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Telefonini: radiazioni sotto tiro

Informazione totale ovunque nel dilemma fra necessità economica e pericolosità delle radiazioni Keystone

La salute contro la comunicazione totale: continua il duello nell'etere per la telefonia mobile. Un problema per il settore in larga espansione che attende le nuove frequenze UMTS.

Ben quattro interrogazioni sul tema aprono la sessione parlamentare a Berna e segnalano l’interesse per la comunicazione cellulare. Dall’introduzione del sistema GSM, nel 1993, la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini sono contrapposte all’interesse pubblico che auspica una capillare disponibilità dei servizi di comunicazione mobile. “Evidentemente – fa notare in un’interpellanza urgente la Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni – esistono conflitti notevoli nell’applicazione delle normative”.

Il prossimo via alle nuove frequenze UMTS – la novità che dovrebbe permettere la trasmissione veloce di dati, immagini e accedere dal telefonino a tutti i servizi internet – ripresenta il problema: una giungla di nuove antenne per i quattro concessionari, radiazioni incontrollate, problemi da risolvere nelle frequenze di aeroporti e aviazione, reti di sicurezza e poi le tensioni già presenti con le linee elettriche e i sistemi informatici…

L’erezione delle antenne ha creato già negli ultimi anni non poche riserve e opposizioni. Ma l’economia e soprattutto i gestori delle reti pongono l’accento sull’importanza dello sviluppo.

Tutta la civiltà dell’informazione è sottoposta al dilemma. Quale futuro senza comunicazione? E quale futuro per la salute di chi è esposto quotidianamente alle frequenze d’onda delle informazioni? Lo Stato, in mezzo ai fronti, deve garantire le condizioni quadro.

Regole severe

Dal febbraio 2002 la Svizzera dispone di livelli di protezione dalle radiazioni non ionizzanzanti per la rete GSM. Adesso Parlamento e lobby vogliono riformulare i termini in vista dell’apertura dell’etere alle nuove frequenze. Ma le proposte sul tavolo vanno in direzioni opposte.

Il conflitto tra sviluppo economico e protezione dei cittadini è aperto. L’Ufficio federale ha puntato alto nelle disposizioni attuali, superando ampiamente le normative riconosciute a livello internazionale.

Una clausola aggiuntiva fissa infatti un valore per le zone residenziali in cui più persone risiedono costantemente. Concretamente: in questi spazi i limiti sono fissati ad un decimo dei valori generali. A questa misura si aggiunge ancora il “fattore correttivo k”, un elemento di calcolo per prevenire gli errori di misurazione. Il fattore, scelto dal Dipartimento di Moritz Leuenberger, corrisponde a due. Dunque la potenza dei ripetitori va dimezzata per rientrare nelle norme.

Per evitare il collasso di trasmissione, in un mercato ancora in crescita, ci vorranno quindi più ripetitori che con rito consolidato porteranno a nuove rivolte di vicinato. Una situazione che i gestori hanno qualificato senza mezzi termini, in una lettera al Consiglio federale, come “un intralcio alla nuova tecnologia e un segnale negativo per la Svizzera come spazio economico”.

Dati sicuri?

Sulla nocività delle onde non ci sono dati accertati. Non esistono ricerche a lungo termine che permettano di affermare o sconfessare la dannosità delle radiazioni non ionizzanti. Gli operatori tengono a sottolinearlo e predicano l’abbandono della ‘rigidità preventiva’ propagata dal Dipartimento di Moritz Leuenberger.

Ma prima di abbassare la guardia, la consigliera nazionale socialista bernese, Ursula Wyss, chiede chiarezza. Con il suo postulato intende promuovere la conoscenza dei rischi per la salute dei cittadini. Il governo è d’accordo, ma la ricerca scientifica potrà rispondere solo a lungo termine. E dunque all’Ufficio federale delle comunicazioni si riafferma: “Per il momento i limiti non si toccano”.

La mozione della basilese Ruth Genner chiede invece l’introduzione di misurazioni standardizzate, per garantire l’applicazione dei valori fissati. Nella sua risposta però il Consiglio federale non vuole esporsi: in attesa di sistemi di rilevamento più precisi, ci vuole flessibilità per saltare sul treno della tecnologia in movimento.

UMTS a rischio?

Nel 2000, l’asta per l’assegnazione delle frequenze UMTS si è fermata subito. Al momento dell’apertura delle offerte c’erano solo quattro offerenti per quattro frequenze. Swisscom, Orange, dSpeed e Team 3G se la sono cavata con circa 50 milioni a testa per i 15 anni di concessione.

Molto meno di quanto è avvenuto nei paesi limitrofi, ma comunque molto, se le condizioni quadro non dovessero migliorare. Per la fine del 2002, il 20 per cento della popolazione dovrebbe avere accesso ai servizi UMTS. Cosa difficilmente raggiungibile con le disposizioni che, grazie a valori di radiazione minimi, hanno fin ora “esclusivamente difeso i cittadini”, come ha ricordato un consulente degli operatori dalle colonne della NZZ.

Una perizia di Avenir Suisse ha comunque già avvallato la possibilità di utilizzare congiuntamente i ripetitori senza danno alla concorrenza. Le istallazioni andranno dunque montate su antenne già esistenti e i quattro operatori potranno condividere anche le frequenze, risparmiando notevolmente sui costi di gestione.

Urs von Arx, portavoce dell’Ufficio federale delle comunicazioni, aggiunge: “I ritardi ci saranno probabilmente, ma non sarà solo colpa delle norme troppo rigide. La tecnologia UMTS, per quanto valida, ha ancora delle difficoltà da superare a livello di standard, gestione e software. Inoltre anche la distribuzione commerciale degli apparecchi stenta a decollare”.

Daniele Papacella

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