Gli zingari vittime della politica svizzera durante la Seconda guerra mondiale

La Svizzera adottò una politica estremamente restrittiva verso gli zingari durante la Seconda guerra mondiale: ad essere respinti non erano solo quelli stranieri e apolidi, ma persino gli svizzeri. Lo sostiene un nuovo rapporto della commissione Bergier.
Incaricata dal Consiglio federale di far luce sul comportamento della Svizzera prima e durante la Seconda guerra mondiale, la commissione di storici indipendenti guidata dal professor Jean François Bergier ha preso in esame in questo rapporto la politica adottata dalla Confederazione nei confronti degli zingari. Come nei primi due rapporti, dedicati alle transazioni di oro e ai rifugiati, anche in questo studio emergono molte ombre sull’atteggiamento assunto dalle autorità elvetiche.
Già all’inizio del 20esimo secolo, si legge tra l’altro nella conclusione del rapporto, la Svizzera è stato uno dei primi paesi a restringere su basi legali la libertà di movimento dei gitani e ad applicare disposizioni discriminanti. Neppure durante il periodo di permanenza al potere del regime nazista in Germania, queste misure non sono state allentate per garantire asilo agli zingari perseguitati.
La commissione Bergier sottolinea comunque di aver trovato pochissime indicazioni sul numero di zingari che hanno cercato rifugio in Svizzera e di aver incontrato notevoli difficoltà nelle sue ricerche. Nel rapporto vengono presentati singoli casi di gitani respinti alle frontiere svizzere o estradati verso i paesi limitrofi. In alcuni di questi casi, si trattava addirittura di membri della comunità nomade che erano nati o avevano vissuto a lungo in Svizzera.
Da queste vicende traspare in ogni caso una politica delle porte chiuse, piuttosto che la volontà di accordare asilo alle persone in fuga. Le misure restrittive introdotte soprattutto durante la Prima guerra mondiale, vennero rafforzate negli anni ’30, quale reazione all’esodo in massa di profughi provocato dall’avvento al potere del regime nazionalsocialista in Germania. La Svizzera ha soprattutto cercato in questo periodo di tener lontani gli zingari dal proprio territorio, senza tener conto delle minacce che incombevano sulla loro vita.
Un atteggiamento dettato in modo particolare dai pregiudizi che dominavano nei rapporto con i gitani e che hanno portato a grandi discriminazioni anche in Svizzera. Diverse famiglie di nomadi vennero cacciate, estradate oppure assimilate con la forza, in virtù di teorie legate al principio dell'”igiene razziale”. Tra i capitoli più neri della storia svizzera, nei primi decenni del 20esimo secolo, figura anche la separazione forzata dei bambini, affidati a famiglie svizzere per garantire loro un’integrazione e un’educazione “normale”. Un capitolo emerso già una decina di anni fa, in relazione alle attività svolte a quel tempo dalla fondazione Pro Juventute.
swissinfo

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