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Un gioiello tra i ghiacci

Studio Monte Rosa

Il progetto di costruzione della nuova capanna del Monte Rosa, promosso dal Politecnico federale di Zurigo e dal club alpino svizzero (CAS), prende concretamente forma.

Dopo una lunga fase di studi e di ricerca dei fondi, a inizio estate sarà dato il via ai lavori in alta quota che prevedono di rendere operativa la nuova capanna nel luglio 2009.

Annunciato nel 2005, in occasione del 150° giubileo del Politecnico federale di Zurigo (ETHZ), il progetto di costruzione di una nuova capanna ad alta quota, tra i ghiacciai del Monte Bianco, del Monte Rosa e del Cervino, si sta ora avviando verso la fase operativa.

La capanna che sta per essere costruita a 2810 metri sopra il livello del mare, non avrà nulla a che vedere con i canonici rifugi di montagna a cui siamo abituati. Essa rappresenterà piuttosto un gioiello tecnologico nel cuore delle Alpi.

«È un progetto molto ambizioso che dovrebbe abbinare un’estetica unica ad una tecnologia di altissimo livello», spiega a swissinfo l’ingegner Lino Guzzella, docente del Politecnico che ha preso parte al progetto occupandosi dell’ottimizzazione del consumo energetico.

L’obiettivo che si sono prefissi l’ETHZ e il club alpino svizzero (CAS) è quello di realizzare a costi contenuti una costruzione esemplare, avveniristica sotto ogni punto di vista, ma capace di integrarsi nel delicato ecosistema circostante con il minimo impatto.

Un capanna futuristica

Progettata in modo da soddisfare le più attuali tecniche architettoniche e di costruzione unite ad un’avanzatissima tecnologia, la nuova capanna verrà costruita a circa 80 metri a nord est del vecchio rifugio e avrà una struttura di poligono irregolare.

Le pareti esterne, ricoperte da uno strato di alluminio o da vetrate, si congiungeranno senza interruzione di continuità al tetto, creando una forma che ricorda quella dei cristalli. Completamente di legno, l’interno sarà fornito di un sofisticato sistema energetico capace di sfruttare al massimo le possibilità messe a disposizione dall’ambiente, producendo il minimo scarto.

«La nostra meta è il 90% di autarchia, che in parole più comuni vorrebbe dire che questa capanna dovrebbe funzionare quasi esclusivamente con quello che trova nella natura», spiega il professor Lino Guzzella. «E la natura non è neanche così tirchia lassù: c’è tanto sole, c’è tanta acqua e con questo si può fare già molto».

All’insegna del risparmio e del rispetto dell’ambiente

Il sole rappresenterà la principale fonte energetica usata dalla capanna. Raccolta durante il giorno da pannelli solari posizionati sulla parete sud dell’edificio, l’energia solare verrà poi stoccata in batteria per essere adoperata all’occorrenza.

Il resto del fabbisogno energetico verrà poi coperto dalla combustione di gas. «Per sfruttare al massimo il combustibile che si ha a disposizione», precisa Guzzella «verrà usata una cogenerazione di calore ed energia elettrica».

«Ciò significa il gas non sarà bruciato per produrre calore ma per alimentare un motore a combustione che fornirà energia meccanica. Attraverso un generatore, quest’ultima si trasformerà in energia elettrica. Gli scarti di questo processo – cioè il calore – saranno utilizzati per scaldare la capanna».

Anche per l’acqua si è studiato un sistema di caverne sotterranee che permetterà di mantenerla allo stato liquido pure d’inverno. Inoltre le acque grigie – quelle usate per fare la doccia, ad esempio – verranno filtrate e riciclate per gli sciacquoni.

Un sistema dinamico e intelligente

Ma la grande novità, quella che permette al progetto di essere assunto a modello dal mondo scientifico svizzero e internazionale, non è solo la combinazione tra estetica e nuova tecnologia ma anche la presenza di un sistema informatico che intende incorporare e sfruttare incognite come il tempo atmosferico e l’occupazione.

«In una costruzione ben isolata, il numero di persone presenti ha una grande influenza sulla temperatura» spiega Lino Guzzella. «La persona stessa viene infatti utilizzata come fonte di calore».

«Avere queste informazioni permette di scaldare la capanna – se si sa che arriverà poca gente o brutto tempo -, o raffreddarla o non usare energia per riscaldarla – se si sa che il tempo sarà bello e arriverà tanta gente. Conoscere cosa succederà in futuro, permette quindi di ottimizzare un sistema usando meno energia e questo è esattamente ciò che vogliamo sfruttare».

Un laboratorio per la ricerca

Una volta terminati i lavori di costruzione, per l’ETH avrà inizio una seconda fase di studi nella quale i ricercatori saranno impegnati ad ottimizzare la gestione elettronica della capanna. «Attraverso un sistema di sensori, sarà possibile a chiunque osservare via internet ciò che succede lassù», spiega Guzzella.

«Abbiamo in mente di visualizzare i flussi di energia, in modo che la gente, veda ciò che si può fare e sia motivata a lavorare in questa direzione. Non si tratta di cose mai pensate ma di esperimenti per verificare che certe idee che abbiamo avuto sono veramente applicabili alla realtà. Se sono attuabili in un ambiente così rigido, siamo convinti che lo saranno in molti altri luoghi dove le condizioni sono migliori».

swissinfo, Paola Beltrame, Zurigo

Secondo le dichiarazioni del professor Meinrad Eberle, responsabile dei progetti del 150° giubileo dell’ETH, i lavori di costruzione della nuova capanna del Monte Rosa cominceranno all’inizio dell’estate 2008, non appena lo scioglimento delle nevi lo renderà possibile.
Se le condizioni atmosferiche lo consentiranno, la struttura esterna – tetto compreso -dovrebbe essere costruita entro l’autunno 2008, in modo che i lavori interni possano procedere nel corso dei mesi invernali. La nuova capanna dovrebbe essere inaugurata nel luglio 2009.

Composta da una cinquantina di celle modulari in legno incastrate tra di loro, la capanna sarà suddivisa in 6 piani. Un piano sarà adibito a ristorante e 3 al reparto notte. L’interrato e il sottotetto saranno usati come depositi e riservati alle apparecchiature tecniche. Munita di servizi e docce con acqua calda, la nuova struttura sarà in grado di ospitare 120 persone.

Al progetto hanno lavorato numerosi docenti e studenti del Politecnico di Zurigo appartenenti ai settori più diversi – architetti, ingegneri di costruzione, esperti dell’ambiente – e specialisti esterni.

I costi previsti per la costruzione ammontano a un totale di 5,7 milioni di franchi, di cui 3,55 sono garanti da mecenati e sponsor trovati dal Politecnico di Zurigo, gli altri 2,15 sono coperti dal CAS.

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