Clausola speciale per gli interventi all’estero

Il ministro della difesa Samuel Schmid prevede di inserire nei contratti dei militari professionisti anche la disponibilità ad intervenire all'estero.
Secondo il Dipartimento della difesa non si tratterebbe però di un obbligo.
“Il dipendente si dichiara disposto ad effettuare interventi all’estero (sull’esempio del servizio per la promozione della pace), se richiesto dal datore di lavoro”.
In futuro, questa clausola dovrebbe venir inclusa nel contratto di lavoro che verrà fatto firmare ai militari di professione dell’esercito svizzero.
“Un rifiuto dell’obbligo di prestare servizio all’estero costituisce un motivo di disdetta del contratto”, figura ancora più avanti nel progetto di modifica.
Nessun obbligo
Secondo quanto rivelato dal giornale domenicale SonntagsZeitung, questa modifica del contratto sarebbe stata proposta dallo stesso ministro della difesa Samuel Schmid, in una lettera inviata al capo dell’esercito Christophe Keckeis.
Quest’ultimo ha ripreso le raccomandazioni del consigliere federale e le ha trasmesse il 1° novembre ai suoi collaboratori.
A detta del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS), le nuove clausole non vanno però considerate come un obbligo.
“I militari di professione non saranno costretti neppure in futuro ad intervenire all’estero”, ha dichiarato il capo della comunicazione del DDPS Marco Oswald.
Condizioni di principio
Secondo Oswald, si tratta invece di stabilire delle condizioni quadro per permettere di effettuare delle missioni all’estero a coloro che lo desiderano.
In altre parole, se questi interventi sono definiti in linea di principio dal contratto di lavoro, gli ufficiali di carriera potranno liberarsi più facilmente da altri impegni.
Negli ultimi tempi, la mancanza di volontari ha infatti ostacolato il compimento di alcune missioni dell’esercito svizzero all’estero.
Superiori “renitenti”
“Viste le ristrettezze dei loro effettivi, molti superiori non sono infatti disposti a lasciar partire all’estero i loro dipendenti che lo richiedono”, afferma Martin Bühler, portavoce del DDPS.
In molti casi sarebbero, però, gli stessi militari professionisti a non voler abbandonare le loro famiglie, annota la Sonntagszeitung.
Attualmente, il 90% degli interventi all’estero vengono così effettuati da soldati di milizia.
“Se vogliamo mantenere la credibilità del nostro corpo di militari professionisti, siamo costretti a cambiare questa situazione”, sottolinea ancora Marco Oswald.
swissinfo e agenzie
Personale militare svizzero all’estero:
11 osservatori militari in Medio oriente, 4 in Georgia, 2 nella Repubblica democratica del Congo, 4 in Etiopia/Eritrea e 6 tra le
due Coree.
220 volontari armati in Kossovo (Swisscoy) al servizio delle forze internazionali della KFOR.4 ufficiali di collegamento in Afghanistan e 11 in Bosnia-Erzegovina.
La Confederazione partecipa dal 1953 a missioni di pace dell’ONU: 93 militi sono inviati a Panmunjon per sorvegliare l’armistizio tra le due Coree.
Dal 1989, l’esercito svizzero ha messo a disposizione in diversi altri paesi in guerra osservatori militari, supervisori, sminatori e personale medico.
Swissint è il centro di competenza incaricato di pianificare e coordinare gli interventi dei militi svizzeri all’estero.

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