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“In Sudafrica il crimine paga”

Con 37,3 omicidi ogni 100'000 abitanti, il Sudafrica è uno dei paesi più violenti del mondo AFP

La criminalità è uno dei maggiori problemi ai quali è confrontato il Sudafrica, paese che si appresta ad accogliere i mondiali di calcio. L'analisi di Johan Burger, ricercatore presso l'Istituto di studi sulla sicurezza di Pretoria, un organismo indipendente sostenuto dalla Svizzera.

La provincia del Gauteng, polmone economico del Sudafrica, soffre di un male acuto: la criminalità. A Johannesburg ogni giorno sono commessi in media 17 omicidi. I giornali non hanno problemi a trovare materiale per riempire le loro pagine con i numerosi fatti di cronaca nera.

Rari sono i muri di cinta non percorsi da fili elettrici. Prima di poter penetrare all’interno di una residenza, bisogna in generale aprire 4 o 5 porte con chiavi differenti.

A Pretoria, sede del governo, gli edifici che ospitano personalità importanti sono protetti da numerose barriere elettriche, alte a volte più di 10 metri, e da camminamenti illuminati la notte.

Ex poliziotto, Johan Burger lavora oggi per l’Institute for Security Studies (ISS), un organismo indipendente che gode di grande credibilità sostenuto finanziariamente dalla Svizzera.

swissinfo.ch: Perché la società sudafricana è così violenta?

Johan Burger: Ritengo vi siano due spiegazioni. La prima è da collegare alla storia violenta del nostro paese. Durante dei decenni siamo stati confrontati a conflitti violenti, anche al di là delle nostre frontiere. Molti giovani militanti dei movimenti di liberazione neri hanno ricevuto un addestramento militare. È solo dal 1994 che il Sudafrica ufficialmente vive in pace. Le armi continuano però a circolare in grandi quantità. Abbiamo potuto constatare che molti criminali agguerriti hanno seguito in passato un addestramento militare.

L’altro fattore preponderante è il fossato sempre più grande che separa ricchi e poveri. Le aspettative di una gran parte della popolazione non sono state ancora soddisfatte. Da quasi 20 anni agli abitanti delle township è stata promessa l’acqua, l’elettricità, un’esistenza decente, ma nulla è cambiato. La frustrazione è un terreno fertile per la violenza.

swissinfo.ch: La criminalità è quindi un modo come un altro per uscire da situazioni di povertà?

J.B.: Esattamente. In ogni caso ciò vale per i furti. Da uno studio effettuato su giovani svaligiatori, abbiamo potuto constatare che la maggior parte di loro non era cosciente di aver commesso qualcosa di riprovevole. Quando vivete ad Alexandra, una township povera a nord di Johannesburg, e vedete passare ogni giorno dei 4×4 lussuosi che si recano a Sandton, il quartiere più chic della città, vi dite che avete pure voi diritto a una parte della torta. E oggi il modo più facile per ottenerla è con la violenza.

swissinfo.ch: Come potrà il Sudafrica uscire da questa spirale?

J.B.: Non sarà semplice. Da un lato bisogna migliorare le condizioni socio-economiche di gran parte della popolazione, dall’altro combattere con più fermezza la criminalità. Attualmente il sentimento d’impunità è enorme. Certi criminali hanno detto di aver commesso più di cento furti con scasso prima di essere presi. Il tasso di risoluzione dei delitti è a un livello ridicolamente basso. Bisogna ammetterlo, in Sudafrica il crimine paga. Rubando due auto al mese, si può già avere un buon reddito.

swissinfo.ch: Ciò vuol dire che la polizia non fa il suo lavoro?

J.B.: Negli ultimi dieci anni, gli effettivi della polizia sono aumentati di 60’000 unità, in particolare in previsione della Coppa del Mondo. Pochi di loro sono però in grado di svolgere un lavoro investigativo.

Inoltre, nello spazio di pochi anni, la polizia sudafricana ha perso molti elementi di grande esperienza. Per accedere a posti di responsabilità bisogna avere il colore della pelle giusto, poco importa le competenze. Molti poliziotti bianchi, tra cui il sottoscritto, se ne sono andati. Non si ripara un torto commettendone un altro. Si sarebbe dovuto trovare un compromesso tra la discriminazione positiva, che è necessaria, e la salvaguardia delle competenze.

