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Svizzera, ultimo porto per i richiedenti l’asilo?

Esclusa dal nuovo sistema europeo, la Svizzera potrebbe vivere una nuova ondata di richieste d'asilo.

Il paese non fa infatti parte di EURODAC, il sistema informatizzato per identificare le impronte digitali dei richiedenti l’asilo che entra in vigore mercoledì.

A Berna i timori trovano conferma: le domande d’asilo potrebbero aumentare nei prossimi mesi. In effetti, la Svizzera potrebbe essere la sola speranza in Europa occidentale per tentare una seconda volta una domanda d’asilo.

“Le ragioni sono oggettive”, sottolinea Monique Rametti-Greiner. Ma per la vice-direttrice dell’Ufficio federale di giustizia è difficile quantificare l’impatto dell’introduzione del nuovo sistema elettronico EURODAC. Il sistema farà dei quindici paesi dell’UE un unico centro d’accoglienza per i profughi.

Isolamento federale

Per Dominique Boillat, portavoce dell’Ufficio federale dei rifugiati, le cifre ipotizzate da alcuni sono esagerate. Si parlava infatti di oltre 100’000 richieste supplementari. Il problema non sta nel sistema informatico in quanto tale. Piuttosto il problema sta nella volontà dei quindici di unificare le rispettive procedure d’accoglienza. Nella costruzione di questa politica unitaria la Svizzera è isolata. “E questo è grave”, commenta Boillat.

Dal 15 gennaio 2003 ogni persona superiore ai 14 anni che entra in Europa illegalmente verrà registrata e le sue impronte digitali finiranno nella banca dati comune.

Procedure coordinate

Ad ogni controllo di polizia le autorità potranno verificare se la persona ha già depositato una domanda d’asilo in un altro paese. EURODAC è la base elettronica per il controllo.

Nel caso risultasse una procedura in corso o archiviata, la persona soggiornante illegalmente nel paese, verrà rimandata nel primo paese d’arrivo in Europa. Da qui la procedura avrà il suo corso naturale.

I dati saranno conservati per dieci anni, nel caso si tratti di una persona richiedente l’asilo. Due anni in tutti gli altri casi. Il sistema è gestito dalla Commissione europea e i costi vengono ripartiti sui vari stati.

Aderire alla Convenzione di Dublino

L’entrata in servizio del nuovo sistema aumenta dunque l’interesse di Berna ad aderire alla Convenzione di Dublino e agli Accordi di Schengen sulla collaborazione giudiziaria e di polizia.

I negoziati fra Svizzera e UE continueranno, dopo la pausa natalizia. Un incontro è previsto per la fine di gennaio.

In attesa di una soluzione definitiva, la Svizzera continuerà a collaborare caso per caso. “Ma se chiediamo un’informazione a un paese vicino – conclude Dominique Boillat – ci sentiamo già ora rispondere: ma non è molto pratico”.

swissinfo, Barbara Speziali, Bruxelles

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