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La febbre suina arriva in Europa

La popolazione messicana cerca di proteggersi dalla febbre suina con le mascherine Keystone

La Spagna ha confermato lunedì il primo caso di influenza porcina nel Vecchio Continente. In Svizzera cinque persone sono sottoposte ad accertamenti. Le autorità invitano alla calma, ma non nascondono una certa inquietudine.

In Messico l’epidemia di influenza suina ha causato finora la morte di oltre 100 persone. Altre 1’600 circa sono rimaste contagiate. Nella capitale messicana, dove vivono 20 milioni di persone, la situazione è grave: le autorità stanno valutando addirittura di decretare uno stop delle attività economiche.

Il virus ha fatto la sua apparizione anche negli Stati Uniti e in Canada, dove sono stati accertati una trentina di casi. Nessun decesso è tuttavia stato segnalato.

L’epidemia è arrivata anche in Europa, con la conferma ufficiale del primo caso in Spagna. In Svizzera cinque persone appena rientrate dal Messico che presentano sintomi influenzali sono attualmente sottoposte ad esami, ha annunciato lunedì l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP).

Dappertutto ci si sta mobilitando per cercare di contenere l’espansione del virus. Negli aeroporti sono stati rafforzati i controlli, per tentare di reperire subito le persone con sintomi influenzali.

Fase quattro

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha intanto alzato il livello d’allerta, portandolo dalla fase tre alla fase quattro (su un totale di sei).

Secondo questa scala, la fase tre corrisponde a una trasmissione da uomo a uomo assente o molto limitata. Nella fase quattro aumentano i casi di trasmissione da uomo a uomo, mentre nella fase cinque i focolai epidemici sono in aumento, ma ancora localizzabili. La fase sei, infine, è caratterizzata da una trasmissione diffusa e prolungata del virus.

L’OMS non ha emesso per ora raccomandazioni particolari per quanto concerne i viaggi, contrariamente all’Unione Europea, che sconsiglia di recarsi in Messico e negli Stati Uniti per minimizzare i rischi.

“È una situazione difficile – ha dal canto suo dichiarato il direttore dell’UFSP Thomas Zeltner, intervistato dalla Radio della Svizzera tedesca – poiché da un lato non vogliamo creare allarmismo, dall’altro però siamo confrontati a una nuova malattia che potenzialmente potrebbe trasformarsi in pandemia”.

Zeltner ha sottolineato che la Svizzera è comunque pronta a far fronte ad un’eventuale emergenza. Se l’OMS dovesse emanare nuove disposizioni di sicurezza, ad esempio per quanto riguarda le raccomandazioni ai viaggiatori, la Confederazione si adeguerebbe.

Nessun vaccino

Il virus era finora sconosciuto agli scienziati. “Il virus si chiama H1N1 ed appartiene allo stesso serotipo del virus dell’influenza stagionale. La differenza è però che contiene informazioni del virus porcino, aviario e umano”, spiega Pascal Meylan, professore dell’Istituto di microbiologia dell’Ospedale universitario di Losanna.

“Si tratta di un virus completamente nuovo per la specie umana. Non esiste quindi vaccino con cui proteggersi e nessuno ha una memoria immunologica con la quale contrastarlo. Tutti possono quindi infettarsi”, sottolinea Meylan.

Dalle prime informazioni, il virus si trasmette come ogni altro virus dell’influenza, ossia attraverso le vie respiratorie. Sono invece senza fondamento le voci secondo cui la malattia si può contrarre mangiando carne di maiale. Il divieto di importazione di carne suina proveniente dal Messico introdotto da alcuni paesi, tra cui la Cina, è definito da Pascal Meylan come un “provvedimento dettato dal panico”.

Anche i sintomi sono simili a quelli della classica influenza stagionale: febbre, tosse, sonnolenza…

Per ora due farmaci sembrano aver dato buoni risultati: “Il Tamiflu e il Relenza sono molto importanti, ma devono essere usati con cautela”, afferma Pietro Vernazza, capoclinica del reparto di epidemiologia all’Ospedale cantonale di San Gallo. “Il rischio è che si sviluppino molto velocemente delle resistenze se sono impiegati in modo inappropriato. È importante che il trattamento inizi entro 12 ore dall’apparizione dei primi sintomi”.

Colpiti i giovani adulti

Contrariamente all’influenza classica, la febbre suina sembra però essere particolarmente nociva per i giovani adulti generalmente in buona salute: “Se ciò fosse confermato, sarebbe qualcosa di piuttosto inabituale, spiega Pascal Meylan. L’influenza normale è infatti mortale soprattutto per gli anziani o per chi è già malato”.

Proprio perché colpisce questa categoria di persone, l’influenza suina può ricordare la pandemia di febbre spagnola, che nel 1918 causò la morte di almeno 30 milioni di persone nel mondo. I paragoni si fermano però qui, sottolinea Pietro Vernazza: “Allora la situazione era completamente diversa; il mondo era appena uscito dalla Prima guerra mondiale, non vi era la capacità di isolare il virus, non vi erano medicinali per combattere l’infezione e le condizioni di salute della popolazione erano peggiori”.

Secondo Pascal Meylan, si potrebbe effettivamente essere presto confrontati all’inizio di una pandemia, come ha indicato l’OMS. “Non bisogna però dimenticarsi che siamo stati confrontati più volte a simili avvenimenti. Nel 1957 si calcola che l’influenza asiatica provocò un milione di morti. Ogni anno, poi, la normale influenza stagionale causa in Svizzera tra 400 e 1’000 decessi e nel mondo tra 400’000 e un milione. L’influenza è comunque sempre una malattia di una certa gravità. Certo, questa volta la prova potrebbe essere un po’ più difficile”.

swissinfo, Daniele Mariani

Il Centro strategico delle operazione sanitarie dell’Organizzazione mondiale della sanità, con sede a Ginevra, è stato posto in massima allerta da giovedì scorso.

Questo centro riceve in permanenza i dati trasmessi dai governi sugli allarmi sanitari. Da quando è entrato in vigore il Regolamento sanitario internazionale un anno fa, in caso di allerta gli Stati sono obbligati ad annunciare i casi all’OMS entro 24 ore.

L’unità è operativa 24 ore su 24 e riceve in permanenza le informazioni trasmesse dai quattro angoli del pianeta. Gli esperti comunicano in videoconferenza e analizzano le misure da prendere. La rapidità con la quale vengono presi dei provvedimenti è infatti primordiale per evitare la propagazione di un’epidemia.

Il centro è stato creato nel 2004 dopo l’epidemia di sindrome respiratoria acuta severa (SARS), che nel 2003 causò la morte di circa 800 persone.

Per rispondere alle domande dei cittadini, l’Ufficio federale della sanità pubblica ha messo in funzione una linea telefonica.

Per informazioni si può telefonare al numero ++41 (0)31 322 21 00 durante gli orari d’ufficio.

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