conferenza dell’ONU sul clima si svolge a Nairobi dal 6 al 17 novembre.
Sono presenti circa 6’000 delegati di 190 paesi.
La Svizzera è stato il 110. paese a ratificare il Protocollo di Kyoto (2003).

Il movimento Green Belt (cintura verde) è stato fondato nel 1977 da Wangari Maathai con l’obiettivo di affrontare i problemi della deforestazione, dell’erosione del suolo e della mancanza d’acqua.

Col tempo, Green Belt ha esteso il suo campo d’azione e ha proposto la difesa dell’ambiente come strumento per la promozione dei diritti umani (in particolare delle donne), della democrazia e della pace.

Nel 2007, in collaborazione col Programma delle Nazioni unite per l’ambiente, Green Belt spera di riuscire a far piantare un miliardo di alberi nel mondo.

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