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La lotta dei senza tetto nella morsa dell’inverno

Mario Stegmann seduto su un letto dello "Sleeper" il rifugio da lui creato a Berna swissinfo.ch

Temperature glaciali, che persistono a rimanere sottozero: sono condizioni proibitive e disperate per i senza tetto, ai quali gli operatori sociali cercano di dare aiuto come possono.

Basilea, Zurigo, Ginevra, Neuchhâtel: le strutture che ospitano i senza tetto sono stipate. Un segnale d’emergenza inequivocabile, del resto per un giovane tossicomane di Zurigo, questo inverno si è rivelato letale.

Una morte che avrebbe potuto essere evitata se i servizi sociali avessero potuto tendergli una mano in tempo. Ne è convinto Mark Wiedmer, portavoce dell’Opera sociale del pastore Ernst Sieber, da sempre impegnato nella lotta alla povertà.

Morire di freddo in un paese ricco

“In una città così ricca come Zurigo – insorge Wiedmer- non è ammissibile morire di freddo. Ci sono persone così malate che non sono in grado di rendersi conto che non potranno sopravvivere in notti così gelide, che durano più a lungo del previsto. Ma disquisire su meno 5 o meno 10 gradi non ha alcun senso: le persone che dormono all’addiaccio, corrono seri rischi a partire dagli 8 gradi”.

Impossibile quantificare quanti sono i senza tetto, ma di sicuro le domande per un posto al coperto sono notevolmente aumentate. “Molte strutture sono al completo – aggiunge Wiedmer – o ci manca poco. Noi l’anno scorso abbiamo aggiunto venti letti supplementari è sono tutti completi. Oltre ai cento che conta la regione di Zurigo”.

Secondo Markus Nafzger, coordinatore del servizio dei senza tetto della città di Berna, nella capitale federale sarebbero una quindicina le persone che vivono attualmente in strada. Insomma, nulla a che vedere con quanto succede negli Stati Uniti o in Inghilterra.

Un bar per pagare i letti

Mario Stegmann, 50 anni, dirige un rifugio notturno a Berna, dove cinque strutture vengono finanziate con sovvenzioni pubbliche. Sa perfettamente che cosa significa non avere un tetto in Svizzera, poiché lui stesso ha conosciuto la vita di strada, ha dormito sotto i ponti e sulle panchine pubbliche, fino al giorno in cui ha preso parte alla realizzazione di un rifugio privato – “Sleeper” – attualmente situato nei dintorni della stazione.

Mario ci apre la porta della struttura quando fuori ci sono meno quattro gradi e il vento glaciale si fa pungente. L’edificio è malandato, ma i radiatori funzionano. In cucina si possono mangiare pasti per cinque franchi, mentre al piano di sopra ci sono sedici posti letto, tutti occupati. Tranne uno.

“Ospitiamo qualche marocchino e un africano del Ghana, ma la maggior parte degli utenti sono svizzeri. Quando non ci sono abbastanza letti – aggiunge Mario – aggiungiamo a terra dei materassi. Come faccio a lasciar fuori qualcuno quando si gela”?. Così, una notte, ha aperto le porte a 45 persone.

La casa è silenziosa. Mario non ha abbastanza personale per poter restare aperto anche di giorno. I suoi ospiti devono uscire ogni mattina e possono farvi ritorno dopo le dieci di sera. Molti di loro cercano di racimolare qualche franco per strada suonando, tanto per aver in tasca quanto basta per la notte e per mangiare un boccone a colazione.

Grazie all’attività de suo bar – il “Dead End” – Mario Stegmann riesce a far funzionare il rifugio che ha creato. Secondo gli esperti, alcolismo e droga sono spesso all’origine del disagio.

Ma Stegmann assicura di filtrare la propria clientela e consegna una carta di socio a tutte le persone che ritiene sicure. “Presso lo ‘Sleeper’ sono tollerati solo hashish e marijuana. Non sono sufficientemente equipaggiato – puntualizza – per far fronte a eventuali casi di overdose. E poi non voglio vedere aghi nei miei gabinetti”.

Strappi nelle maglie della sicurezza

In Svizzera, però, non dovrebbero esserci senza tetto, perlomeno teoricamente. E’ quanto pensa Christian Haas, responsabile della struttura diurna di accoglienza di Basilea: “Nessuno sceglie di essere senza tetto. La rete della sicurezza sociale dovrebbe impedire queste forme di emarginazione”.

“Spesso le persone che hanno bisogno di maggiore aiuto – aggiunge l’operatore sociale –soffrono di disturbi psichici che ostacolano l’inoltro di una richiesta di aiuto o di soccorso. Sei stai male, insomma, non sei incapace di ricordarti che ogni mattina alle 8 devi presentarti puntuale ai servizi sociali. Vivere in Svizzera non è sempre facile, bisogna avere competenze professionali e sociali”.

swissinfo, Tim Neville
(traduzione e adattamento dall’inglese Françoise Gehring)

Non sono poche le città in cui la polizia deve scortare i senza tetto in strutture devono possono rifugiarsi e trovare ristoro. A Zurigo, per esempio, i cittadini possono rivolgersi ad un numero d’urgenza se vedono una persona dormire per strada.

Berna e Ginevra hanno a disposizione 315 letti, mentre Basilea 75. In Ticino c’è Casa Astra, una sorta di casa-famiglia aperta 24 ore su 24.

Spesso i senza tetto possono trovare un posto per dormire solo nella regione in cui sono registrati. Il contributo richiesto per un alloggio è di 15 franchi, costo in parte coperto dai servizi sociali.

Alcune persone usano per questo denaro per comprarsi la droga.

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