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Swatch Group su una strada piena di tranelli

Swatch Group Keystone

Il numero uno al mondo dell'orologeria presenterà giovedì dei risultati d'esercizio da primato. Anche per Swatch Group, però, il successo non è sempre garantito, afferma Gregory Pons, giornalista francese e membro del Grand prix di orologeria di Ginevra.

swissinfo.ch: Swatch Group prevede nel 2011 una cifra d’affari di oltre 7 miliardi di franchi e un aumento importante dei propri effettivi. Il sole è tornato a splendere sul gruppo?

Gregory Pons: Non si può dire il contrario. La situazione per Swatch Group è molto positiva. Vi sono però dei fattori di rischio che potrebbero prendere il sopravvento in un secondo tempo. La crescita del gruppo è legata in gran parte alle attività in Cina. E questa sovraesposizione può rivelarsi pericolosa in caso di inversione di congiuntura. Abbiamo visto ciò che è accaduto in Maghreb o in Egitto. Chi può dire che non succederà lo stesso in Cina? Nessuno può escluderlo.

Poi ci sono anche problemi industriali. Swatch Group mantiene la sua posizione di quasi monopolio sui movimenti, ma sempre più marchi hanno iniziato a sviluppare i propri. A medio termine, l’offerta del gruppo sarà dunque probabilmente meno interessante, anche se non è in quest’ambito che ottiene i guadagni maggiori.

Nonostante le cifre positive, ci si chiede dove stia andando Swatch Group, quale sia la sua strategia. Si è lasciato sfuggire Bulgari e praticamente tutte le compravendite degli ultimi anni. Non è più il motore trainante del mercato.

swissinfo.ch: L’arrivo della della seconda generazione Hayek alla guida di Swatch Group ha già avuto un impatto?

G. P.: Per il momento non ci sono stati grandi cambiamenti. Il figlio e la figlia vanno nella stessa direzione del padre. La forma è forse meno razionale, il figlio Hayek è più duro del padre. Ma nel business non ci sono stati stravolgimenti.

Per contro, non si escludono maggiori tensioni con gli altri gruppi.  Con l’assorbimento di Bulgari, l’Lvmh diventa il numero tre mondiale dell’orologeria (dietro a Richemont) e Swatch Group si ritrova così a dover far fronte a un concorrente importante (leader mondiale dell’insustria del lusso). Non si sa come evolverà la situazione. Quest’anno gli occhi di tutto il mondo saranno puntati su di loro.

swissinfo.ch: La forza del franco ha spinto i produttori di orologi ad aumentare i prezzi. Non è una strategia rischiosa?

G. P.: Tutti i marchi hanno alzato i prezzi dell’8-10%, ma la qualità degli orologi non è aumentata in modo proporzionale. Avrebbero fatto meglio a diminuire i prezzi per adattarli alla debolezza dell’euro o del dollaro. Ma i marchi hanno preferito sostenere i propri margini di guadagno in modo da poter continuare ad investire nella ricerca e nello sviluppo.

Continuare ad aumentare i prezzi in modo sconsiderato è come suicidarsi. I consumatori non sono idioti. Grazie ad internet possono controllare i prezzi nel mondo intero e sono coscienti che ci si prende gioco di loro aumentando sistematicamente i prezzi del dieci per cento. Swatch Group è nella media, non ha fatto né più né meno degli altri.

swissinfo.ch: Nel 2010 la progressione del fatturato di Swatch Group è stata più importante della media del settore. Come mai?

G. P.: Si chiama il “premio al leader”. I giganti diventano ancora più giganti, i piccoli più piccoli. In un mercato in crisi, i consumatori hanno bisogno di punti di riferimento e si rivolgono ai marchi più conosciuti e importanti. Swatch Group ha saputo trarre vantaggio dalla crisi e ne è uscito con una posizione ancor più dominante.

swissinfo.ch: Durante e dopo la crisi, Swatch Group ha dichiarato di non aver licenziato per ragioni economiche. Schietta verità o abile comunicazione?

G. P.: Non direi schietta verità, perché hanno comunque licenziato. Ma invece di agire come gli altri, licenziando cinquanta persone alla volta, hanno lasciato a casa tre persone a destra e due a sinistra. Hanno licenziato, certo, ma non come gli altri, ed ora stanno riassumendo personale molto più della concorrenza.

Hayek padre era un sopravvissuto della crisi del quarzo, negli anni Settanta. Sapeva esattamente che ci vogliono almeno cinque anni per ricostruire le équipe di lavoro che vengono soppresse. Aveva scommesso su una crisi piuttosto breve e ha preferito guadagnare un po’ meno e non trasferire le proprie attività, contrariamente ad altri marchi che oggi non riescono più a trovare personale.

swissinfo.ch: Nella sorpresa generale, l’Lvmh ha lanciato di recente un attacco al capitale di Hermes. Swatch Group potrebbe essere oggetto di un tentativo simile di presa di controllo?

G. P.: Nessun gruppo è al riparo dai predatori. La famiglia Hayek controlla soltanto il 40% circa delle azioni. Si potrebbe immaginare un’offerta pubblica di acquisto (OPA) ostile o degli stravolgimenti di alleanze tra i grandi azionisti che detengono circa il 20-25% del capitale.

Un domani, Bernard Arnault (Lvmh), un cinese sconosciuto o un fondo di investimenti potrebbero acquistare una parte importante del capitale e lanciare un’OPA sulle altre azioni. Ci sarebbe una bella battaglia. In Svizzera, il caso Oerlikon dimostra che anche con un patto famigliare chiuso, ci può essere rottura.

La miglior protezione per la famiglia Hayek è continuare sulla strada del successo e promettere cifre d’affari di 10 miliardi, rispetto ai sette attuali, con profitti e dividendi. Questo l’aiuterà a mantenere la solidità del patto tra gli azionisti.

Swatch Group ha registrato una cifra d’affari di 6,44 miliardi di franchi nel 2010. Un aumento del 18,8% rispetto all’anno precedente e perfino del 21,8%, se non si prendono in considerazione gli effetti del tasso di cambio.

Le vendite della divisione orologi e bijou del gruppo hanno raggiunto i 5,53 miliardi di franchi. Si tratta di una crescita del 24,5% superiore al 22,1% del settore orologiero nel suo insieme.

L’utile netto è aumentato del 41,5% a 1,08 miliardi di franchi e il risultato operativo del 59% a 1,44 miliardi.

Il gruppo prevede nel 2011 una cifra d’affari superiore ai 7 miliardi di franchi e prevede di investire tra 300 e 400 milioni di franchi nelle sue capacità di produzione.

Creato in Svizzera nel 1983, Swatch Group è il numero uno mondiale dell’orologeria. La sua sede principale è a Bienne, nel canton Berna. Il 40% circa del capitale del gruppo è nelle mani della famiglia Hayek e dei suoi famigliari.

Il gruppo detiene 19 marchi, tra cui Breguet, Omega, Tissot, Longines, Rado, Blancpain e Swatch.

Swatch Group indica di aver creato 1’600 impieghi lo scorso anno, portando i suoi effettivi a oltre 25’000 collaboratori. Prevede di impiegare quest’anno fino a 1’500 persone supplementari.

(Traduzione dal francese, Stefania Summermatter)

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