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Lodi per la presidenza svizzera dell’OSCE

La presidenza OCSE di Didier Burkhalter sembra aver convinto. Keystone

Il conflitto in Ucraina ha segnato l’anno di presidenza svizzera dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Esperti e politici svizzeri di destra e sinistra ritengono che il ruolo di mediazione della Svizzera abbia aiutato l’OSCE a riconquistare prestigio.

«Per la Svizzera è stato un privilegio trovarsi in primo piano nello sforzo di aiutare a disinnescare un conflitto geostrategico in Ucraina, spiega Christian Nünlist del Centro di studi sulla sicurezza del Politecnico federale di Zurigo.

Nünlist dice che la mediazione tra Ucraina e Russia ha riportato l’OSCE sullo scacchiere politico dopo che aveva perso il suo ruolo di piattaforma per il dialogo est-ovest con la fine della Guerra fredda nel 1989. «Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e la cancelliera tedesca Angela Merkel sono ora consapevoli della presenza di questa organizzazione».

In effetti, l’invio di una missione di osservazione in Ucraina nonostante l’iniziale opposizione di Mosca è visto come un successo dell’OSCE, conseguito durante la presidenza svizzera guidata dal ministro degli esteri elvetico Didier Burkhalter. È la più grande operazione di questo genere nella sua storia e la prima da oltre un decennio.

Conquistare consensi per l’OSCE, spesso considerata un’organizzazione burocratica e inefficiente, con meccanismi decisionali complicati, è stata un’impresa meritevole, come notano molti politici e osservatori.

Altri sviluppi

«È senza dubbio uno dei più grandi meriti del presidente svizzero dell’OSCE, raggiunto in stretta collaborazione con la Germania», dice Nünlist. Burkhalter è stato la figura chiave per ottenere luce verde dal presidente russo Vladimir Putin per la missione speciale di monitoraggio dell’OSCE in Ucraina, aggiunge.

Rimane aperta la questione se la missione abbia anche avuto successo e se la tregua raggiunta in settembre tra l’Ucraina e i territori controllati dai separatisti nelle regioni orientali del paese possa essere fatta rispettare. La Svizzera comunque non va biasimata, secondo Nünlist. «Anzi, Burkhalter è riuscito a mantenere aperto il canale di comunicazione con Mosca».

«Finché le critiche provengono da diversi attori – Russia, Ucraina e Stati Uniti – le cose non vanno così male».

La parlamentare socialista Margret Kiener Nellen ricorda che simili accordi di pace, in particolare un armistizio, hanno sempre bisogno di molto tempo per diventare pienamente operativi.

Sanzioni

Quanto alle accuse sollevate a intervalli regolari contro la missione OSCE in Ucraina, Andreas Aebi, collega parlamentare di Kiener Nellen, le considera parte di una guerra di propaganda.

«Finché le critiche provengono da diversi attori – Russia, Ucraina e Stati Uniti – le cose non vanno così male», osserva Aebi, specialista di politica estera dell’Unione democratica di centro.

Anche l’esercizio di funambolismo della Svizzera nei confronti di Mosca dopo che l’Occidente ha varato le sanzioni economiche contro la Russia è considerata da Kiener Nellen una mossa abile.

Agenda setting

In vista della presidenza dell’OSCE, la Svizzera ha posto fra le sue priorità la regione dei Balcani e del Caucaso, in particolare Georgia e Armenia/Azerbaigian, oltre e le riforme dell’OSCE.

I ministri degli esteri dei 57 Stati membri dell’OSCE, compresi USA, Russia e Germania e 11 paesi partner, si incontreranno il 4 e 5 dicembre a Basilea. L’incontro segna la fine della presidenza svizzera della più grande organizzazione mondiale per la sicurezza.

La Serbia succederà alla Svizzera alla testa dell’organizzazione nel 2015, Svizzera e Germania saranno le vicepresidenti. È la seconda volta dal 1996 che la Svizzera presiede l’OSCE, nata nel 1973, in piena Guerra fredda, come piattaforma di dialogo tra i paesi occidentali e il blocco comunista.

Molti progetti, anche se non tutti, sono stati evidentemente messi in secondo piano dalla crisi in Ucraina, con l’annessione della Crimea da parte della Russia e il conflitto con i separatisti nelle regioni orientali del paese al confine con la Russia.

