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Un aiuto dai geni nella lotta contro l’AIDS

Cellule infettate dal virus HIV-1. CDC, Atlanta

Scoperto a Losanna un gene che aiuta i pazienti a reagire positivamente alle terapie antivirali

I farmaci anti-retrovirali sono un’arma potente contro l’AIDS. Un tempo, prima del loro utilizzo, occorrevano circa dieci anni perché una persona esposta al contagio mostrasse i primi sintomi della malattia.

In seguito, quando l’infezione si manifestava, al paziente rimanevano in media quindici mesi di vita. Oggi, grazie ai trattamenti farmacologici, il periodo di incubazione precedente la comparsa dei sintomi può durare venti, talvolta trent’anni e la sopravvivenza dei pazienti con AIDS conclamata supera i tre anni.

Non sempre, però, l’organismo dei malati reagisce nel migliore dei modi ai farmaci antiretrovirali. Alcune persone tollerano la tossicità dei medicinali e i pesanti effetti collaterali della cura. Il loro sistema immunitario mostra segni di ripresa e di reazione alla malattia pochi mesi dopo l’inizio del trattamento. Altri pazienti sono meno resistenti e i farmaci non sono altrettanto efficaci su di loro.

Un gruppo di ricercatori svizzeri guidati da Amalio Telenti, infettivologo dell’Università di Losanna, ha scoperto che la capacità di reazione dei pazienti più forti è di origine genetica. Lo scienziato e i suoi colleghi hanno condotto uno studio su 123 volontari, portatori del virus HIV-1. Hanno analizzato il loro DNA e hanno registrato gli effetti sul loro organismo di due potenti farmaci antiretrovirali: l’efavirenz e il nelfinavir.

Durante sei mesi di trattamento, i medici hanno misurato a intervalli regolari la concentrazione dei farmaci, dei virus e delle cellule del sistema immunitario nel sangue dei pazienti. Quindi hanno confrontato questi dati con i profili genetici dei volontari. Hanno scoperto così che il trattamento è più efficace su uomini e donne portatori di una particolare variante del gene MDR1: la concentrazione delle cellule del sistema immunitario aumenta rapidamente nell’organismo di queste persone subito dopo l’inizio del trattamento.

Il gene MDR1 è responsabile della sintesi della P-glicoproteina, una molecola che regola la diffusione degli anti-retrovirali nell’organismo e all’interno delle singole cellule. Telenti e i suoi colleghi, che hanno pubblicato i risultati del loro studio sulla rivista medica Lancet, ipotizzano che la P-glicoproteina protegga le cellule del sistema immunitario dalle sostanze tossiche, preservandole dall’attacco dei farmaci.

Maria Cristina Valsecchi

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