Genitori gay: i limiti delle unioni registrate
Oltre 10'000 persone in Svizzera hanno approfittato finora della legge sulle unioni domestiche registrate, entrata in vigore nel 2007. Per le coppie omosessuali con figli, la situazione rimane però difficile.
Per molte coppie omosessuali, la possibilità di registrare ufficialmente la propria relazione e di ottenere diritti riservati fino ad allora alle coppie eterosessuali è stato un evento epocale. L’unione registrata regola questioni cruciali come la pensione, l’eredità, il diritto di soggiorno per partner stranieri, lo statuto di parentela.
Ma appena si tratta di bambini, le coppie omosessuali continuano a essere trattate in modo diverso da quelle eterosessuali. L’adozione e la riproduzione assistita rimangono inaccessibili per i gay.
Dopo il 2007, tuttavia, la realtà ha in qualche modo scavalcato la legge. Per molte coppie, il desiderio di creare una famiglia è stato più forte dei possibili ostacoli. Ma la posizione di chi, vivendo in una relazione omosessuale registrata, ha dei figli è tutt’altro che facile.
Storie di due madri
Maria von Känel Scheibling e la sua compagna stanno insieme da 14 anni. Speravano da tempo di potersi sposare, «per darci sicurezza legale a vicenda».
«Dato che volevamo anche diventare genitori, siamo rimaste deluse del fatto che le adozioni fossero escluse [dalla nuova legge]», racconta von Känel Scheibling a swissinfo.ch. «Ma volevamo comunque registrare la nostra unione. È un segno importante per mostrare che esistono coppie come la nostra».
Così nel 2007 le due donne hanno scelto una nuova strada, non più single e non davvero sposate, con una semplice cerimonia e una piccola festa. Poi sono arrivati i bambini. «I nostri bambini sono nati in una relazione lesbica. Io ho dato alla luce il primo figlio, la mia compagna il secondo».
Paradossi parentali
Nonostante siano una coppia registrata, legalmente le due madri non hanno diritti o doveri parentali nei confronti del figlio della compagna e non possono ricorrere all’adozione per legalizzare la loro situazione.
Paradossalmente, in Svizzera un uomo o una donna omosessuali single possono adottare un bambino. Gli omosessuali perdono questo diritto solo quando registrano la loro unione.
«Se si vive giorno per giorno come una famiglia, si finisce per capire che il divieto di adozione non colpisce solo i genitori. Quel che ci ferisce di più è che viene negata la realtà vissuta dai bambini», dice von Känel Scheibling.
La donna, fondatrice della campagna e del gruppo di assistenza per le «famiglie arcobaleno», ha portato la sua lotta per pari diritti parentali fin davanti al Tribunale federale, che le ha dato torto. Un ricorso alla Corte europea per i diritti umani è pendente.
Uwe Splittdorf, dell’organizzazione gay svizzera Pink Cross, suppone che circa 30’000 bambini in Svizzera crescano in famiglie arcobaleno, con almeno un genitore omosessuale o bisessuale. Altre stime parlano di 6000 unità.
Tempi che cambiano
L’obiettivo finale degli attivisti gay è il matrimonio in piena regola. «Sì, il desiderio c’è. Credo che potremo raggiungere l’obiettivo in cinque o sei anni», afferma Splittdorf. «Il prossimo tema su cui vogliamo concentrarci è l’adozione dei figli del partner».
La legge sulle unioni registrate ha dato un grande contributo all’accettazione degli omosessuali da parte della società, ammette Splittdorf. «È una soluzione molto bene accetta da familiari e amici. Ha risolto tanti problemi pratici, ma ci sono ancora gay che vivono una doppia vita».
Il sociologo René Levy è dello stesso avviso: «Credo che ci siano ancora molte situazioni in cui gli omosessuali nascondono la loro sessualità. Il coming out non è un rituale banale, rimane una questione che può essere dolorosa e difficile».
«Sebbene oggi le identità non eterosessuali siano maggiormente riconosciute, il cambiamento è stato lento. Inoltre si è espresso nei termini del politicamente corretto piuttosto che a livello di tendenza più profonda», aggiunge Levy.
Il sociologo ritiene che la legge sulle unioni registrate sia un cattivo compromesso: «Non c’è una legge che dichiari illegale l’omosessualità, ma non c’è n’è neppure una che ne garantisca la parità di diritti».
La Svizzera, secondo il sociologo, rimane un paese conservatore. «I valori della parità dei diritti, della società aperta, del multiculturalismo, sono condivisi dagli abitanti delle città con un alto grado di istruzione, ma si tratta solo di una minoranza, anche se di una minoranza che si fa sentire».
Percorso a ostacoli
Durante il dibattito parlamentare sulle unioni registrate, la legge è stata duramente osteggiata dall’Unione democratica di centro (UDC), che rappresenta oltre un quarto degli elettori. Secondo il partito nazional-conservatore, l’«inutile legge» sarebbe parte di una tendenza generale a sminuire il valore della famiglia e quindi una minaccia «alle basi della nostra società».
Quanto al fatto che l’adozione e la riproduzione assistita sono escluse dalla legge, l’UDC ha obiettato: «Per quanto tempo? Appena la nuova legge entrerà in vigore, vorranno di più».
Maria von Känel Scheibling dice di volere di più perché desidera ardentemente che i suoi bambini abbiano gli stessi diritti degli altri bambini. Anche se non è sicura che la sua battaglia legale e quella di altri genitori avrà successo, crede che per le famiglie come la sua sia importante essere visibili. «Almeno sanno che ci siamo».
Stando ai dati dell’Ufficio federale di statistica (UFS), ogni mese del 2011 (gennaio–settembre) sono state registrate in media 56 unioni.
Il totale per il 2011 dovrebbe essere di circa 650 unioni registrate.
Per fare un confronto: nello stesso periodo, sono stati celebrati in media 3566 matrimoni al mese.
Il 70% delle unioni registrate riguarda coppie diuomini.
Nei primi quattro anni dall’entrata in vigore della legge, i “divorzi” sono stati 312, su circa 4500 unioni registrate.
Nel giugno 2005, in occasione di un referendum nazionale, il 58% dei votanti si è espresso a favore della legge.
La legge sulle unioni registrate è entrata in vigore il 1° gennaio 2007.
Per registrare la loro unione, i partner devono aver compiuto 18 anni e non avere altri legami legalmente riconosciuti.
Uno dei due partner deve essere svizzero o avere il permesso di soggiorno in Svizzera.
La prima unione registrata, contratta da una coppia che conviveva da 30 anni, è stata celebrata in Ticino il 2 gennaio 2007.
Traduzione dall’inglese: Andrea Tognina
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