Un altro aspetto preoccupante concerne le società di sicurezza private, che impiegano più dei due terzi (420’000) degli effettivi totali del paese. In diversi casi è stato appurato che erano stati proprio gli agenti a commettere i furti. Questa profusione di compagnie di sicurezza non risolve il problema, ma lo peggiora.

swissinfo.ch: Ogni anno in Sudafrica sono uccise oltre 18’000 persone. Chi sono le vittime?

J.B.: Si tratta prima di tutto di giovani di colore, di età compresa tra i 18 e i 26 anni. Circa l’80% degli omicidi sono commessi nella cerchia famigliare o delle relazioni più strette.

Da uno studio condotto in una township della provincia di Northern Cape, è emerso che i crimini avvengono soprattutto durante il fine settimana. Le persone pagate settimanalmente rientrano dal lavoro, si ubriacano e poi litigano. Visto che vi sono ancora in circolazione molte armi da fuoco, l’esito di queste dispute è spesso fatale. In generale, i neri sono proporzionalmente più spesso vittime della criminalità rispetto ai bianchi.

swissinfo.ch: Molte persone esitano a venire in Sudafrica per la Coppa del Mondo. Hanno ragione di temere per la loro sicurezza?

J.B.: Sono convinto che durante la Coppa del Mondo il Sudafrica sarà una regione sicura. Le autorità hanno preso tutte le misure necessarie per far fronte alle minacce. Se fossi membro del governo, mi preoccuperei di sapere se le strade e le reti di trasporto potranno essere ultimate in tempo piuttosto che focalizzarmi sui problemi legati all’insicurezza.

Gli appassionati di calcio dovranno comunque dar prova di vigilanza. In particolare nelle strade nei pressi degli stadi. I furti commessi per strada rappresentano infatti oltre il 60% delle rapine con violenza. Ad esempio, ho consigliato ai tifosi olandesi di togliere la loro maglietta arancione dopo aver lasciato lo stadio. È inutile ostentare di essere un turista, con potenzialmente molti soldi in tasca.

Da aprile 2008 a marzo 2009, 18’487 persone sono decedute di morte violenta in Sudafrica. Dal biennio 95/96, anno record con 68 omicidi per 100’000 abitanti, si è assistito a un calo costante. Con un tasso di 37,3 omicidi ogni 100’000 abitanti il Sudafrica precede comunque paesi considerati violenti, come il Brasile (25,7), il Messico (10) o gli Stati Uniti (5,8). L’Honduras (58) è il primo della lista.

Durante lo stesso periodo, 27’750 casi di stupro sono stati denunciati alle autorità. Una cifra apparentemente molto lontana dalla realtà. Alcuni studi parlano infatti di 1’500 casi al giorno.

In previsione della Coppa del Mondo di calcio, le autorità hanno speso 170 milioni di franchi per acquistare elicotteri, veicoli e cannoni ad acqua. Il Sudafrica prevede pure di dispiegare 45’000 poliziotti supplementari durante il torneo per garantire la sicurezza dei 450’000 visitatori attesi.

Il 43% della popolazione sudafricana vive con meno di due dollari al giorno.

Il tasso di disoccupazione ufficiale è del 24,5%. In realtà sarebbe superiore al 40%.

Nel 2009, nel paese sono andati persi 260’000 posti di lavoro.

Tredici milioni di persone fanno capo all’aiuto sociale.

Dal 1995, il reddito mensile medio dei neri è aumentato del 37,3%. Quello dei bianchi dell’83%.

Secondo la Banca mondiale, il 13% della popolazione vive in condizioni da “primo mondo”, mentre il 50% in condizioni da paese in via di sviluppo.

Il 37% della popolazione non ha né acqua né elettricità corrente.

La speranza di vita è diminuita di dieci anni nell’ultimo decennio, scendendo a 50 anni. Il 18,1% della popolazione di età compresa tra 15 e 49 anni è sieropositiva.

(Traduzione di Daniele Mariani)

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