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Stranieri uguali

La commissione valuta positivamente l'impostazione di fondo della nuova legge sugli stranieri in discussione, ma chiede alcune modifiche Keystone

Evitare discriminazioni tra cittadini dell'Ue e quelli di stati terzi e rafforzare l'integrazione. Queste le rivendicazioni della Commissione federale degli stranieri.

La politica svizzera degli stranieri è in pieno movimento. Dopo lunga attesa, il 1° giugno entreranno in vigore i trattati bilaterali con l’Unione europea, tra i quali figura anche l’accordo sulla libera circolazione delle persone. Parallelamente, a livello parlamentare, sono in corso diverse riforme in questo settore tra cui il progetto per una nuova legge sugli stranieri, presentata dal governo lo scorso marzo.

Garantire la parità di trattamento tra stranieri

L’impostazione di fondo della revisione soddisfa le attese della Commissione federale degli stranieri (CFS), ha spiegato il suo presidente, Francis Matthey, alcuni punti andrebbero tuttavia urgentemente modificati o completati.

Se in materia di ammissione le differenze tra cittadini della zona UE/AELS e quelli di Stati terzi si giustificano in virtù degli accordi con Bruxelles, in relazione allo statuto degli stranieri residenti in Svizzera legalmente da molto tempo, la nuova legge dovrebbe garantire una parità di trattamento.

Una rivendicazione che si applica in particolare al capitolo sul ricongiungimento famigliare. La CFS chiede di sopprimere la condizione che vincola questo diritto alla coabitazione dei coniugi. Una condizione che svantaggia le famiglie in cui uno dei genitori proviene da uno stato all’infuori dell’area UE/AELS, e che potrebbe penalizzare anche svizzeri e svizzere sposate con persone di Stati terzi.

Lotta al lavoro nero

Il principio, fissato nella legge, di limitare l’immigrazione dagli Stati terzi nel quadro di contingenti annuali riservandoli a quadri dirigenti, specialisti e, in generale, a personale specializzato divide la Commissione. Per alcuni membri l’apertura del mercato del lavoro a persone non qualificate rallenterebbe i cambiamenti strutturali necessari in alcuni settori economici elvetici, a giudizio di altri tale sistema d’ammissione è invece discriminatorio e rischia di favorire il lavoro nero e la presenza di clandestini.

Salomonicamente la CFS invita perciò ad applicare la parità di trattamento perlomeno tra tutti gli stranieri una volta ammessi nella Confederazione, indistintamente dalla loro provenienza. Per contrastare il diffondersi di attività illegali e di immigrazioni clandestine la Commissione auspica inoltre che la nuova legge federale contro il lavoro nero entri in vigore prima, o perlomeno contemporaneamente alla nuova legge sugli stranieri.

Integrazione e scolarizzazione da potenziare

Miglioramenti sarebbero da apportare anche nel capitolo dedicato all’integrazione. Il riconoscimento a livello di legge di questo importante elemento della politica degli stranieri e l’obbligo per i cantoni di istituire servizi che fungeranno da interlocutori per progetti in materia di integrazione vengono considerati significativi passi in avanti. La CFS critica però la mancanza di un chiaro e vincolante impegno finanziario da parte della Confederazione a sostegno di questi progetti.

L’incoraggiamento ad una formazione scolastica sempre migliore anche per la popolazione straniera è infine un altro aspetto che secondo la Commissione dovrebbe essere esplicitamente menzionato in una legge sugli stranieri adeguata alle nuove esigenze sociali ed economiche.

Luca Hoderas

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