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Sindacati inquieti per il dumping salariale

Renzo Ambrosetti, co-presidente di Unia, focalizza i problemi dell'apertura al mercato europeo del lavoro Keystone

Unia annuncia con forza: sì all'allargamento ad est della libera circolazione delle persone, ma solo con la piena applicazione delle misure di protezione salariali.

Con delle azioni di piazza, il sindacato denuncia la pressione sui salari. L’accusa è diretta a datori di lavoro e cantoni, tacciati di sabotaggio delle regole.

Il sindacato Unia ha indetto martedì una giornata d’azione contro il dumping salariale. Con volantini distribuiti all’entrata delle fabbriche e l’appello alla popolazione, l’organizzazione dei lavoratori accusa cantoni e padronato di sabotare le previste misure di accompagnamento, di cui esige l’applicazione rigorosa.

Il co-presidente del principale sindacato svizzero, Renzo Ambrosetti, punta il dito in primo luogo sui cantoni. Accanto ad esempi positivi, ci sarebbero delle pecore nere, fra cui si cita l’esempio di Zurigo, che non hanno intrapreso i necessari passi per aumentare la vigilanza.

In secondo luogo ci sarebbero i datori di lavoro che approfittano della disponibilità di mano d’opera straniera disposta a lavorare a condizioni al di sotto dei minimi elvetici. Si tratta soprattutto di mercato nero e dei permessi temporanei.

La pressione sui salari causerebbe già inquietudine fra i lavoratori. «I cantoni devono finalmente fare i compiti», ha affermato Ambrosetti. Si ritiene «scandaloso» il fatto che le autorità non abbiamo nemmeno aumentato il numero dei commissari, preposti all’applicazione delle misure di protezione del mercato del lavoro interno.

Sostegno ai bilaterali

La protesta non si oppone all’estensione della libera circolazione delle persone ai nuovi paesi dell’Unione europea. Unia sostiene espressamente l’integrazione dei 10 nuovi paesi membri dell’Unione europea nell’accordo doganale.

La campagna di votazione promette di essere impegnativa e il sindacato afferma di potersi impegnare in modo credibile in favore del «sì» solo se padronato e cantoni proteggono effettivamente i lavoratori. La giornata d’azione in tutto il paese mira a richiamarli ai loro doveri.

Rispettare le regole

Le leggi per combattere efficacemente il dumping salariale ci sono, dice ancora il sindacato. I cantoni riluttanti – aggiunge – devono stare al gioco e istituire, entro la fine di aprile, commissioni tripartite e paritetiche che svolgano con severità il ruolo di organi di controllo.

Dopo l’Unione sindacale svizzera e Comedia, Unia si è pronunciato a metà gennaio per l’estensione della libera circolazione. L’assemblea dei delegati ha rifiutato a grande maggioranza di sostenere il referendum.

Anche il padronato e gli ambienti economici sostengono l’allargamento della libera circolazione. Questo protocollo aggiuntivo completa la prima tornata di accordi bilaterali con l’Unione europea del 1999 e, con il secondo pacchetto in votazione a maggio, ha un’importanza particolare per l’economia elvetica, sostengono sia sindacati che datori di lavoro.

swissinfo e agenzie

Attualmente l’accordo di libera circolazione delle persone prevede il libero passaggio fra la Svizzera e i 15 paesi dell’Europa occidentale.

Un accordo parallelo ai bilaterali II estende l’allargamento anche ai membri arrivati il 1° maggio del 2004. Questo apre la libera circolazione a paesi come l’Ungheria, Polonia e altri Stati con livelli salariali molto bassi.

La destra conservatrice ha impugnato il referendum. Se la raccolta di firme avverrà nei tempi dovuti, il popolo è chiamato a votare sull’accordo il 25 settembre.

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