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Sui mercati l’ombra del conflitto in Iraq

La borsa subisce le conseguenze del nuovo scenario bellico Keystone

Sfumata l'ipotesi di una guerra lampo in Iraq, le borse di tutto il mondo hanno segnato un netto calo seguendo i segnali negativi giunti da Wall Street.

Al tempo stesso il prezzo del petrolio è tornato a salire mentre il dollaro ha perso quota nei confronti del franco e dell’euro.

«Il fine settimana ha fatto capire che questa guerra del Golfo sarà più feroce, più sanguinosa e durerà di più di quella del 1991», ha dichiarato al Tages Anzeiger l’economista Janwillem Acket della banca Julius Bär.

La resistenza incontrata dalle truppe della coalizione angloamericana in Iraq ha messo in crisi gli operatori e gli investitori. Le maggiori borse europee si sono improvvisamente sgonfiate. Il tracollo è stato il più duro registrato negli ultimi cinque mesi.

La borsa svizzera particolarmente toccata

L’indice SMI dei maggiori titoli svizzeri ha registrato un tonfo del 5%, perdendo di più rispetto al calo medio europeo, che è stato del 4,4%.

Nella giornata di lunedì l’indice Dow Jones era sceso di 3,4 punti percentuali, mentre martedì a Tokio l’indice principale il Nikkei ha chiuso con un calo del 2,33%.

Finita l’euforia

La fiducia degli operatori in una guerra di breve durata aveva innescato la scorsa settimana una sorta di euforia. Gli indici erano saliti dando adito a speranze di una ripresa duratura. Ma le notizie giunte dal fronte iracheno durante il fine settimana hanno prodotto un’inversione di tendenza.

Segno che è tornato a regnare il pessimismo diffuso alla vigilia della guerra dai principali osservatori economici. Come di consueto in momenti di crisi dovute a conflitti, gli investitori riscoprono la sicurezza dell’oro o si rifugiano in titoli meno volatili come le obbligazioni.

E l’oro si conferma puntualmente come “porto sicuro”: lunedì a New York il mercato dell’oro ha reagito alla forte domanda con un aumento di oltre l’1% del prezzo per un’oncia.

Risale il prezzo del petrolio

Sempre dall’Iraq, l’incertezza sul numero effettivo di pozzi di petrolio in fiamme ha fatto fare un balzo consistente anche ai prezzi del greggio, riportandoli al di sopra di 28 dollari al barile.

Anche per quanto riguarda il petrolio, l’avvio della guerra la scorsa settimana era coinciso con un calo dei prezzi sui mercati mondiali, che sembrava sconfessare tutte le previsioni pessimistiche della vigilia. Mentre ciò che sta accadendo ora rientra tutto sommato nelle previsioni.

Non è comunque solo il conflitto in Iraq a determinare l’ascesa dei prezzi del petrolio. I mercati guardano con preoccupazione anche alla Nigeria, uno dei principali produttori di petrolio, un paese sempre più instabile a causa dei conflitti etnici.

Dollaro in calo rispetto al franco

Di fronte alla resistenza imprevista delle truppe fedeli a Saddam Hussein, il dollaro ha pure iniziato a perdere colpi rispetto all’euro e al franco svizzero.

Secondo l’economista Hans Redecker della banca parigina BNP, «attualmente bisogna essere veramente esperti di armamenti e strategie belliche per potere effettuare transazioni finanziarie con successo».

Previsioni poco rassicuranti

Nell’ottica di una ripresa della congiuntura i segnali sono abbastanza preoccupanti. Innanzitutto l’indebitamento degli Stati Uniti, ai quali Georges Bush ha appena chiesto un credito supplementare di 62 miliardi di dollari per finanziare le operazioni in Iraq, non è un elemento rassicurante. Di certo questo aspetto ostacolerà la ripresa del dollaro.

Altro elemento a rischio: il prezzo del petrolio, che negli ultimi mesi è stato particolarmente elevato, frenando il processo di ripresa economica. Attualmente è impossibile dire come si comporterà questo indicatore a lungo termine.

Certo durante la guerra i mercati continueranno a fare le bizze, a seconda delle notizie dal fronte. Ma alla fine della guerra gli investitori potranno ritrovare la fiducia?

«Non è tanto sicuro», sostiene l’economista Philippe Schindler della banca LODH di Ginevra, «le spaccature provocate dall’unilateralismo americano sulla scena internazionale lasceranno un sentimento di insicurezza sui mercati finanziari».

swissinfo, Rolando Stocker

Lo SMI perde il 5% in un solo giorno
Nella media europea le borse scendono del 4,4%
Il petrolio aumenta di 1,24 dollari al barile

Dopo la momentanea euforia al momento dello scoppio della guerra la scorsa settimana, torna il realismo sui mercati mondiali. Le borse di tutto il mondo sono in drastico calo.

In prezzo del petrolio riprende a salire, mentre gli investitori tendono a cercare rifugio nell’oro e nelle obbligazioni.

Il franco svizzero segue l’euro, rafforzandosi nei confronti del dollaro.

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