Buona l’annata 2000 per lo sport svizzero

Oltre ai successi elvetici alle Olimpiadi estive e agli exploit internazionali di atleti come la Hingis nel tennis o la Rigamonti nel nuoto, si annoverano molti successi anche sul piano nazionale nelle più svariate discipline. Bilancio di Mauro Rossi.
Come in tutto il mondo, anche in Svizzera l’evento sportivo che ha maggiormente caratterizzato l’anno trascorso è stato Sydney 2000, la gigantesca kermesse olimpica che a settembre, per una quindicina di giorni, ha spostato l’attenzione generale sull’Australia e sulla miriade di discipline con le quali il mondo dello sport ha salutato l’ingresso nel terzo millennio.
Agli antipodi, la spedizione svizzera, partita con discrete ambizioni, ha tutto sommato raccolto quanto si aspettava, anche se gli allori sono giunti più che dagli atleti di punta, dagli outsider, ad immagine delle triathlete Brigitte McMahon e Magali Messmer che, in maniera del tutto inattesa, hanno dato al mondo l’immagine di una Svizzera terra di iron-man (o iron-women).
Alla fine, il lusinghiero bilancio della pattuglia rossocrociata è stato di una medaglia d’oro, sei d’argento e due di bronzo, il tutto condito da un’altra ventina di partecipazioni alle finali e da riscontri tecnici di tutto valore, che confermano come il nostro paese sia tutt’altro che una Cenerentola sulla scena planetaria.
Ma il 2000 non sarà ricordato solamente come l’anno di Sydney. È stato anche l’anno in cui il San Gallo, il club calcistico più antico del paese e tra i veterani del Vecchio Continente, è riuscito dopo moltissimi anni a riportarsi ai vertici nazionali; in cui l’hockey zurighese targato Lions ha coronato un triennio di importanti investimenti con la conquista del tanto atteso titolo nazionale a spese del Lugano; ed è anche stato l’anno nel quale il nuoto ticinese ha svettato internazionalmente, grazie soprattutto a Flavia Rigamonti, imperiale dominatrice degli 800 metri ai campionati europei, terza nei mondiali in vasca corta e ad un amen dal podio a Sydney.
Ma di soddisfazioni, lo sport svizzero ne ha raccolte anche nel ciclismo, grazie all’ex campione del mondo Oskar Camenzind, che dopo 20 anni ha riportato in patria la maglia del vincitore del Tour de Suisse; nel tennis grazie ad una Martina Hingis sempre ai vertici dei valori planetari nonostante parecchi alti e bassi ed un insolito (per lei) digiuno di successi nel Grande Slam; e nell’hockey, dove, nonostante l’assenza di affermazioni, sia le squadre svizzere di club (Lugano e Ambrì Piotta) sia la nazionale hanno confermato ormai di far parte stabilmente dell’élite continentale. E se nel calcio, nonostante molti sforzi ed un manipolo di giocatori militanti nei più importanti tornei del mondo, il nostro paese nel 2000 ha continuato a fare da tappezzeria internazionale piazzando solo pochi acuti (come i successi, nelle coppe europee di Losanna e San Gallo contro rispettivamente Ajax e Chelsea, che però si sono rivelati dei fuochi di paglia) nella pallacanestro, sport tutto sommato “minore” in ambito nazionale, la Svizzera guadagna prestigio con la nazionale, che conquista un posto di rilievo nelle gerarchie europee e soprattutto con il BC Lugano, ammesso nella prestigiosa Eurolega dove, a suon di risultati e di prestazioni di buono spessore tecnico, ha mostrato di non essere un semplice sparring-partner.
Mauro Rossi

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