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Svizzera-Sudafrica: Regli non testimonierà nel processo Basson

Peter Regli non testimonierà nel processo in corso in Sudafrica a carico del "Mengele locale" Keystone

L'ex capo dei servizi segreti militari Peter Regli non sarà chiamato a testimoniare al processo in corso in Sudafrica contro il "dottor morte" Wouter Basson.

Sembra così sfumare la possibilità che un’autorità straniera faccia luce sulle relazioni, tutt’altro che chiare, che gli 007 elvetici intrattenevano con il regime dell’Apartheid. Intanto in Svizzera è spuntato un nuovo testimone che potrebbe rimettere Regli in difficoltà.

“L’Alta corte di Pretoria non ha riconosciuto Peter Regli come testimone”, ha detto mercoledì il procuratore pubblico sudafricano Anton Ackermann. Il ricorso presentato dall’accusa contro la decisione dei giudici, presa nell’ottobre scorso, non ha avuto l’esito da lui sperato.

La comparizione di Regli in tribunale è quindi esclusa: la sua testimonianza potrebbe però tornare d’attualità se in febbraio i giudici assolveranno Basson. A quel punto il fatto che non sia stato tenuto conto di Regli potrebbe costituire un motivo supplementare per impugnare la sentenza, ha spiegato Ackermann.

Se invece Basson verrà condannato la testimonianza di Regli diventerà superflua. Considerato il caso da un’ottica elvetica verrà quindi a mancare un’occasione per fare chiarezza che lo stesso Regli voleva cogliere, anche per far fronte alle critiche avanzate dalla stampa sulle sue “relazioni pericolose”.

Nuovo testimone

Il diretto interessato, interpellato mercoledì dall’ats, non ha voluto prendere posizione. Intanto, una nuova testimonianza viene ad aggiungersi a carico dell’ex capo dell’ intelligence militare, che finora aveva sempre sostenuto di aver ricevuto una sola volta Basson nel suo ufficio a Berna, all’inizio degli anni ’90.

Un 33enne svizzero ha dichiarato alla radio DRS di aver avuto conoscenza diretta, nella sua qualità di autista, di diversi incontri tra Regli, Basson, il generale di polizia sudafricano Lothar Neethling e Jürg Jacomet, agente segreto di milizia e uomo di fiducia di Regli nonché trafficante d’armi morto di cancro nel 1998.

Secondo il “Tages-Anzeiger” il nuovo teste, il cui nome è taciuto per sua protezione, avrebbe svolto diversi lavori per Jacomet e avrebbe conosciuto molto bene Neethling. Sempre stando al giornale zurighese, l’uomo, gravemente malato, è stato ascoltato da un funzionario del Dipartimento federale della difesa (DDPS), che lo ha visitato in ospedale.

Il 33enne, riferisce ancora il Tages-Anzeiger, avrebbe dichiarato di aver accompagnato il “dottor morte” almeno 15 volte a Berna negli uffici dei servizi segreti. Secondo il teste, Regli lo avrebbe conosciuto prima e meglio di quanto abbia finora ammesso davanti a superiori e parlamentari inquirenti: Basson sarebbe stato già dal 1986 un ospite frequente dei servizi segreti elvetici.

Oswald Sigg, capo dell’informazione del DDPS, ha confermato che l’uomo è stato visitato su sua richiesta da un funzionario del dipartimento. È tuttavia difficile valutare la credibilità delle sue asserzioni. Gli appunti sul colloquio sono comunque a disposizione degli inquirenti, ha aggiunto Sigg.

Dal 2 novembre è in corso un’indagine amministrativa del DDPS sui rapporti di Regli con il Sudafrica. In particolare si vuole chiarire se ci sia stato davvero un accordo segreto tra i servizi dei due paesi in fatto di armi chimiche. Anche la delegazione delle commissioni di gestione delle Camere federali vuole vederci più chiaro: il 12 novembre ha deciso un complemento all’inchiesta che aveva promosso nel 1999.

Durante il processo a Pretoria Wouter Basson, direttore dei laboratori militari del regime dell’apartheid, aveva dichiarato lo scorso 27 luglio di aver negoziato nel 1992 con la Russia, insieme ai servizi segreti svizzeri, l’acquisto di 500 chili di Mandrax (una potente droga) che le Forze di difesa sudafricane volevano utilizzare per “controllare” i manifestanti di colore.

Sempre secondo Basson citato dalla stampa sudafricana, i servizi svizzeri avrebbero inoltre negoziato con i russi un affare ancora più grosso per l’acquisto di materiale nucleare.

Il cardiologo e generale di brigata Basson, noto come “dottor morte” o “il dottor Mengele sudafricano”, intratteneva numerosi contatti con la Svizzera, dove sarebbe venuto a più riprese: nel 1993 fu anche arrestato e interrogato dalla Procura di Zurigo per una vicenda di false obbligazioni.


swissinfo e agenzie

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