Prospettive svizzere in 10 lingue

Svizzeri per le riforme, soprattutto a scuola

Gli svizzeri vogliono un lingua straniera già alle elementari, meglio ancora se è l'inglese Keystone

Un sondaggio online tocca il polso alla voglia di riforme della popolazione svizzera: ne esce un'inaspettata voglia di nuovo soprattutto nell'educazione.

Su 26 grandi temi proposti, si identifica una volontà di cambiamento in 14 settori strategici della società.

Gli svizzeri sembrano essere innovativi e favorevoli alle riforme, in particolare nel campo della formazione: è quanto risulta da un sondaggio condotto su internet al quale hanno preso parte circa 13 mila persone.

La partecipazione volontaria intacca da una parte la rappresentatività, ma il grande numero di partecipanti assegna al sondaggio una certa rilevanza. Le novità principali sono l’abbandono di un primato del federalismo nella ricerca delle soluzioni per il futuro.

Il gruppo di volontari ha consegnato ora i risultati alla politica: «Adesso tocca ai politici prendere sul serio la volontà popolare e realizzare le riforme», ha affermato Daniel Läubli, presidente del comitato d’organizzazione.

Scuola più unitaria

La Svizzera è un paese federalista con 26 sistemi scolastici diversi. Malgrado molti progetti di unificazione e coordinazione siano falliti di fronte all’ostruzionismo regionale, l’87% dei partecipanti al sondaggio si è detto favorevole all’introduzione della scuola obbligatoria unificata in tutto il paese. Un segno dei tempi che la politica dovrà valutare.

Il 70% del campione sostiene l’idea di insegnare una lingua straniera già a partire dal secondo anno scolastico. Su questo fronte, la Conferenza dei direttori cantonali dell’istruzione ha trovato un accordo lo scorso autunno, proponendo una soluzione analoga.

La precedenza, per il 62%, va all’inglese, una tendenza forte soprattutto nella Svizzera tedesca. Il 59% afferma inoltre che i rudimenti della lettura e del calcolo andrebbero insegnati ai bambini già negli anni della scuola dell’infanzia.

I docenti dal canto loro andrebbero retribuiti in funzione delle prestazioni: questa riforma raccoglie il 53% dei consensi. Anche qui alcuni cantoni stanno studiando delle possibilità, ma valutare il successo di ciò che avviene in un’aula scolastica risulta difficile. Il risultato risicato è forse specchio di questo dilemma.

Indirizzi per le istituzioni

Il 65% ritiene poi che per risanare le finanze federali bisognerebbe operare tagli in campo militare: per il 59% le forze armate svizzere dovrebbero ridimensionarsi e trasformarsi in un esercito di professionisti. Anche qui si conferma quindi la politica federale, attuata contro il volere della destra conservatrice.

Altro settore di possibili risparmi, per il 52 per cento del campione, è quello dell’assistenza ai rifugiati. Il 65 per cento afferma peraltro che i disoccupati di età superiore ai 45 anni dovrebbero seguire obbligatoriamente corsi di perfezionamento professionale della durata di almeno un mese.

Raccolgono il 50 per cento dei consensi anche la generalizzazione del pensionamento flessibile, l’elezione del Consiglio federale da parte del popolo e l’introduzione del «numerus clausus» nelle università. Quasi la metà del campione, il 46 per cento, è favorevole all’introduzione della tassa sul CO2. Anche qui, la risposta al questionario si dimostra più semplice della realtà: i temi non sono nuovi, ma la ricerca di soluzioni si dimostra particolarmente difficile.

swissinfo e agenzie

«Prospettiva Svizzera» è un’idagine sul futuro sociale e politico del paese
Vi hanno partecipato 13’266 persone fra il 13 ottobre al 5 dicembre 2004
Internet è stata la base di diffusione del questionario

Il sondaggio online – per un totale di 48 domande – è stato condotto da quattro studenti dell’Università di San Gallo e Zurigo nell’ambito di un progetto denominato «Prospettiva svizzera».

L’inchiesta è nata su iniziativa dell’associazione studentesca «Vernunft Schweiz», un gruppo di ispirazione borghese dell’Università di San Gallo.

L’indagine è stata sostenuta dai tre presidenti dei partiti di governo di centro destra e dell’ex consigliera federale Ruth Metzler.

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