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UDC: è referendum contro la libera circolazione

I timori della destra: un afflusso incontrollato di mano d'opera straniera Keystone

La destra conservatrice attacca l'ampliamento ad est della libera circolazione delle persone. Il partito dice no ad uno dei dossier di peso con l'Europa.

A nulla è valso l’appello del ministro di giustizia Christoph Blocher, che ha difeso la posizione del governo.

Animato dibattito a La Chaux-de-Fonds (NE) tra i delegati all’assemblea dell’Unione democratica di centro (UDC), chiamati a pronunciarsi su un dossier centrale della seconda tornata di accordi bilaterali fra Svizzera e Unione europea: l’estensione della libera circolazione delle persone ai nuovi Paesi membri dell’Ue.

Con un no inappellabile, i delegati hanno dato seguito al parere dalla direzione nazionale, riconfermando l’euroscetticismo dell’ex-partito agrario. Per portare alle urne il dossier è necessario ora raccogliere 50’000 firme.

Per non disperdere le forze, il partito di governo sostiene la raccolta promossa dai Democratici svizzeri (DS), il piccolo partito di destra tradizionalista e xenofoba più convinta presente in parlamento.

Dibattito acceso


Il voto è avvenuto dopo una serie di interventi divergenti carichi di emozioni. Alcuni oratori hanno addirittura paventato la «rovina» del paese in caso di un’apertura dei confini ai nuovi paesi dell’est europeo. I sostenitori sono stati ripetutamente fischiati dal pubblico.

Il consigliere nazionale bernese Hermann Weyeneth, ritenuto un moderato nelle file del partito, ha segnalato ai colleghi di partito i rischi di un rifiuto della libera circolazione: «un considerevole pericolo per tutti gli accordi bilaterali», ha sentenziato.

Il consigliere nazionale Luzi Stamm (AG) ha invece difeso la bocciatura dell’estensione della libera circolazione. La Svizzera non può permettersi «l’immigrazione incontrollata di persone che non intendono adattarsi e che non conoscono i valori della democrazia diretta elvetica», ha dichiarato.

Ruoli e provenienze

A favore del dossier, caldamente sostenuto dagli ambienti economici che puntano ad una liberalizzazione del mercato del lavoro, si sono espressi soprattutto i delegati bernesi, turgoviesi e grigionesi, tradizionalmente più moderati.

«Abbiamo bisogno dei mercati dell’est», ha indicato per esempio l’imprenditore e parlamentare Peter Spuhler, indicando la dipendenza delle piccole e medie imprese dai nuovi mercati che si sono aperti con l’allargamento dell’Unione europea.

Anche il consigliere federale Christoph Blocher, per quasi vent’anni il primo oppositore all’integrazione politica nel continente, ha difeso il sì. «Dobbiamo provate», ha detto difendendo la posizione del governo.

Il suo intervento non è però riuscito a convincere la maggioranza dei delegati che hanno espresso un chiaro no con 297 contro 94 voti. Un passaggio alle urne sul tema è dunque praticamente scontato.

swissinfo e agenzie

Per il referendum facoltativo sono necessarie 50’000 firme.
Gli oppositori all’allargamento della libera circolazione delle persone hanno tempo fino al 31 marzo per raccogliere le firme.
Lanciata da un piccolo partito al margine destro dello spettro politico, i Democratici svizzeri, la raccolta di firme ottiene sostegno dall’UDC.
Se ci riusciranno, il popolo sarà chiamato alle urne il 5 giugno 2005.

Controversi non sono i dossier dei bilaterali II, che spaziano dalla fiscalità del risparmio alla formazione, dal cinema ai prodotti agricoli, ad essere controversi, ma l’allargamento della libera circolazione delle persone.

Già in vigore dal giugno del 2004, la libera circolazione con i paesi dell’Unione europea è ancora parte della prima tornata di accordi con Unione europea.

L’aggiunta, firmata parallelamente ai bilaterali II, integra i 10 paesi entrati nell’Ue nel maggio scorso.

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