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Toni concilianti dopo le polemiche tra Berna e Berlino

Rainer Brüderle dirige il ministero tedesco dell'economia dall'ottobre 2009 Keystone

"La vertenza fiscale è ormai quasi superata"; ha dichiarato il ministro tedesco dell'economia Rainer Brüderle, durante una visita a Zurigo. A suo avviso, un nuovo accordo di doppia imposizione tra Germania e Svizzera dovrebbe entrare in vigore entro la fine dell'anno.

I rapporti tra Svizzera e Germania sono stati contrassegnati negli ultimi due anni da grandi divergenze in ambito fiscale. Nel marzo 2009, l’allora ministro tedesco delle finanze Peer Steinbrück aveva impiegato parole dure nei confronti degli svizzeri, paragonandoli agli indiani e minacciando di “far ricorso alla cavalleria”.

Il governo tedesco aveva cercato di far pressione sulla Svizzera per contrastare la fuga di capitali dalla Germania. Sia il segreto bancario che gli attraenti modelli di tassazione applicati da alcuni cantoni svizzeri nei confronti di cittadini e aziende straniere erano finiti nel mirino delle autorità di Berlino.

Nel frattempo, le tensioni si sono ormai appianate, come si è potuto notare questa settimana durante la visita a Zurigo dell’attuale ministro dell’economia tedesco Rainer Brüderle, invitato nella città sulla Limmat dalla Camera di commercio Svizzera-Germania.

Le relazioni economiche tra i due paesi sono “intense e promettenti”, ha dichiarato Brüderle, lodando tra l’altro la sicurezza e la stabilità della Confederazione. “Tutti o quasi tutti i tedeschi vorrebbero vivere in Svizzera”, ha inoltre affermato il ministro dell’economia. Intervista.

swissinfo.ch: Come valuta i rapporti economici che la Germania intrattiene con la Svizzera?

Rainer Brüderle: Direi che sono un fattore di stabilità per entrambi i paesi. Sono alquanto intensi e in continuo aumento: negli ultimi 5 o 6 anni la progressione è stata del 50%.

Anche durante l’anno di crisi del 2009 non si è registrato un crollo. Ad esempio, le nostre esportazioni di macchinari sono diminuite del 50% a livello mondiale, mentre solo del 10% verso la Svizzera.

swissinfo.ch: Il fatto che la Svizzera non faccia parte dell’Unione europea (Ue) ostacola le relazioni economiche?

R.B.: Non credo che possa frenare relazioni economiche molto buone e promettenti. La Svizzera ha ormai ripreso quasi completamente “l’aquis communautaire”, ossia le regolamentazioni dell’Ue. Se fosse membro dell’UE, avrebbe però il vantaggio di poter prendere parte alle decisioni e potrebbe sicuramente far sentire una voce importante.

Bisogna però rispettare le decisioni del popolo elvetico. Se un giorno dovesse decidere diversamente, la Svizzera verrebbe cordialmente accolta dall’Ue.

swissinfo.ch: Le relazioni economiche bilaterali hanno sofferto in seguito alle polemiche in ambito fiscale?

R.B.: Non lo credo, anche perché questa vertenza è ormai appianata. Il nuovo accordo di doppia imposizione è pronto nelle grandi linee ed è stato parafato. Prevedo che potrà entrare in vigore entro la fine dell’anno.

swissinfo.ch: Riesce a capire il segreto bancario svizzero e la distinzione che sussiste nella legislazione elvetica tra frode e evasione fiscale?

R.B.: Questa differenziazione è irritante e difficilmente accettabile. Pensiamo all’attuale situazione in Germania: le persone con i redditi più bassi devono attualmente sopportare numerose misure di risparmio statali, ad esempio per quanto riguarda il settore sanitario o le indennità di congedo. Per queste persone è difficile capire che i cittadini più benestanti riescano invece ad evadere tranquillamente il fisco. Sono cose che non fanno piacere.

swissinfo.ch: La Svizzera è diventata la destinazione numero uno per i tedeschi che vogliono emigrare. La partenza di molti lavoratori qualificati crea problemi all’economia tedesca?

