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Terrorista rosso arrestato a Zurigo

Gli inquirenti ritengono Bortone uno dei fondatori delle nuove Brigate rosse (foto: inclasse.it) The Red Brigades are notorious for a series of attacks against political targets (picture: www.inclasse.it)

Sospettato di appartenere alle Brigate Rosse, Nicola Bortone, è stato arrestato domenica a Zurigo. L'operazione è stata condotta dalla Polizia elvetica insieme agli uomini dell'Ucigos e della Digos di Roma.

L’indagine – hanno lasciato trapelare gli inquirenti – è stata molto lunga e ha richiesto un uso massiccio di sofisticate tecnologie informatiche, che avrebbero condotto gli uomini dell’Ucigos fino a Zurigo. Il presunto brigatista è stato arrestato per la strada, e non ha opposto alcuna resistenza.

I precedenti

Arrestato a Parigi nel 1989, per associazione sovversiva e banda armata insieme a Simonetta Giorgieri, Marcello Tammaro Dell’Omo e Carla Vendetti, Bortone era rimasto in carcere tre anni. Al processo, insieme ai suoi compagni, si era dichiarato “militante rivoluzionario”.

Una volta scarcerato si era sposato con Simonetta Giorgieri e poco dopo – alla fine del ’92 – era scomparso insieme a lei dal soggiorno obbligato. Veniva perciò ufficialmente ricercato da circa 10 anni, anche se non è mai stato formalmente accusato di aver partecipato a qualche azione delle Br.

Il suo nome era apparso sulle prime pagine dei giornali italiani nei giorni successivi all’uccisione di Massimo D¹Antona, un consigliere dell’allora ministro del lavoro Antonio Bassolino. Il delitto venne rivendicato a nome delle Br.

Nicola Bortone – così come la moglie e gli altri arrestati a Parigi nell’89 – venne indicato dai magistrati romani come uno dei possibili partecipanti all’attentato mortale. Poi, però, non se ne seppe più nulla, almeno fino al 18 settembre del 2001, quando la Corte d’Assise di Roma lo condannò a 5 anni e mezzo di reclusione per partecipazione a banda armata.

Leggendo le motivazioni della sentenza, che accoglieva le richieste del pubblico ministero Franco Ionta, si apprende però che si tratta del reato risalente alla fine degli anni ’80 e che aveva portato all’arresto e alla condanna di Parigi.

Il suo nome era anche apparso nell’inchiesta su un piccolo gruppo extraparlamentare romano – “Iniziativa Comunista” – di cui un componente, pedinato dai carabinieri, era stato visto incontrare a Milano un uomo che sembrava somigliare a Bortone. Tutti i componenti di Iniziativa Comunista arrestati nel maggio 2001 sono però stati scarcerati in capo a poche settimane.

Insomma, se gli inquirenti ritengono che Bortone sia un tassello importante nell’inchiesta D’Antona, solo gli interrogatori con i magistrati potranno veramente chiarire le sue eventuali responsabilità.

Francesco Dirovio

Sospetti e collegamenti

Di lui si è tornati a parlare durante le indagini per l’omicidio di Massimo D’Antona, il professore universitario ed economista che nel 1999 aveva partecipato alla redazione del programma economico del governo di centro-sinistra. Il delitto era stato rivendicato da un nuovo gruppo brigatista di estrema sinistra.

Dopo l’omicidio di d’Antona, nel maggio del ’99, gli inquirenti italiani concentrarono le loro indagini verso personaggi sospettati di appartenere alle nuove Brigate rosse, compresi i latitanti «storici» dell’organizzazione.

Il suo nome era dunque tornato in gioco, anche grazie a delle intercettazioni telefoniche che avrebbero confermato i suoi legami con alcuni esponenti della cellula romana, smantellata nel maggio del 2001 e sospettata di coinvolgimento nell’omicidio.

La Corte di Assise di Roma ha condannato Bortone, il 18 settembre del 2001, a 5 anni e 6 mesi di reclusione, all’interdizione dai pubblici uffici e al risarcimento del danno in favore delle parti civili (Presidenza del Consiglio dei Ministri e ministero dell’Interno) per associazione sovversiva e banda armata.

swissinfo e agenzie

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