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Sempre più carente la ricerca clinica in medicina

La dottoressa Catherine Nissen-Druey, vice presidente del CSST swissinfo.ch

Nel settore ci sono troppi medici, ma non abbastanza ricercatori, perché la professione non è abbastanza attrattiva.

Forse ora le cose cambieranno, spera Catherine Nissen-Druey, vice presidente del Consiglio svizzero della scienza e della tecnologia.

L’incontro con Chaterine Nissen-Druey si svolge a casa sua, nella città di Basilea, sotto lo sguardo attento del suo labrador. La dottoressa comincia evocando la sua carriera nel campo della medicina: “Sono medico, donna, madre di famiglia e nonna. Non è stata una cosa facile, perché in medicina non esisteva nessuna struttura per le donne”.

Perciò non diventerà pediatra, e nemmeno cardiologa, come aveva previsto. Si dirigerà invece verso la ricerca clinica, nel campo dell’ematologia.

Modestamente aggiunge: “Siamo stati i primi a realizzare le colture di cellule staminali del sangue. Oggi tutti ne parlano, ma una volta era un argomento riservato a pochi specialisti”.

La ricerca clinica in Svizzera

La formazione dei medici non li spinge affatto verso la ricerca. E per questo in Svizzera mancano i clinici. “Le possibilità di face carriera sono minime. E poi si guadagna pochissimo: un giovane ricercatore con famiglia a carico guadagna 30’000 franchi all’anno”, spiega Catherine Nissen-Druey.

E poi aggiunge: “Non si sente mai parlare di questo problema. Ma bisogna assolutamente affrontarlo. Se non si fa niente per cambiare le cose, fra dieci anni non si farà più nessuna ricerca”.

Che fare? Il Consiglio svizzero della scienza e della tecnologia (CSST) propone, tra l’altro, di creare posti di lavoro per giovani ricercatori, di incoraggiarli con borse di studio (training grants) e di aprire la ricerca clinica ai non-medici.

Catherine Nissen-Druey ha anche un’altra spiegazione, per questo deficit in materia di ricerca medica: “I giovani non intraprendono questa carriera, perché lo statuto di medico è sempre attrattivo sul piano sociale. Anche se presso il pubblico la sua aura è diminuita. Il che è positivo per la professione, credo”.

La medicina svizzera: buona ma cara

Per la dottoressa Nissen-Druey, in Svizzera il livello della medicina è eccellente: “Dipende dal fatto che la formazione è la stessa in tutto il paese. Per cui c’è una certa garanzia di qualità. E soprattutto non c’è una specializzazione primaria. Tutti ricevono una formazione di carattere generalistico, di modo che la base è garantita”.

Tuttavia, la professione sta cambiando: “I giovani medici devono sapere molto più di noi all’epoca. L’evoluzione è tale che i nuovi praticanti prescrivono medicamenti di cui hanno soltanto letto la pubblicità. Non capiscono veramente né la fisiopatologia delle malattie, né gli effetti dei prodotti impiegati. È oramai troppo controllare tutto”.

Ci sono troppi studenti in medicina, troppi medici e tutto ciò costa caro. Il “numerus clausus” sarebbe forse una soluzione, se fosse applicato in modo uniforme in tutta la Svizzera – ma non è così.

Ora però, il divieto per i giovani medici di aprire uno studio medico fino al 2005, potrebbe spingerne un certo numero verso la ricerca clinica.

In ogni caso, rimane difficile fare delle scelte. E la popolazione, pur giudicando troppo elevati i premi per l’assicurazione malattia, non è affatto pronta a veder diminuire la qualità delle cure che si crede in diritto ricevere.

Yves Pillard, swissinfo

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