Prospettive svizzere in 10 lingue

Una borsa diversa dalle altre

Jakob Reiser accanto a uno speciale "veicolo promozionale", realizzato con materiale di seconda mano swissinfo.ch

In tedesco si chiama «Bauteilbörse», letteralmente «Borsa delle parti di edificio»: vi si possono acquistare mobili ed elettrodomestici provenienti da costruzioni poi demolite. Lo scopo non è però economico, bensì sociale ed ecologico.

Quella di Thun (canton Berna) è situata in un capannone-officina non lontano dalla stazione ferroviaria. A colpire sono alcuni elementi insoliti: il corrimano della scala che conduce al piano superiore è stato per esempio ricavato dalle pertiche recuperate in una vecchia palestra. Lo stesso vale per alcuni armadietti numerati, provenienti dagli spogliatoi. Tutto intorno, cucine, lavandini, rubinetti e tanto altro.

Quando un edificio sta per essere raso al suolo o completamente ristrutturato, grazie ai buoni contatti con le ditte di demolizione e gli architetti la Bauteilbörse viene informata e i responsabili possono prelevare gratuitamente – dopo averli attentamente controllati – gli elettrodomestici o gli impianti sanitari in buono stato e riutilizzabili.

«La borsa esiste da dieci anni e io ho partecipato dal progetto fin dall’inizio», spiega il responsabile Jakob Reiser, che ha deciso di cambiare radicalmente settore dopo una carriera con incarichi di responsabilità nell’economia privata e in ambito militare.

Ecologia e convenienza

«Se vengono adeguatamente puliti e revisionati, un lavandino, un gabinetto o una lampada possono ancora essere utilizzati per tantissimi anni senza il benché minimo problema», spiega Reiser.

Il vantaggio è doppio: da un lato, si evita che tonnellate di rifiuti finiscano in una discarica. Dall’altro, molte persone hanno la possibilità di acquistare a prezzi estremamente interessanti ciò di cui hanno bisogno.

In ogni caso, il responsabile della Bauteilbörse desidera precisare che l’attività di vendita «non costituisce assolutamente una concorrenza ai mobilifici e in generale all’economia privata: chi si rivolge a noi per acquistare una cucina di seconda mano a 2’000 franchi, evidentemente non potrebbe mai comprare un modello che costa 40 o 50’000 franchi».

Per quanto concerne i prezzi, Reiser fa un distinguo: «Ovviamente vendiamo a costi diversi gli oggetti che interessano a collezionisti – per esempio un determinato tipo di rubinetto o una lampada che non esiste più in commercio – da quelli che servono a persone con pochissimi mezzi».

Valore sociale

In Svizzera vi sono attualmente una ventina di stabilimenti simili (quello della città di Thun è stato uno dei primi), e anche all’estero si contano alcuni esempi, segnatamente in Germania e Francia. Jakob Reiser desidera però chiarire subito un aspetto: «La maggior parte delle borse in Svizzera funziona in modo analogo alla nostra e praticamente nessuna riesce ad autofinanziarsi».

D’altronde, spiega il responsabile, «non è questo l’obiettivo principale: il nostro è infatti un programma sociale, creato per offrire un’opportunità a persone in difficoltà. Gli impiegati dell’officina sono infatti disoccupati di lunga data, che ricevono l’aiuto sociale. Qui hanno la possibilità di svolgere un’attività diversificata, di acquisire nuove competenze professionali e quindi di reinserirsi nel mondo lavorativo».

A titolo di esempio, chi è attivo presso questa speciale borsa ha la possibilità di imparare a riparare oggetti, a restaurarli, a trasportarli e a venderli. Inoltre, gli impiegati acquisiscono dimestichezza con alcuni programmi informatici.

Spesso, «per queste persone è fondamentale ritrovare quella routine quotidiana che hanno perso da tanto tempo: alzarsi presto alla mattina, rispettare gli orari, portare a termine in compiti assegnati», rileva Reiser. «La mia più grande soddisfazione è quando – anche grazie a quanto imparato – uno dei miei impiegati riesce finalmente a ritrovare un’occupazione. Anche se non spesso, questo per fortuna avviene».

Questione di passione

Nel corso del decennio di trascorso alla Bauteilbörse, Reiser ha potuto constatare che l’età media dei partecipanti al progetto è sempre più bassa. «Molte di queste persone non dispongono di una formazione di base e hanno seri problemi linguistici», aggiunge.

«Io stesso mi trovo spesso a ricoprire tanti ruoli, oltre al mio lavoro di responsabile per questi apprendisti: padre, consigliere, pedagogo, psicologo… Si tratta di un’attività che richiede molta passione, ma la svolgo con grande piacere poiché mi identifico profondamente in questo progetto.»

Anche perché, conclude, «in passato ho sperimentato sulla mia pelle cosa significa essere senza lavoro. So benissimo che differenza fanno 50 franchi in più o in meno alla fine del mese per chi si trova in questa situazione!».

Le persone domiciliate in Svizzera che non riescono a far fronte ai loro bisogni o a quelli della famiglia possono ricevere prestazioni cantonali nel quadro dell’aiuto sociale pubblico.

I sostegni oscillano tra i 600 e i 2’600 franchi, secondo il numero di persone che compongono il nucleo famigliare; complessivamente, gli aiuti totalizzano circa 3,3 miliardi di franchi all’anno.

Nel 2008, i beneficiari dell’aiuto pubblico erano 221’262, il 2,9% della popolazione.

Si tratta per la maggior parte di persone sole che vivono in città e di età compresa tra i 18 e i 25 anni; il 46% è di origine straniera.

Oltre la metà dei beneficiari (55%) non dispone di alcun diploma professionale.

I cittadini elvetici residenti in un altro paesepossono rivolgersi all’Aiuto sociale degli Svizzeri all’estero della Confederazione o all’Organizzazione degli Svizzeri all’estero.

(fonti: Ufficio federale di statistica, Conferenza svizzera delle istituzioni dell’aiuto sociale).

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR