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Gli USA mai colpiti con tanta durezza

Keystone

Nonostante il loro ruolo di prima potenza mondiale, gli Stati Uniti sono finora stati alquanto risparmiati da attentati terroristici, specialmente sul proprio territorio. Tra gli attacchi più gravi subiti su suolo americano, quello di Oklahoma City, nel 1995, aveva fatto 168 morti. Ma contrariamente ai primi sospetti, non fu opera di organizzazioni terroristiche straniere.

L’attentato all’autobomba contro un edificio amministrativo fu infatti opera di un giovane americano, Timothy McVeigh, simpatizzante di gruppuscoli ostili al governo federale. McVeigh, condannato a morte nel 1997, fu giustiziato lo scorso 11 giugno.

Tra gli altri attacchi terroristici subiti dagli USA sul proprio territorio, uno aveva già preso di mira il World Trade Center di Nuova York nel 1993. L’attacco, per il quale furono condannati 4 integralisti islamici, aveva fatto 6 morti e un migliaio di feriti.

Più tragico invece risulta il bilancio di altri attacchi, perpetrati contro obbiettivi americani all’estero negli ultimi 20 anni. Nel 1983, l’esplosione di un’autobomba distrusse l’ambasciata americana di Beirut, in Libano, facendo 63 morti, di cui 17 americani. Sempre a Beirut, due mesi dopo, 241 soldati americani muoiono nell’attacco suicida con un camion imbottito di esplosivo contro una caserma.

Nel 1988, un attentato contro un velivolo della Pan Am provoca la morte di 259 persone, 189 delle quali di cittadinanza americana. La responsabilità per la sciagura consumata nei cieli di Lockerbie, in Scozia, fu attribuita dalle autorità americane alla Libia.

Un doppio attentato contro le ambasciate americane in Kenya e in Tanzania fa in totale 224 morti. Gli attacchi furono rivendicati da una sconosciuta organizzazione islamica.

Attentati di matrice islamica?

Alla luce del carattere suicida degli attacchi aerei contro il World Trade Center e il Pentagono, gli osservatori sembrano privilegiare l’ipotesi di attacchi di matrice islamica. In effetti, alcune organizzazioni hanno più volte manifestato l’intenzione di colpire obbiettivi americani.

In prima fila tra i sospettati figura il miliardario di origine saudita, OSama Ben Laden, uno dei terroristi più ricercati del mondo. Secondo il direttore di una rivista fondamentalista araba, Ben Laden avrebbe annunciato, tre settimane fa, un attacco «senza precedenti» contro gli Usa. L’estremista è d’altronde sulla lista dei dieci criminali più ricercati dall’Fbi, che lo ricercano quale presunto responsabile degli attentati contro le ambasciate americane in Kenya e Tanzania. Ben Laden – che vive in Afghanistan – dirigerebbe un network terroristico che, secondo l’Fbi, sarebbe presente in una trentina di Stati nel mondo e avrebbe stretto alleanze con Hezbollah e la Jihad islamica.

E queste due organizzazioni sono tra le più agguerrite in campo islamico. La Jihad, filo-iraniana, fu la prima organizzazione integralista palestinese a impegnarsi nella lotta armata contro Israele. In seguito fu affiancata dal movimento di resistenza islamico Hamas, creato nel corso della prima Intifada dall’organizzazione dei Fratelli musulmani.

Altro probabile sospettato per l’attuale ondata di attentati è il movimento Hezbollah, l’organizzazione integralista libanese creata dai guardiani della rivoluzione iraniana. Un movimento che finora non ha però mai rivendicato attentati fuori dal Libano.

swissinfo e agenzie

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