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Tiro incrociato sulla legge sulle armi

Opinioni contrastanti sulla legge sulle armi. www.irm.unizh.ch

Non soddisfa nessuno il progetto di revisione messo in consultazione a settembre: per la sinistra non è abbastanza restrittivo, per la destra lo è fin troppo.

Solo gli armaioli, divisi, non sembrano voler prendere posizione.

La proposta di revisione della Legge federale sulle armi, gli accessori di armi e le munizioni (LArm) posta in consultazione in settembre dal Dipartimento federale di giustizia e polizia, non accontenta nessuno: il disegno di legge, che mira a lottare contro il traffico illegale e ad identificare con maggiore precisione i proprietari, viene considerato non sufficientemente incisivo a sinistra, mentre è direttamente respinto al mittente da UDC e radicali.

La grande novità della revisione è l’obbligo, imposto a chi vuole acquistare un’arma, di presentare in ogni caso un permesso rilasciato dall’autorità cantonale. Scompare inoltre la differenza esistente attualmente fra il commercio d’armi a titolo professionale e quello fra privati: oggi solo nel primo caso i dati dell’acquirente vengono registrati.

Altre innovazioni di rilievo: la vendita di armi a raffica e particolarmente pericolose sarà vietata e gli oggetti assimilabili ad un’arma, quali le mazze da baseball, potranno essere sequestrate se portate in un luogo pubblico. Ogni arma, inoltre, dovrebbe venir contrassegnata in modo tale da poter risalire al suo proprietario e tener così sotto controllo il mercato.

La normativa intende poi porre un limite alla vendita di «soft air gun» e si propone infine di concedere maggiori competenze alla Confederazione onde evitare le attuali differenze d’interpretazione riguardanti, in particolare, il rilascio del porto d’armi e il controllo dei commercianti.

Critiche dalla sinistra…

La sinistra ritiene che la legge vada nella giusta direzione, ma che non sia sufficientemente restrittiva. Il Partito socialista critica il fatto che certi tipi di arma possano essere acquistati senza permesso e che il Consiglio federale abbia previsto diverse eccezioni.

Verdi e PS sono inoltre concordi nel deplorare il permesso di tenere a casa propria fucili e pistole militari. «L’assurda distribuzione di armi alle persone che hanno terminato i loro obblighi militari contribuisce in parte alla loro esportazione e al mercato illegale», scrive il Partito ecologista.

…da destra e dal centro…

Fra gli oppositori della nuova normativa, una delle principali critiche è il fatto che Berna si attribuisce competenze che dovrebbero rimanere ai cantoni. Secondo l’UDC, «non è accettabile che la Confederazione, e più particolarmente l’Ufficio federale di polizia, possa imporre ai cantoni prescrizioni amministrative e direttive».

L’UDC è contraria anche al punto centrale della riforma, la necessità di disporre di un’autorizzazione anche per acquisti fra privati. Secondo il partito di Ueli Maurer la normativa attuale – obbligo di diligenza e di stipulare un contratto scritto – è sufficiente.

Proprio queste nuove norme vengono invece accolte positivamente dal PPD, che sottolinea peraltro il diritto di ciascuno a possedere un’arma. Secondo il Partito liberale svizzero invece queste disposizioni non impediscono il mercato nero: il PLS propone di rimanere al contratto, firmato però in presenza di un testimone.

I radicali chiedono il puro e semplice rinvio al mittente, affinché la riforma possa essere rivista. Per il PLR, il testo è troppo complicato e metterebbe il bastone fra le ruote ai cittadini onesti, invece di colpire gli abusi.

… e dalle associazioni

Da parte loro i membri dell’Associazione svizzera degli armaioli non sono d’accordo fra di loro e non prenderanno posizione, ha spiegato un loro esponente, Daniel Wyss. La Federazione svizzera dei tiratori (FST) si oppone invece ai controlli previsti per la vendita di munizioni negli stand di tiro. Secondo la FST, finora non è emerso alcun abuso.

Economiesuisse critica l’ingerenza nella sfera privata, mentre la conferenza dei comandanti della polizia cantonale vede di buon occhio l’obbligo di un’autorizzazione di acquisto per privati, pur giudicando «problematica» l’applicazione di questa norma.

Infine, l’Associazione delle imprese svizzere dei servizi di sicurezza chiede che i porti d’arma siano concessi solo a chi ha seguito una formazione adeguata e ha superato un esame.

swissinfo e agenzie

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