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«Ogni paziente ha diritto al mio sostegno»

Il dottor Thierry Carrel nel suo ufficio all'Inselspital di Berna swissinfo.ch

Per il grande pubblico, il nome di Thierry Carrel è associato al ministro delle finanze Hans Rudolf Merz, al quale ha innestato cinque bypass in seguito a un malore. Responsabilità, stress e impegni di un cardiochirurgo.

All’indomani dell’intervento del 21 settembre, il medico aveva raccomandato al consigliere federale il massimo riposo. Qualche giorno fa, tuttavia, Merz ha annunciato che riprenderà pienamente le funzioni il 3 novembre, mettendosi inoltre a disposizione per la carica di presidente della Confederazione per il 2009.

swissinfo: Vista la gravità dell’intervento, Merz ha agito in modo responsabile?

Thierry Carrel: Presumo che il ministro si senta meglio, anche se da quando è stato dimesso dall’ospedale non ho più avuto contatti diretti. In generale, comunque, chi ha incarichi di responsabilità riesce a superare più rapidamente stati di debolezza o malattie. Se si tratta o meno di una scelta ragionevole non sta a me stabilirlo, ma allo stesso consigliere federale.

swissinfo: Lei lavora fino a cento ore la settimana. Un comportamento non certo salutare, che un medico dovrebbe evitare.

T.C.: Bisogna innanzitutto stabilire se questo onere supplementare di lavoro genera stress o se porta semplicemente a una riduzione del tempo libero. Se le ore trascorse in sala operatoria vengono affrontate con una certa serenità, ritengo non sia così stressante. Al contrario, quando devo rispettare diverse scadenze ravvicinate o perfino concomitanti, senza avere la possibilità di delegare – a causa di una carenza di personale – allora sento la pressione salire.

swissinfo: Come affronta il problema?

T.C.: Sfrutto quei piccoli ritagli di tempo che riesco a concedermi grazie a un’ottima organizzazione della mia giornata lavorativa. Faccio un’ora di sport un paio di volte la settimana, nella palestra dell’Inselspital perché raramente ho il tempo di uscire all’aria aperta.
A volte vado a piedi fino a casa invece di prendere il bus, per fare un po’ di movimento. Cerco di vivere la mia vita in modo più intenso rispetto al passato: una filosofia che sono riuscito a sviluppare nel corso degli anni.

swissinfo: Come si prepara alle operazioni?

T.C.: Ogni paziente ha il diritto di pretendere che io sia pienamente concentrato sul suo caso. Quando vengo chiamato d’urgenza per un’operazione, mi prendo il tempo – anche se soltanto per un paio di minuti – per prepararmi a quello che mi aspetta.

swissinfo: Come riesce a conciliare impegni di lavoro e vita privata?

T.C.: In questo tipo di professione, con responsabilità dirigenziali, è necessario avere la piena comprensione della propria famiglia e delle altre persone che ci circondano. Anche perché per i bambini non è sempre facile da accettare. Ho imparato che attività all’apparenza insignificanti come cucinare o mangiare assieme ai propri cari sono fondamentali. Ad esempio aiuto mia figlia, che la sera può stare alzata fino a tardi, a fare i compiti. Si possono fare diverse cose assieme, anche se il tempo è limitato.

swissinfo: Quando ail ministro Merz è stato ricoverato all’ospedale, i media erano già sul posto. Fin dove possono spingersi i giornalisti senza nuocere alla privacy di un paziente?

T.C.: Si tratta di un tema delicato, perché non esistono norme specifiche. Nel caso del consigliere federale Merz abbiamo rispettato tassativamente i desideri della famiglia e le raccomandazioni dei portavoce del governo e dell’ospedale. Nel breve lasso di tempo in cui si svolge un’azione – come nel caso del trasferimento del ministro da un ospedale all’altro – l’informazione ha già raggiunto numerose persone. Anche se sottostiamo all’obbligo di mantenere il massimo riserbo, non tutte le notizie possono essere controllate. I media funzionano secondo regole proprie e fino a quando la situazione non è chiarita, si lasciano andare a speculazioni. Ad esempio quando dopo l’operazione abbiamo precisato che la conferenza stampa si sarebbe tenuta soltanto 48 ore dopo, si è scatenato l’inferno.

swissinfo: In quanto medico non opera soltanto personalità politiche, ma anche gente comune. Incontra personalmente i propri pazienti?

T.C.: Già a livello ambulatoriale organizzo degli incontri con i pazienti per spiegare loro la situazione. Ritengo importante che le persone sappiano chi le opererà. È comunque una pratica che comporta costi elevati e non è sempre possibile garantirla in equal misura a tutte le persone ricoverate.

swissinfo: Le responsabilità a suo carico sono importanti. Come si sente quando impianta un nuovo cuore in un paziente, salvandogli così la vita?

T.C.: Se si esegue un’operazione convenzionale al cuore oppure si pratica un trapianto, si è sempre confrontati a un rischio scientifico e medico. Col tempo ci si abitua al peso della responsabilità. Io ci convivo giorno e notte. Anche quando sono in vacanza, di fatto sono comunque responsabile di ciò che accade nel mio reparto.

swissinfo: È confrontato spesso alla morte. Come riesce a gestire la perdita di un paziente?

T.C.: È un grosso fardello, soprattutto per i chirurghi più giovani. La morte di un bambino è molto più difficile da accettare rispetto a quella di una persona anziana che ha già vissuto parte della sua esistenza.

swissinfo: Cinque anni fa, il suo passaggio all’ospedale universitario di Zurigo è naufragato. Da quel momento regna una certa rivalità tra i due nosocomi.

T.C.: In Svizzera ci concediamo il lusso di ripartire i 5’000 interventi l’anno su 18 cliniche. Berna ha un cardiocentro privato e uno pubblico, che collaborano in modo ottimale. A Zurigo, invece, ci sono due istituti privati e due pubblici, per un analogo volume di pazienti. Rispetto al numero di abitanti, gli interventi nelle cliniche zurighesi sono soltanto la metà di quelli eseguiti nella capitale. Nella medicina di punta conta anche quante operazioni vengono effettuate in un determinato centro.


Intervista swissinfo, Susanne Schanda
(Traduzione e adattamento di Stefania Summermatter)

Le operazioni al cuore vengono eseguite in 18 cliniche, di cui cinque ospedali universitari (Basilea, Berna, Ginevra, Losanna e Zurigo).

Dal 2007 Berna e Basilea hanno creato un unico centro di competenze, ripartito sui due siti, nel settore della cardiochirurgia.

Collaborazioni sono in vigore anche tra gli istituti universitari di Ginevra e Losanna.

Il canton Zurigo dispone di due cardiocentri privati e due pubblici.

Thierry Carrel è nato a Friburgo nel 1960.

Ha studiato medicina alle università di Berna e Friburgo.

Dopo la laurea nel 1985 ha seguito una specializzazione, in parte all’estero, in chirurgia generale, vascolare e cardiaca.

Nel 1993 ha conseguito l’abilitazione all’università di Zurigo e successivamente è stato nominato professore nell’ateneo bernese.

Nel 1998 è stato eletto professore ordinario e direttore dell’istituto di chirurgia cardiaca e vascolare dell’ospedale universitario di Berna.

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