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La cenere tiene in scacco l’Europa

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Come il resto del continente, anche la Svizzera continua a fare i conti con le conseguenze dell'eruzione del vulcano islandese, che ha inchiodato a terra aerei e passeggeri.

L’Ufficio federale dell’aviazione civile (Ufac) ha nuovamente modificato il momento della prevista riapertura dello spazio aereo elvetico: le 14 di lunedì, mentre il termine fissato precedentemente indicava invece domenica alla stessa ora.

Tutti i velivoli che sorvolano la Confederazione ad alta quota possono invece spostarsi come previsto. L’Ufac ha comunicato che la situazione sarà costantemente analizzata e i provvedimenti verranno adeguati di conseguenza.

Una nuvola difficile

La decisione dell’Ufac è stata presa sulla base dei rilevamenti meteorologici effettuati mediante palloni-sonda e voli privati. Secondo il portavoce Daniel Göring, tuttavia, i dati raccolti costituiscono misurazioni puntuali che non consentono di avere una visione d’assieme della nuvola: «Non sappiamo in quale punto è più spessa».

Ciononostante, le ultime analisi effettuate domenica di primo mattino alla stazione meteorologica di Payerne mostrano che la nuvola si sta diluendo ed è scesa a circa 2000 metri di altezza, ha spiegato Bertrand Calpini, di MeteoSvizzera. L’esperto non ha comunque escluso che dal vulcano islandese fuoriesca altro fumo, anche se la prima nuvola si sta riassorbendo.

La nuvola, localizzata venerdì a circa 6’000 metri dal suolo, ha stazionato durante la giornata di sabato a circa 3’500 metri, «come una sorta di cappello sulla Svizzera», ha precisato il meteorologo.

Un week-end diverso

Il blocco del trasporto aereo è arrivato in gran parte dell’Europa al quarto giorno consecutivo: alcune compagnie (Klm, Lufthansa, Air France) hanno deciso di effettuare voli di prova senza passeggeri per verificare se le condizioni atmosferiche consentono la ripresa dei collegamenti.

Anche se le cifre non possono ancora essere stabilite con precisione, il danno stimato per il settore è di circa 200 milioni di dollari al giorno. A tal proposito, l’aviolinea belga Brussels Airlines ha già chiesto un intervento eccezionale delle autorità nazionali e comunitarie.

A titolo di esempio, secondo i dati diffusi da Eurocontrol sono stati cancellati approssimativamente 17’000 voli sui 22’000 che, solitamente, attraversano i cieli europei in un sabato qualunque.

Pure le rotte transoceaniche risentono dell’emergenza: dei 300 voli che quotidianamente giungono in Europa sorvolando l’Atlantico, sabato ne sono arrivati a destinazione solo 73. Inoltre, decine di velivoli in partenza dall’Asia per scali europei sono stati bloccati.

«La sicurezza è prioritaria»

A partire da giovedì, la compagnia aerea elvetica Swiss ha dal canto suo annullato oltre 1’100 voli, ciò che corrisponde a circa 110’000 prenotazioni: lo ha comunicato domenica il portavoce dell’azienda Jean-Claude Donzel.

Per quanto concerne il prosieguo, Donzel ha aggiunto che i vertici della compagnia si riuniranno lunedì per decidere come procedere, tenendo tuttavia presente che «la priorità resta la sicurezza». Interpellato in merito alle conseguenze finanziarie del “grounding”, il portavoce non ha voluto fornire cifre fintanto che la situazione non si sarà normalizzata.

Dal canto suo, il portavoce dell’Aeroporto internazionale di Ginevra Bertrand Stämpfli ha parlato indicativamente di un importo di centinaia di migliaia di franchi al giorno.

Tutti in treno

A Zurigo circa 300 persone hanno trascorso la notte tra venerdì e sabato in aeroporto: la protezione civile ha fornito sacchi a pelo, coperte, alimenti e biglietti per i trasporti pubblici. Inoltre, sono stati concessi speciali visti a circa 60 viaggiatori provenienti da paesi esterni allo spazio di Schengen, e dunque non autorizzati a lasciare lo scalo. La notte seguente, ancora una sessantina di persone ha pernottato nello scalo.

I viaggiatori rimasti a terra hanno ovviamente preso d’assalto i trasporti pubblici: per fronteggiare l’elevatissima richiesta, le Ferrovie federali svizzere hanno raddoppiato praticamente tutti i treni internazionali sull’asse nord-sud. Tale misura ha interessato anche il collegamento ad alta velocità Ginevra-Parigi.

Anche la ministra svizzera degli esteri Micheline Calmy-Rey ha annullato il suo viaggio in Bosnia-Erzegovina, previsto per domenica. In qualità di presidente del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa avrebbe dovuto incontrare lunedì i rappresentanti delle autorità bosniache per evocare una riforma costituzionale del paese.

Il ministro dei trasporti Moritz Leuenberger si recherà invece come previsto a Bruxelles, dove incontrerà i commissari europei e i membri del governo belga. «Prenderò il treno, anche nel caso in cui lo spazio aereo dovesse essere riaperto», ha dichiarato in un’intervista pubblicata dalla Sonntag.

swissinfo.ch e agenzie

L’eruzione del vulcano sotto l’Eyjafjallajökull, iniziata il 21 marzo, ha causato anche inondazioni: i distretti di Fljotshlid e Landeyjar, che si trovano nei pressi del ghiacciaio, sono stati evacuati.

L’acqua ha sfondato le protezioni allestite nei pressi del ponte Markarfljot per impedirne il crollo. Il livello dell’acqua non ha superato la struttura, attestandosi a circa mezzo metro sotto il ponte.

L’acqua ha un colore rossastro, causato dal fango, e contiene blocchi di ghiaccio di media grandezza.

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