Ostaggi del Sahara: gli interrogativi restano

Un anno fa quattro svizzeri erano rapiti nel deserto del Sahara. Dopo mesi di ansie e timori venivano rilasciati in agosto.
Ancor oggi permangono misteri sui dettagli della loro liberazione. E le assicurazioni viaggi s’interrogano sull’eventualità di escludere il rischio rapimenti dalle loro polizze.
Quest’anno, all’inizio di febbraio, l’esercito algerino annunciava di aver ucciso quattro dei sequestratori.
Un portavoce militare aveva allora specificato che il gruppo terroristico stava “trasportando armi, acquistate all’estero con il denaro pagato nello scorso agosto da uno Stato occidentale per il rilascio di suoi cittadini tenuti in ostaggio”.
Di che Stato occidentale si trattasse non è stato reso noto. Ma l’Algeria ha così confermato che un riscatto per la liberazione degli ostaggi era stato pagato.
Secondo indiscrezioni giornalistiche l’importo dovrebbe aggirarsi attorno ai 5 milioni di euro.
“Nessun commento”, risponde Alessandro Delprete, portavoce del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) interpellato sulla questione da swissinfo.
Ostaggi tedeschi chiamati alla cassa
L’opinione pubblica continua dunque a non sapere quanto è stato pagato per la liberazione di tutti gli ostaggi.
Si sa unicamente che la partecipazione degli assicuratori svizzeri è stata di 65’500 franchi.
Mentre gli ostaggi tedeschi erano stati chiamati a partecipare personalmente alle spese per la loro liberazione, le vittime svizzere non hanno dovuto farlo.
“Il tenore delle opinioni della gente era chiaro: ne sono usciti troppo alla leggera”, dice Nicolas Oetterli, l’ombudsman del ramo viaggi svizzero.
Oetterli rammenta numerose reazioni. E, dice a swissinfo, nessuno comprendeva perché la Confederazione aveva voluto assumersi l’integralità dei costi dell’operazione.
Dare un segnale
“Ritengo che una determinata partecipazione degli ostaggi alle spese per la loro liberazione sarebbe stata giustificata”, aggiunge. “Continuo ad essere perplesso di fronte alla generosità mostrata dal DFAE nella vicenda”.
In alcuni mesi questa storia sarà dimenticata, altri viaggiatori s’avventureranno in zone di crisi e correranno altri rischi non necessari.
“Soltanto quando il DFAE deciderà di richiedere più responsabilità ai viaggiatori, si potrà riuscire a farli riflettere maggiormente sulle loro azioni”, constata Oetterli.
I viaggiatori individuali sono i primi a dover valutare i rischi che corrono in determinate regioni.
“Ci appelliamo fortemente alla responsabilità individuale dei nostri clienti”, rileva André Lüthi, direttore della Globetrotter Travel Service, la principale agenzia svizzera per i viaggi individuali.
La reazione degli assicuratori
Tuttavia, spesso, la ricerca del brivido la spunta sulla ragionevolezza. Fino ad oggi, le spese di eventuali rapimenti erano assunte dalle assicurazioni. La vicenda degli ostaggi del Sahara sembra però aver segnato una svolta.
Un importante compagnia del settore, l’assicurazione viaggi europea, sta pensando di escludere dal 2005 la copertura del rischio rapimenti dalle proprie polizze. “Riflessioni scaturite proprio dalla vicenda del Sahara”, conferma il direttore Thomas Tanner.
Nicolas Oetterli non è sorpreso dal fatto che “di fronte all’aumento dell’attitudine spericolata dei viaggiatori, gli assicuratori pensino a ridurre le prestazioni. Ma non sta a me giudicare se ciò sia giusto o no”.
Le informazioni del DFAE
Come cartina tornasole delle zone più o meno pericolose, l’intero settore sembra basarsi sulle indicazioni di viaggio diffuse dal DFAE.
“Se qualcuno decide di recarsi in un paese sconsigliato dalla lista del DFAE, in linea di principio non copriamo eventuali spese di rimpatrio”, rileva Thomas Tanner.
Ma, anche in questi casi, di fronte ad avvenimenti che non hanno niente a che fare con gli avvertimenti del DFAE, i costi sono invece assunti. “In questi casi attuiamo una distinzione molto pragmatica”, aggiunge Tanner.
Considerando questa prassi, la responsabilità del DFAE è dunque molto elevata. “Il Dipartimento non è particolarmente felice che il settore si basi quasi esclusivamente sulle sue indicazioni”, dice Nicolas Oetterli.
Ed infatti, il DFAE è piuttosto critico. “Il DFAE non si assume alcuna responsabilità nei contratti che i viaggiatori concludono con le varie assicurazioni”, precisa Alessandro Delprete.
L’Ombudsman Oetterli condivide questo punto di vista. Ma conclude aggiungendo che “nessuno dispone di informazioni così dettagliate sui diversi paesi come il DFAE”.
swissinfo, Christian Raaflaub
(traduzione: swissinfo, Marzio Pescia)
Nel 2002 gli svizzeri hanno speso 23 miliardi di franchi per viaggi e turismo;
Ciò equivale ad una spesa di 3100-3400 franchi per persona.
Tra febbraio e marzo 2003 erano stati rapiti 32 turisti occidentali che stavano viaggiando nel sud dell’Algeria senza guida locale.
A metà maggio 2003, un primo gruppo di 17 ostaggi era stato liberato. I restanti 15 prigionieri, in una seconda fase trasferiti in Mali, sono rimasti nelle mani dei sequestratori fino ad agosto 2003
Questo gruppo era composto da quattro cittadini svizzeri, dieci tedeschi ed un olandese. Una donna tedesca non era sopravvissuta agli strapazzi del sequestro.
Stando ad indicazioni giornalistiche, il governo del Mali, indennizzato da uno Stato occidentale, avrebbe versato un riscatto di 5 milioni di euro.

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