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Tra slanci di apertura e timori per il lavoro

Stazione di Chiasso, stazione di frontiera: il 25 settembre sarà anche un voto sull'apertura del Ticino swissinfo.ch

A 14 mesi dall'entrata in vigore della prima fase della libera circolazione delle persone, in Ticino nessuna "invasione" di stranieri.

Malgrado i dati rassicuranti della Commissione tripartita, l’estensione ad est desta comunque timori. Intervista all’economista Silvano Toppi.

La situazione illustrata nero su bianco dalla Commissione tripartita – organismo di controllo che riunisce imprenditori, sindacati e il Cantone – è eloquente: chi temeva un’ondata incontrollata di stranieri, abusi e scorrettezze è stato smentito dalle cifre.

Il monitoraggio curato dall’Osservatorio del mercato del lavoro dell’IRE (Istituto di ricerche economiche) indica una certa stabilità per quanto riguarda il flusso di manodopera straniera, a tal punto che non si registrano conseguenze sul fronte della disoccupazione.

A “preoccupare” sono i lavoratori temporanei (occupati in Ticino fino a un massimo di 90 giorni come indipendenti o distaccati): nel primo semestre di quest’anno si contavano 4’075 unità, contro le 4’052 del semestre precedente.

Il numero dei permessi annuali concessi ai frontalieri nel primo semestre 2005 è invece sceso a 2’728 unità, contro le 3’655 del semestre precedente. Si è ridotto anche il numero degli assunti dalle ditte svizzere: 1’916 contro i 2’064 del precedente periodo preso in esame.

Ottimismo dunque per la prossima votazione del 25 settembre? Per gli ambienti economici, i partiti storici (liberali, democristiani, socialisti), l’estensione della libera circolazione delle persone costituisce un’opportunità e favorisce l’apertura del Paese.

I sindacati, pur guardando ad est, tengono alta la guardia: i pericoli di dumping e di un peggioramento delle condizioni di lavoro, possono essere scongiurati solo mantenendo rigorosi controlli, anche dopo il 25 settembre. Ma nella popolazione i timori continuano a serpeggiare.

Questo, in sintesi, il quadro generale. Ma per andare oltre gli schieramenti, abbiamo chiesto all’economista Silvano Toppi un’analisi e un giudizio ad ampio raggio su questa nuova sfida.

swissinfo: In Ticino l’estensione della libera circolazione solleva maggiori resistenze rispetto ad altre regioni della Svizzera. Lei come legge questi timori?

Silvano Toppi: Il Ticino ha sempre respinto ogni proposta di apertura. Una delle cause determinanti, se non la principale, è la sua situazione di cantone di frontiera con l’Italia, nazione di cui sente e subisce gli umori e anche ne approfitta. Con una doppia valenza.

Da un lato l’Italia assume la funzione più concreta e visibile di “esempio europeo” ed è un esempio che non entusiasma nessuno: quindi, meglio tenersene fuori. D’altro lato si vive sulla certezza che solamente ciò che è differenza con l’Italia fa il Ticino e può essere utile al Ticino.

Storicamente sono sempre state le disgrazie politiche ed economiche italiane che hanno fatto la fortuna ticinese: fughe dei capitali, disoccupazione e manodopera frontaliera, evasione fiscale, contrabbando, casinò, maggiore efficienza dei servizi, da quelli bancari a quelli attuali sulla fecondazione artificiale ecc…

L’apertura o la liberalizzazione è quindi vista come rischio di omogeneizzazione, fine delle differenze, sicura perdita economica, concorrenza insostenibile, maggiore criminalità.

Lo si creda o no, questi sono i criteri con cui giudica la maggioranza dell’elettorato ticinese, anche quello di fresca origine italiana.

swissinfo: Ci sono settori in cui la libera circolazione potrebbe giovare al Ticino?

S.T.: Ci sono settori economici importanti che senza la libera circolazione, in pratica già in atto, non reggerebbero: si veda, ad esempio, l’edilizia, il turismo, l’hypercommercio, alcuni servizi ospedalieri, i settori della comunicazione, persino alcuni settori bancari.

Ci sono però anche alcuni recenti settori tecnologici di punta che senza l’apporto estero, in termini di qualifiche e di nuovi apporti di idee, non si sarebbero sviluppati e non potrebbero svilupparsi.

Quindi il giovamento è già dimostrato ma si suppone che, con la libera circolazione, sfugga al controllo, diventi invasione anarchica.

swissinfo: Finora la libera circolazione sembra essere solo a senso unico, cioè verso il Ticino… Come mai?

S.T.: Tutto dipende dai rapporti di forza: Ticino, geopoliticamente ancora chiuso e debole, Lombardia, maggior forza propulsiva demografica-economica italiana ed europea. Ma dipende anche dalla limitatezza economica-strutturale ticinese che ha poche differenze qualitative da offrire o da imporre.

Fa certamente eccezione il settore bancario svizzero che per efficienza rimane ancora superiore a quello italiano; purtroppo si ritiene che le case da gioco o le infinite superfici di vendita costituiscono la miglior rendita di frontiera.

Forse anche per questi motivi molti temono, con l’apertura totale, la lombardizzazione del Ticino.

swissinfo: In che misura potrebbe essere interessante, per un ticinese, andare a lavorare all’Est? Ci sono paesi, come l’Ungheria, che hanno bisogno di manodopera qualificata…

S.T.: C’è e ci sarà una innegabile e crescente discrepanza tra giovani ticinesi qualificati e altamente qualificati in vari settori ritenuti economicamente di punta – come ingegneria elettronica, architettura, informatica, energia, biologia, chimica, economia ecc. – e le potenzialità d’occupazione nel Ticino, anche per quella limitatezza economico-strutturale di cui si diceva poc’anzi.

Alcuni Paesi dell’Est, come l’Ungheria, potrebbero essere la nuova California dei giovani ticinesi, con in più la libera circolazione e quindi non una scelta di fame, ma di opportunità di crescita.

swissinfo, Françoise Gehring, Lugano

21 maggio 2000: il Ticino respinge con il 57% di no gli Accordi bilaterali
5 giugno 2005: il Ticino respinge con il 61,9% di no gli accordi di Schengen/Dublino
25 settembre 2005: schierati sul fronte del no UDC, Lega dei Ticinesi, Movimento per il socialismo

Soffia il vento del “no” sulla Svizzera italiana. Lo rivela un sondaggio dell’Istituto GFS di Berna, commissionato dalla SSR-SRG idée suisse. A poco più di un mese dal voto i no raggiungevano il 50%, i sì il 39%, mentre gli indecisi l’11%.

Un’opposizione che contrasta con la reale situazione del mercato del lavoro illustrata dalla Commissione tripartita cantonale: la libera circolazione si è svolta finora senza traumi e la Lombardia non ha travolto il Ticino.

Una situazione peraltro sorvegliata attraverso regolari controlli: dal giugno 2004 al 17 agosto 2005 sono stati 1’248, più della media svizzera. Hanno portato a 60 notifiche di procedura di contravvenzione e a 48 sanzioni amministrative.

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