Antrace, bisogna evitare il panico

Per far fronte alla minaccia di attacchi biologici servono antibiotici e vaccini. Ma lo scopo dei terroristi è quello di seminare il panico. Che si combatte soprattutto con un'adeguata informazione.
Fino a qualche settimana fa, nessuno parlava di antrace o di carbonchio nel nostro paese. Da decenni la malattia, praticamente inesistente nel mondo occidentale, non costituiva più un vero pericolo per la salute pubblica.
Ora però, dopo i casi scoperti negli Stati Uniti e l’allarme suscitato dalle buste con polverine sospette inviate un po’ in tutto il mondo, le autorità sanitarie e politiche sono sul chi vive. Per prepararsi a parare eventuali attacchi terroristici. E anche per frenare la psicosi che potrebbe impadronirsi dell’opinione pubblica.
Gli antibiotici ci sono e le analisi si fanno
“Una malattia infettiva come l’antrace si cura con gli antibiotici, con una prognosi normalmente favorevole,” ha spiegato Giampiero Lupi, medico in capo dell’esercito svizzero ai microfoni della RSI. “E attualmente in Svizzera ci sono riserve sufficienti di antibiotici per far fronte a un’epidemia” ha dichiarato a swissinfo Jacques Andres, del Laboratorio di Spiez.
Il centro, che dipende dal ministero della difesa e si occupa della protezione contro le minacce atomiche, chimiche e biologiche, smentisce pure le voci secondo cui i laboratori svizzeri non sarebbero in grado di identificare il bacillo dell’antrace. “In genere, i laboratori cantonali sono attrezzati per ogni tipo di analisi” afferma Jacques Andres. “Il fatto è che, a seconda di cosa si esamina, bisogna aspettare qualche giorno, per coltivare i batteri da confrontare ai ceppi di riferimento. Quindi, è solo una questione di tempo, non di impossibilità.”
Più che il vaccino…
Anche le notizie sulla mancanza di vaccini contro l’antrace vengono relativizzate dal portavoce del Laboratorio di Spiez. “L’impiego profilattico del vaccino su soldati americani impegnati nella guerra del Golfo ha provocato anche molti gravi effetti collaterali” spiega Jaques Andres, “per cui ora non è previsto nessun impiego sulla popolazione civile. E d’altro canto, dopo la vaccinazione, l’organismo impiega 18 mesi per produrre la propria difesa, mentre il periodo di incubazione del bacillo è di soli pochi giorni.”
Una vaccinazione, quindi, non servirebbe in caso di pericolo imminente. E in questo momento, il rischio che un’epidemia di antrace possa manifestarsi in Svizzera sembra essere praticamente inesistente, visto che i pochi casi noti finora riguardano unicamente gli Stati Uniti.
…serve ora una buona informazione
Il pericolo, attualmente, è piuttosto di tutt’altra natura. “Lo scopo dei terroristi” ha spiegato il dottor Lupi sulle onde della RSI, ” è quello di creare panico. E attualmente si verificano proprio numerosi falsi allarmi, che possono perturbare la vita pubblica”.
Falsi allarmi, provocati probabilmente anche da incoscienti buontemponi, che spediscono a destra e a manca buste contenenti polverine sospette. “E con queste azioni, si rischia perfino di portare alla chiusura di un aeroporto” sottolinea il medico in capo dell’esercito.
“Per evitare che i timori possano tramutarsi in psicosi o addirittura in panico, è necessario informare dovutamente la popolazione” aggiunge dal canto suo il portavoce del Laboratorio di Spiez. Il centro – che gestisce una hotline telefonica al numero 033 228 16 29 – ha pure pubblicato su Internet tutta una serie di informazioni sull’antrace e sugli altri agenti patogeni che potrebbero essere utilizzati per attacchi terroristici.
“In un momento come questo, è importante fornire informazioni obbiettive, per far capire che prendiamo le minacce sul serio” dice Jacques Andres. “Ma vogliamo anche tranquillizzare, poiché niente indica che la Svizzera sia presa di mira da attacchi terroristici.”
Informazioni rassicuranti. Che produrrebbero probabilmente un miglior effetto se fossero più facilmente accessibili – anche in lingua italiana.
Fabio Mariani

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