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Gli architetti immaginano la città ideale e sostenibile

Alcune partecipanti al congresso mondiale di architettura, svoltosi a Torino www.awn.it

Al Congresso mondiale di architettura, che si è recentemente tenuto a Torino, si è fatto largo un nuovo modello di città dibattuta da specialisti giunti dal mondo intero, Svizzera compresa.

La manifestazione, nata nel 1948 e assegnata per la prima volta ad una città italiana, riunisce ogni tre anni migliaia di architetti e di studenti del pianeta, rappresenta il punto d’incontro e di dibattito sul futuro dell’architettura nel mondo del XXI secolo.

Attraverso il tema della cultura, della democrazia e della speranza, la 23esima edizione ha proposto una visione dell’ architettura da un lato come specchio della società e, d’altro lato, come strumento per avviare trasformazioni capaci di migliorare la qualità di vita delle persone.

Al congresso intitolato “Transmitting Architecture/Comunicare Architettura” – ovvero la capacità e la forza dell’architettura di esprimere e trasmettere nel tempo valori, emozioni e culture diverse – ha preso parte anche la Svizzera, patria di Le Corbusier.

Gli architetti presenti hanno illustrato alcune nuove costruzioni realizzate con tecnologia d’avanguardia, dove le persone, l’ambiente e la sicurezza sono al centro dell’attenzione. Il discorso sull’eredità lasciata alle nuove generazioni è stato uno dei temi del congresso curato in modo particolare dalla delegazione elvetica.

Due realtà svizzere esempi per il mondo

Le città di Neuchâtel e di Oberlikon sono state usate come esempio nel dibattito sulla trasmissione dello spazio abitato ai figli degli attuali abitanti. L’aspetto interessante di queste due località è dato dalla relazione, fondata sul reciproco valore, tra gli abitanti e gli spazi urbani, pubblici e privati. Una possibile via per migliorare il contesto abitativo dando risposte concrete.

Quelle illustrate sono realtà che seguono il corso della storia, che sanno trasformarsi prestando attenzione ai bisogni del tempo, contribuendo così a creare quelle condizioni di vita che da un lato frenano l’esodo e, d’altro lato, valorizzano la memoria urbana e affettiva. Ma ciò che conta maggiormente è offrire agli abitanti un prospettiva di sviluppo in sintonia con l’ambiente.

E il tema dell’ambiente, tanto caro agli svizzeri, ha assunto un posizione di rilievo durante tutto il congresso, tanto da permeare tutti gli incontri e i dibattiti. In una società sempre più complessa e globalizzata, i partecipanti hanno riflettuto su come costruire un futuro che possa garantire migliori condizioni di vita. Un interrogativo complesso che richiede risposte articolate e differenziate visto che nessuno possiede la formula magica.

La prospettiva dello sviluppo sostenibile appare dunque ineluttabile: maggiore rispetto dell’ambiente, migliore gestione dei rifiuti, dialogo con le amministrazioni pubbliche, impiego di nuovi materiali di costruzione, ridimensionamento del ruolo dell’architetto.

La mano dell’architetto

L’architettura di oggi deve misurarsi con le grandi questioni di questo secolo, la riduzione delle risorse naturali, lo sviluppo sostenibile, i processi di inurbamento, l’integrazione, la convivenza e la sicurezza. Ma deve imparare a comunicare perché l’architettura è di tutti e non solo di pochi esperti.

“L’archiettura – ha affermato Leopoldo Freyrie, relatore generale del Congresso – deve uscire dal proprio isolamento. Si progettano edifici bellissimi senza alcun confronto con la realtà che li circonda”. Uno dei messaggi di Torino è proprio questo: quando si concepisce un progetto l’architetto deve tenere in considerazione anche la funzione sociale. Tanto più in un mondo molto complesso come il nostro.

Abbattere le barriere e facilitare l’interazione tra comunità in tempi di forti migrazioni – da un paese all’altro e all’interno di uno stesso paese – è fondamentale per incrementare la qualità della vita degli abitanti di una città. Il recupero di aree degradate – come periferie e zone abbandonate – attraverso un processo di urbanizzazione che contempli anche migliori servizi pubblici, è un modo per dare valore alla cittadinanze e dignità agli abitanti.

Tecnologia di punta

Al nuovo approccio dell’architettura si affianca anche il miglioramento della qualità delle costruzioni, che prestano maggiore attenzione non solo alle esigenze della collettività, ma anche al benessere generale. La Svizzera fa parte di “Polytec”, uno dei principali progetti europei dedicato alla sicurezza e alla manutenzione delle grandi opere.

Una delle mostre allestite ai margini del congresso, Architex, è stata infatti dedicata alle novità nel campo dei tessuti sintetici applicati alla nuove costruzioni. Tra le 136 aziende provenienti dall’Europa e dagli Stati Uniti, anche una società svizzera, la Smartec S.A di Manno (Ticino) partner del progetto “Polytec”.

“Lo sviluppo tecnologico in questo settore –ha aggiunge Leopoldo Freyrie – riveste un’importanza cruciale, perché la progettazione oggi è sempre più integrata. Non esiste più il progettista che pensa soltanto all’involucro delegando ad altri specialisti le singole tematiche. I materiali sono altrettanto importanti delle strutture e degli impianti”.

swissinfo, Guilherme Aquino, Torino
(traduzione e adattamento dal portoghese Françoise Gehring)

Dopo Barcellona, Beijinng, Berlino e Istanbul, Torino ha ospitato la 23 esima edizione del Congresso mondiale di architettura. Promossa dall’ Unione Internazionale degli Architetti (UIA). La manifestazione è nata nel 1948.

L’UIA , organizzazione che riunisce oltre 1,5 milioni di architetti di 126 Paesi, assegna ogni tre anni una serie di prestigiosi premi a personalità emergenti della progettazione e della cultura architettonica.


A Torino erano presenti 600 relatori, 330 giornalisti accreditati, i rappresentanti di 119 paesi; le iscrizioni, tra architetti e studenti, hanno raggiunto quota 10 mila. Tra gli invitati di spicco, il premio Nobel per la Pace, Muhammad Yunus.

La corsa inarrestabile allo sviluppo economico illimitato negli ultimi sessanta anni, ha prodotto conseguenze drammatiche: esplosione demografica; espansione illimitata di agglomerati urbani; innalzamento oltre ogni controllo dei livelli di inquinamento e della produzione di rifiuti.

In tutto questo l’architettura ha peccato di una sostanziale autoreferenzialità. Il congresso di Torino si è pertanto concluso con l’adozione del seguente Manifesto:

• per un nuovo modello di sviluppo che si riconcili con la natura e la tuteli in una nuova alleanza.
• per una società post consumistica che rimetta al centro dell’attenzione i valori primari dell’umanità.
• per ridefinire i contorni della modernità affinché ristabilisca l’armonia con i cicli della natura.
• per un’architettura che si faccia interprete della natura, che difenda e valorizzi la biodiversità declinata a tutti i livelli: estetica, etica e politica.

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