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Niente revisione per Swami Omkarananda

Il guru della Divine Light, in una foto del 1975 Keystone

È fallito l'ultimo tentativo di riabilitare il guru indiano, morto lo scorso anno. Il Tribunale federale (TF) ha infatti respinto una domanda di revisione, depositata da un seguace della setta di Winterthur, Divine Light Zentrum (DLZ).

La vicenda risale a 25 anni fa. I rapporti fra la setta di Swami Omkarananda, fondata nel 1966, e le autorità zurighesi si deteriorarono nel corso degli anni ’70. Nel 1975 ignoti piazzarono quattro cariche di esplosivo intorno all’abitazione dell’allora consigliere di Stato zurighese Jakob Stucki (UDC), responsabile del Dipartimento cantonale di giustizia.

Soltanto uno degli ordigni esplose, provocando danni materiali, ma nessuno rimase ferito. I membri della setta, subito sospettati, respinsero ogni accusa e sostennero che l’attentato fu provocato dalla polizia allo scopo di screditare Omkarananda e poterlo scacciare da Winterthur.

Nel 1979, al termine di un’inchiesta condotta dal ministero pubblico della Confederazione, il cittadino indiano Swami Omkarananda fu condannato a 14 anni di reclusione e all’espulsione dal territorio elvetico per 15 anni. Fu liberato su cauzione nel 1985. Altri quattro suoi adepti furono condannati a pene fra i sette mesi ed i sette anni di prigione. Omkarananda è morto lo scorso anno in Austria.

La richiesta di riabilitazione, respinta ora dal TF, è solo l’ultimo di una serie di tentativi per riscattare la setta e il suo guru. Nel 1988, Omkarananda e due adepti avevano depositato una denuncia contro l’ex capo della polizia cantonale zurighese, ma senza successo. Quattro anni dopo, il TF aveva confermato la decisione della giustizia di Zurigo di non entrare in materia. L’Alta Corte aveva definito il guru un «querulomane psicopatico» a causa dei suoi ricorsi a tutto campo. Nella nuova sentenza, il TF afferma che non vi è ragione di modificare il giudizio del1992.

La vicenda dell’attentato tornò alla ribalta nel 1998, a seguito di nuovi documenti pubblicati dal «Tages Anzeiger». Dalle carte in possesso del quotidiano risultava che la polizia cantonale era stata informata – dall’estero – dei preparativi dell’attentato, ma non intervenne. Gli atti dell’inchiesta inoltre sarebbero stati successivamente manipolati.

In seguito a queste rilevazioni, i consiglieri di Stato Markus Notter e Rita Fuhrer, responsabili cantonali della giustizia e della polizia, chiesero al consigliere federale Arnold Koller la riapertura dell’inchiesta. Nel 1999, il Consiglio federale incaricò l’ex presidente del Tribunale federale, Jean-François Egli, di chiarire le accuse. Dal suo rapporto, pubblicato lo scorso ottobre, non emergono errori gravi commessi durante l’inchiesta.

swissinfo e agenzie

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