R.B.: Ci vediamo effettivamente un po’ confrontati ad una fuga di cervelli. Va però detto che anche molti svizzeri vengono a lavorare in Germania. Personalmente vedo piuttosto la Svizzera come uno spazio economico comune, alla stessa stregua dell’Austria. Disponiamo di una lingua e di valori comuni.

Sono inoltre un sostenitore del federalismo, anche in Germania e a livello europeo. Non voglio un solo Stato federale europeo, ma un’Unione europea con Stati sovrani. E la Svizzera dimostra che questa sovranità offre buone opportunità concorrenziali e permette di seguire più facilmente altre strade.

swissinfo.ch: Come mai l’Ufficio tedesco del lavoro cerca di reclutare manodopera in Svizzera, quando moltissime persone sono in cerca di lavoro in Germania?

R.B.: È sempre difficile trovare manodopera qualificata e si ha sempre bisogno di specialisti. La congiuntura è in fase di ripresa, mentre sta diminuendo il lavoro temporaneo. Vi sono dei settori strategici, come le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, in cui disponiamo di pochi specialisti. Li cerchiamo quindi dove se ne trovano.

Ma è una cosa che la Germania ha sempre fatto in passato. Alcuni decenni fa abbiamo ad esempio assunto manodopera qualificata dall’Italia per le nostre industrie automobilistiche.

Renat Künzi, Zurigo, swissinfo.ch
(traduzione Armando Mombelli)

Aprile 2009: l’OCSE inserisce la Svizzera nella cosiddetta lista grigia dei paesi non cooperativi per quanto riguarda lo scambio d’informazioni e l’assistenza amministrativa in caso d’evasione fiscale.

Settembre 2009: la Confederazione viene stralciata dalla lista grigia dopo aver sottoscritto 12 convenzioni di doppia imposizione rinegoziate secondo gli standard OCSE.

Ottobre 2009: lo scudo fiscale italiano crea tensioni fra Berna e Roma.

Dicembre 2009: Contenzioso con la Francia, che vuole utilizzare i dati rubati alla banca ginevrina HSBC per individuare presunti evasori.

Gennaio 2010: il Tribunale amministrativo federale giudica priva di base legale la procedura di assistenza amministrativa prevista dall’accordo extragiudiziale firmato nell’agosto 2009 con Washington.

Febbraio 2010: la Germania annuncia la sua intenzione di trattare con un informatore in possesso di dati bancari sottratti illegalmente in Svizzera.

Giugno 2010: il parlamento approva le nuove convenzioni di doppia imposizione concluse con una decina di paesi.

In Svizzera il segreto bancario rappresenta un obbligo di discrezione, cui sottostanno le banche al fine di garantire gli affari dei loro clienti o di terzi.

Anche la legislazione elvetica impone però una serie di limiti al segreto bancario: in caso di reato può essere levato, anche contro il volere del cliente, per ordine di un’autorità giudiziaria.

Contrariamente ad altri paesi, il diritto svizzero prevede inoltre una distinzione tra evasione e frode fiscale. In entrambi i casi si tratta di reati punibili, ma solo la frode è passibile di procedimento penale in Svizzera.

Se un contribuente tenta di ingannare le autorità fiscali, falsificando per esempio bilanci o libri contabili, commette frode fiscale e può essere perseguito penalmente. In questo ambito il segreto bancario può essere levato per ordine di un’autorità giudiziaria.

Di evasione fiscale si rende invece colpevole colui che omette, intenzionalmente o meno, di dichiarare redditi imponibili. In caso di sottrazione, la legislazione elvetica non prevede pene detentive, come in altri paesi europei, ma solo pene pecuniarie, che possono risultare più care dell’importo sottratto.

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