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Per Ruth Metzler, integrare gli stranieri significa “offrir loro pari opportunità”

Tra le priorità della politica d'integrazione figura l'apprendimento di una lingua nazionale Keystone

Integrazione degli stranieri intesa come offerta di pari opportunità. La consigliera federale Ruth Metzler ha presentato giovedì i punti fondamentali del programma sostenuto dalla Confederazione.

Comunicazione, partecipazione e potenziamento dei servizi per gli stranieri. Questi saranno i campi d’azione principali che a partire dal 2001 beneficeranno del sostegno finanziario federale allo scopo di promuovere l’integrazione.

Per la prima volta, infatti, Berna ha deciso stanziare circa 10 milioni di franchi per sostenere attività e progetti in quest’ambito. “Un contributo urgente e indispensabile: la questione degli stranieri non può essere risolta mediante una limitazione numerica”, ha sottolineato Ruth Metzler, intervenuta all’incontro nazionale della Commissione federale degli stranieri, alludendo all’iniziativa popolare bocciata in settembre che chiedeva una limitazione al 18 percento della popolazione estera.

L’integrazione è da tempo uno dei pilastri della politica degli stranieri, ha precisato la ministra di giustizia e polizia. Finora mancava però una base legale a livello nazionale per promuoverla e finanziarla. La risposta a questa problematica non risiede nell’esclusione ma piuttosto nell’inserimento degli stranieri nella realtà in cui vivono. “Integrazione significa offrire pari opportunità”, ha detto la ministra.

La Confederazione ha fissato perciò alcune priorità che gli organizzatori, cantoni e comuni ma anche istituzioni private, dovranno tenere in considerazione per ottenere i sussidi.

In primis figura l’apprendimento di una lingua nazionale con corsi destinati in particolare a gruppi di persone difficilmente raggiungibili come le madri con bambini piccoli. Berna intende inoltre incoraggiare le attività dei mediatori che informano gli stranieri su aspetti concreti della vita quotidiana come i contatti con le autorità o la consultazione di un medico.

Per migliorare l’inserimento nella vita sociale verranno sostenuti progetti che favoriscano la partecipazione in seno ad associazioni, nella scuola e nella vita di quartiere. Infine le autorità locali potranno usufruire di un aiuto finanziario per il potenziamento dei servizi di consulenza destinati specificamente agli stranieri.

Il programma illustrato dalla consigliera federale ha raccolto consensi tra i numerosi rappresentanti delle varie comunità straniere presenti all’incontro della CFS, ma non sono mancate osservazioni critiche su alcuni argomenti “caldi”.

Alcune voci si sono levate invitando la ministra a ritornare sulla decisione di trasferire il segretariato della CFS sotto la responsabilità dell’Ufficio federale degli stranieri, che comprende anche la polizia degli stranieri, una decisione che aveva portato alle dimissioni del presidente della CFS e di parecchi dei suoi membri.

Ruth Metzler ha respinto l’accusa di voler integrare gli stranieri attraverso un’autorità poliziesca. La nuova struttura organizzativa permetterebbe inoltre alla CFS di avere maggiore voce in capitolo nella politica degli stranieri. Quanto all’invito di armonizzare a livello nazionale la procedura di naturalizzazione, in particolare per evitare l’arbitrio delle votazioni popolari, la ministra si dimostrata molto rispettosa dell’autonomia delle autorità locali, soprattutto su un tema molto sentito dalla popolazione svizzera: “In questo ambito le soluzioni devono giungere dal basso, e non essere imposte da un’autorità centrale.”

Luca Hoderas

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