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Svizzera: oltre una persona su dieci è povera

Le donne, soprattutto se straniere, dispongono spesso di una formazione insufficiente per garantirsi un'esistenza economicamente sicura. Caritas

Uno studio di Caritas conferma: esiste una relazione diretta tra la formazione scolastica e la povertà che tocca il 10% - 12% della popolazione residente in Svizzera.

L’organizzazione di aiuto sociale chiede una maggiore attenzione alle pari opportunità nella scuola, oltre ad aiuti mirati a nella politica del lavoro e della famiglia.

Sono 850’000 le persone che vivono al disotto del livello di povertà; un abitante su dieci ha dunque delle difficoltà a sbarcare il lunario. Il 60% di questi vivono in famiglie. Sono ben 220’000 i minorenni a vivere in queste condizioni.

Le cifre, identificate dalla Conferenza svizzera delle associazioni d’azione sociale (COSAS), affermano che per una persona singola è necessario un reddito di almeno 2’200 franchi mensili; 4’300 per una famiglia con due figli. Con questa cifra è possibile coprire le spese di base; affitto, assicurazione malattia, alimentari.

«La povertà è uno scandalo sociale per un paese ricco come il nostro», afferma con animosità Jürg Krummenacher, direttore di Caritas svizzera. Con i risultati di una ricerca sul tema, l’istituzione cattolica reclama la creazione di un programma nazionale di lotta alla povertà.

Lo studio, presentato lunedì a Berna, traccia un profilo delle persone che vivono nell’indigenza. Da questa costatazione nasce la domanda: cosa può fare la società per risolvere il problema? Caritas cerca di dare delle risposte.

La formazione, un elemento centrale

Il risultato principale è l’evidenziazione del nesso fra formazione scolastica e povertà. Nel segmento di popolazione fra i 30 e i 64 anni, l’86% di chi ha frequentato solo le scuole dell’obbligo ha un lavoro. La cifra aumenta al 92,9% per chi ha un diploma professionale e al 95,6% per chi è stato all’università.

Sono soprattutto i giovani a soffrire di questa situazione: chi non dispone degli strumenti per affermarsi nel mondo del lavoro ha delle difficoltà nel trovare un suo posto nella società e definire la propria identità. L’aumento di problemi psichici e delle dipendenze non deve stupire, costatano gli autori.

Il pericolo di scivolare nella povertà e nel disagio si delinea infatti già in giovane età. Chi non riesce a seguire un corso lineare di formazione è a rischio di emarginazione. Senza diplomi, le possibilità di affermarsi nel mondo del lavoro sono limitate.

Famiglia e salute

Il livello di formazione definisce inoltre la scelta del partner per la vita. Anche i figli, cresciuti in un ambiente in cui la formazione non ha un valore preponderante, hanno poi maggiore difficoltà nel superare le prove scolastiche. Si apre dunque a livello sociale un circolo vizioso da cui è difficile uscire.

Ci sono inoltre dei chiari rapporti fra formazione, salute e aspettativa di vita. Chi ha una formazione minima è più soggetto a malattie, ha una probabilità maggiore di scivolare nell’invalidità e vive statisticamente meno di chi è stato più a lungo sui banchi di scuola.

A soffrire di condizioni base sfavorevoli, sono inoltre le donne sole con figli a carico. Tra queste, sono di nuovo quelle senza una formazione che non riescono ad avere un reddito sufficiente. Per loro è praticamente impossibile conciliare l’impegno educativo e il lavoro. In situazioni analoghe, le donne con una solida formazione hanno migliori possibilità, trovando lavoro a tempo parziale con una retribuzione adeguata.

Un nuovo patto sociale

Gli autori dello studio decretano di fatto il fallimento di gran parte dei tentativi, promossi negli anni ’60 e ’70 di migliorare il sistema scolastico. Già da oltre trent’anni si sa che la scuola è un elemento centrale per garantire le pari opportunità nella vita. I risultati raccolti sembrano però sconfessare gli sforzi intrapresi.

Visto che la povertà è un peso per la mano pubblica ed è fonte di numerosi problemi sociali, Caritas chiede ora un cambiamento di prospettiva: è necessario intervenire alla radice del problema, adeguando le strutture alle necessità. Solo così, afferma lo studio, si possono poi evitare dei problemi successivi.

Il catalogo di proposte parte dalla garanzia delle pari opportunità nella scuola. Si esige poi una maggiore attenzione alla formazione professionale, garantendo un numero maggiore di posti di tirocinio e un’assistenza per chi ha poca costanza o dimostra altri problemi.

Inoltre Caritas auspica un maggiore sostegno delle famiglie, soprattutto alla nascita dei figli. Con un’adeguata offerta di asili nido e strutture di consulenza si potrebbero evitare all’origine numerosi problemi di integrazione e scolastici.

swissinfo

850’000 persone vivono sotto la soglia di povertà
220’000 sono minorenni
2’200 franchi al mese il minimo esistenziale per una persona in Svizzera

Chi è povero in Svizzera?

– Il 10% circa della popolazione vive nella precarietà per lunghi periodi.

– Un numero ancora maggiore soffre per dei periodi limitati; il problema è legato ad un periodo di disoccupazione, ad un divorzio; una formazione medio bassa è molto spesso una ragione che non facilita l’uscita dalla difficile situazione.

– Il gruppo più colpito è rappresentato dalle donne con figli a carico e senza formazione professionale; le donne straniere sono le più a rischio povertà.

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