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Svizzera-Europa: Bruxelles non cambia idea

Le bandiere di Svizzera ed Unione europea non sventolano ancora nella stessa direzione Keystone Archive

La Commissione europea conferma che gli accordi conclusi con la Svizzera su Schengen e sull'estensione della libera circolazione delle persone sono legati.

Bruxelles si dice inoltre sorpresa dalle reazioni suscitate a Berna dopo questa dichiarazione e ricorda che si tratta di un legame politico e non giuridico.

L’agitazione sollevata in Svizzera dopo le dichiarazioni della commissaria europea alle relazioni esterne non trova a sua volta spiegazioni a Bruxelles.

Lunedì, Benita Ferrero-Waldner aveva affermato che la Svizzera potrà aderire allo spazio di Schengen solamente se nel referendum del 25 settembre il popolo elvetico dirà di sì anche all’estensione della libera circolazione delle persone ai dieci nuovi Stati membri dell’Unione europea (Ue).

«Tra i due accordi non esiste alcun legame giuridico, ma piuttosto una relazione di natura politica e pratica, ciò che mi sembra logico», aveva dichiarato Ferrero-Waldner.

Una considerazione confermata martedì anche dalla Commissione europea. A Bruxelles si è infatti dell’idea che i cittadini europei non debbano soltanto poter lavorare liberamente all’interno dell’Unione, ma anche poter viaggiare senza controlli sistematici alle frontiere.

«La libera circolazione delle persone è alla base del trattato di Schengen», ha affermato un alto funzionario dell’Ue.

Non c’è Schengen senza libera circolazione

A Bruxelles si è ben coscienti del fatto che ci siano membri dell’Ue che non partecipano allo spazio Schengen. Ma non esiste alcun Paese, membro di Schengen, che non aderisca al principio della libera circolazione delle persone.

«Questo vale anche per gli Stati che sono al di fuori dell’Unione, come la Norvegia e l’Islanda», osserva il portavoce del commissario europeo alla giustizia Franco Frattini.

È però importante precisare che questi due Paesi, a differenza della Svizzera, fanno parte dello Spazio economico europeo.

Sorpresi dello stupore

In quello che sembra un alternarsi di stupore, a Bruxelles mal si comprendono le esternazioni di sorpresa manifestate lunedì a Berna dal ministro di giustizia Christoph Blocher e dalla responsabile degli affari esteri Micheline Calmy-Rey di fronte all’esistenza di un legame tra Schengen e libera circolazione.

«Chi ha preso parte ai negoziati tra Svizzera ed Europa era ben al corrente di questo legame», commenta il portavoce di Frattini, rispedendo di fatto la palla nel campo elvetico.

A questo proposito, la vicedirettrice dell’Ufficio federale di giustizia Monique Jametti Greiner – la quale ha diretto la delegazione elvetica durante i negoziati su Schengen – riconosce che, effettivamente, esiste un legame «di sostanza» tra i due dossier.

A suo parere però, sarebbe teoricamente possibile applicare il trattato di Schengen anche in caso di rifiuto popolare dell’estensione dell’accordo sulla libera circolazione ai dieci nuovi Paesi dell’Ue.

L’importanza del voto di settembre

In un comunicato, il consigliere federale Joseph Deiss ha dal canto suo ribadito che «non esiste alcun legame giuridico tra le due questioni».

La possibilità di fare questo legame – ha indicato il responsabile del Dipartimento federale dell’economia – è sempre esistita durante i negoziati, ma la Commissione lo ha riconosciuto ufficialmente soltanto lunedì.

Il voto del 25 settembre è ad ogni modo di capitale importanza. «Un rifiuto comporterebbe gravi conseguenze sulle relazioni tra Svizzera e Unione europea, la quale non accetterà una discriminazione tra i suoi membri», ha ammonito Deiss.

swissinfo, Simon Thönen, Bruxelles
(traduzione e adattamento: Luigi Jorio)

Fino ad ora, soltanto tre dei nove accordi contenuti nei Bilaterali II sono stati ratificati dalla Svizzera e dall’Unione europea (Ue).

Si tratta della fiscalità del risparmio, delle disposizioni applicabili ai prodotti agricoli trasformati e della doppia imposizione per i funzionari pensionati dell’Ue residenti in Svizzera.

Gli accordi di Schengen/Dublino e quelli sulla partecipazione elvetica all’Agenzia europea per l’ambiente sono stati, al momento, ratificati solamente da Berna.

Gli accordi di cooperazione in ambito statistico, audiovisuale e nella lotta contro la frode non sono invece stati ratificati da nessuno dei due.

5 giugno: il popolo svizzero ha accettato l’adesione ai trattati di Schengen/Dublino con il 54,6% dei voti.
25 settembre: l’elettorato elvetico sarà chiamato ad esprimersi sull’estensione della libera circolazione delle persone ai 10 nuovi membri dell’Unione europea.
I due fanno parte degli accordi bilaterali tra Svizzera e Unione europea.

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