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Guide alpine assolte: ricorso in appello

L'uditore (istanza d'accusa suprema per le questioni militari) ha comunicato mercoledì la decisione di impugnare la recente sentenza d'assoluzione del Tribunale militare 7.

Le due guide alpine coinvolte nel dramma della Jungfrau del luglio 2007, che provocò la morte di cinque reclute e un sergente, erano state prosciolte lo scorso 20 novembre dal Tribunale militare 7. La procedura in appello avrà luogo dinanzi al Tribunale militare d’appello 2.

Gli imputati, di 34 e 47 anni, erano stati accusati di omicidio per negligenza e di violazione del regolamento di servizio durante l’ascensione della cima bernese. La corte ha però ritenuto che la decisione di scalare la Jungfrau – pur essendosi rivelata obiettivamente errata – non può essere considerata una mancata considerazione dei rischi e delle possibili conseguenze.

Infatti, è stato sottolineato, non vi sono direttive chiare che obbligano una guida alpina a osservare un determinato comportamento relativo al rischio di slavine. I due uomini rischiavano pene detentive fino a tre anni, oltre a sanzioni pecuniarie.

La vicenda aveva suscitato emozione in tutta la Svizzera, nonché numerose critiche sulla sicurezza e sulle responsabilità all’interno dell’esercito.

Il mattino del 12 luglio 2007 dodici soldati appartenenti ad un’unità della scuola reclute per specialisti di montagna di Andermatt (Uri), accompagnati dalle due guide, avevano intrapreso l’ascesa in quattro cordate della Jungfrau, nell’Oberland bernese. Giunti ad una quota di circa 3’800 metri, su un ripido pendio sotto la vetta situata a 4158 metri, i sei militari, di età compresa tra 20 e 23 anni, erano stati travolti e uccisi da una valanga.

Stando alla sentenza del 20 novembre, la guida 47enne otterrà un risarcimento di 75’000 franchi, il collega 34enne di 90’000 franchi.

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