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Svizzeri nel cuore della lotta antidoping

Laboratorio svizzero di analisi del doping presente a Torino per i controlli del sangue Keystone

L'Agenzia mondiale antidoping (AMA) ha affidato al Laboratorio svizzero di analisi del doping di Losanna il compito di effettuare i test sanguigni alle Olimpiadi.

La sede del biologo Martial Saugy e della sua equipe, che lavorano in stretta collaborazione con un laboratorio italiano, si situa in un centro ospedaliero alla periferia di Torino

Proprio all’inizio dei Giochi olimpici, nel corso della cerimonia di inaugurazione, il presidente del Comitato internazionale olimpico (CIO) Jacques Rogge aveva chiesto agli atleti:

“Gareggiate secondo uno spirito di correttezza, improntato alla comprensione reciproca e al rispetto”. E aveva loro rivolto il seguente appello: “Partecipate lealmente, rifiutate il doping”.

Ma appena sei giorni dopo la prima gara olimpica, ecco che il primo controllo con esito positivo ha dovuto essere annunciato dal CIO. Concerneva la russa Olga Pyleva, vice campionessa olimpica dei 15km nel biathlon. Le conseguenze sono state immediate: ritiro della medaglia ed espulsione dai Giochi olimpici.

Poi, nella notte tra il 18 e il 19 febbraio, ecco che la polizia italiana rende visita alla squadra austriaca di biathlon e di sci di fondo. La presenza a Torino di Walter Meyer ha avuto l’effetto di una dinamite.

Dare la caccia a chi bara

L’allenatore austriaco è stato infatti messo al bando dalle Olimpiadi fino al 2010. Per una ragione ben precisa: quattro anni fa, a Salt Lake City, era stato scoperto con del materiale per la trasfusione sanguigna.

Così a Torino sono state eseguite perquisizioni e controlli antidoping su dieci atleti individuati dal CIO. Sul posto le forze dell’ordine hanno trovato materiale medico, in parte utilizzato, in parte no. L’apertura di un’inchiesta da parte della magistratura italiana è stata pertanto inevitabile.

Malgrado compromessi e divergenze tra chi è chiamato a gestire la questione del doping (CIO, AMA e autorità italiane), in Piemonte la determinazione nel dare la caccia a chi viola le regole è unanime e totale.

Due laboratori, due nazioni

Vedere per credere. Nel nuovo edificio di un centro ospedaliero situato alla periferia di Torino, più di cinquanta analisti lavorano infatti giorno e notte e senza sosta sui campioni degli atleti sottoposti ai controlli. Complessivamente durante le Olimpiadi sono stati effettuati più di mille controlli.

Le analisi delle urine competono al Laboratorio italiano, accreditato da Roma, mentre le analisi del sangue sono state affidate al Laboratorio svizzero di analisi del doping di Losanna. “Si tratta di un importante riconoscimento della serietà del nostro laboratorio. Da ormai oltre dieci anni – spiega Martial Saugy – ci siamo specializzati nelle analisi del sangue”.

Un ruolo di punta

Biologo di formazione, Saugy è pure il direttore del Laboratorio di Losanna che, grazie al prestigio acquisito nel campo delle analisi sanguigne, è stato scelto dall’Agenzia mondiale antidoping per effettuare i controlli alle Olimpiadi invernali.

Ma non bisogna credere che tutto sia stato facile. Anzi. L’AMA assume infatti delle decisioni di principio che poi vuole imporre agli organizzatori. Nel caso di Torino, il CIO e il Comitato organizzatore TOROC.

“Come era logico immaginare – continua Saugy – la decisione di inviare sul posto degli analisti stranieri, non è stata facilmente accettata né dal governo italiano, né dal TOROC. E anche per il CIO questo elemento di novità non è stato facile da gestire, perché normalmente preferisce trattare con un unico interlocutore e scelto dagli organizzatori”.

“Devo però dire che il mio collega del Laboratorio italiano, Francesco Botré, è stato molto cooperativo e ha fatto di tutto affinché anche noi di Losanna fossimo ben accetti a Torino”.

Una pubblicità incredibile

Impossibile, infatti, far transitare i campioni di sangue dalla Svizzera, a causa di un problema di territorialità nel quadro della legislazione italiana e in vista dell’applicazione delle sanzioni. Altra grande difficoltà la necessità di agire rapidamente una volta presa la decisione.

Il laboratorio svizzero ha infatti dovuto passare delle audizioni per comprovare la propria capacità di garantire la stessa qualità dei risultati ottenuti a Losanna, anche a Torino.

Gran parte del materiale di analisi ha dovuto essere trasferito da Losanna a Torino, mentre altre apparecchiature di alta tecnologia hanno dovuto essere affittate sul posto a spese del laboratorio svizzero.

Complessivamente per la durata dei Giochi olimpici sono state assunte otto persone del Laboratorio di Losanna con un contratto che ammonta a circa 100 mila euro.

“Non siamo venuti a Torino per i soldi – conclude Martial Saugy – ma per interesse e per raccogliere delle grandi sfide, possibili solo in contesti come questi. La nostra presenza alle Olimpiadi ci ha sicuramente fatto un’immensa pubblicità”.

swissinfo, Mathias Froidevaux di ritorno da Torino
(traduzione e adattamento dal francese Françoise Gehring)

8 gli analisti del laboratorio svizzero presenti a Torino per le analisi del sangue
Più di 1000 i controlli effettuati sugli atleti
A Salt Lake City, quattro anni fa, erano stati ufficialmente individuati 7 casi

Il Comitato internazionale olimpico e le autorità italiane si sono scontrate più volte sul tema del doping. Nel caso di infrazioni il CIO si accontenta solo di sanzioni sportive, mentre l’Italia considera il doping un delitto e pertanto soggiace al diritto penale.

Per questi Giochi olimpici è stato trovato un compromesso: il CIO si assume la responsabilità dei controlli, mentre chi si macchia di violazioni viene giudicato dalla giustizia italiana.

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