Nünlist dice che la Svizzera è comunque riuscita a iscrivere questioni scottanti nell’agenda internazionale non da ultimo perché i 12 mesi al timone dell’OSCE sono stati accuratamente pianificati e gestiti.

«Il ministro degli esteri ha scelto questioni molto rilevanti e attuali come la minaccia rappresentata dai jihadisti europei che rientrano da zone di conflitto, il problema dei rapimenti in cambio di riscatto, la prevenzione della tortura e la gestione degli aiuti in caso di catastrofe».

Anche Amnesty International Svizzera è soddisfatta dell’impegno di Burkhalter come presidente di turno dell’OSCE. «Siamo molto impressionati dai suoi sforzi in favore dei diritti umani e per l’abolizione della pena di morte in tutto il mondo», dice la portavoce Alexandra Karle.

Cosa rimane?

Secondo l’esperto di sicurezza Nünlist entrambe le presidenze svizzere dell’OSCE, nel 1996 e nel 2014, hanno avuto un successo duraturo non da ultimo grazie alla diligenza degli staff del ministro degli esteri, alla preparazione accurata e alla disponibilità di risorse.

«Entrambi gli anni sono stati segnati da eventi inaspettati: l’implementazione degli accordi di pace di Dayton in Bosnia-Erzegovina nel 1996 e la crisi ucraina quest’anno. La Svizzera ha saputo dimostrare di essere in grado di gestire situazioni difficili».

Il ruolo di Burkhalter come presidente e il significato della sua azione per la Svizzera sono stati accolti favorevolmente dai parlamentari di tutti gli schieramenti politici. «È stato percepito come persona molto impegnata e credibile nel suo ruolo e visibilmente a proprio agio», osserva Kiener Nellen, che fa parte della delegazione OSCE del parlamento, composta di sei deputati.

«È stato come vincere la lotteria», aggiunge Aebi, che è il portavoce della delegazione.

Grandi opportunità

Riferendosi in modo specifico alla crisi in Ucraina, Aebi ritiene che per un paese neutrale come la Svizzera ci siano grandi opportunità, grazie alla sua reputazione di mediatore neutrale, che non fa parte né dell’Unione europea, né della Nato.

«Ha fatto un ottimo lavoro, rimanendo discretamente dietro le quinte», aggiunge Luzi Stamm, collega di partito di Aebi, deputato e inamovibile euroscettico.

Martin Naef, che rappresenta il Partito socialista nella Commissione della politica estera ed è copresidente del Nuovo movimento europeo svizzero, mette l’accento da parte sua sugli elogi giunti dall’estero, in particolare dalla Germania.

«Ho sentito solo parole di lode da parte di esponenti del governo tedesco nei confronti di Burkhalter e della presidenza svizzera dell’OSCE».

Rendita politica

Tra i politici c’è consenso sul fatto che la Svizzera abbia saputo trarre profitto dalla sua posizione nell’OSCE per migliorare i rapporti bilaterali con altri paesi, tra cui la Russia e la Serbia, e per riaffermare il suo ruolo di mediatore imparziale, che offre i suoi buoni uffici a tutte le parti.

Mentre Aebi spera che la presidenza svizzera dell’OSCE conduca a maggior comprensione nei negoziati con l’UE sul controverso tema della libera circolazione delle persone, Kiener Nellen scorge dei vantaggi anche oltre la sfera politica. «Potrebbe comportare benefici anche per l’economia svizzera», dice.

All’inizio dell’anno il ministro degli esteri svizzero aveva detto che la presidenza poteva essere un’opportunità per giovani diplomatici di raccogliere preziose esperienze internazionali come facilitatori.

Per Luzi Stamm i fondi speciali approvati dal parlamento per la presidenza dell’OSCE sono stati ben spesi, «se si considerano i miliardi di franchi sperperati altrove».

Secondo Margret Kiener Nellen, un bilancio finale dei risultati dell’azione svizzera potrà essere fatto solo alla fine del prossimo anno. «La presidenza svizzera ha dato avvio a molti progetti che dovranno essere portati avanti dalla Serbia nel 2015».

Didier Burkhalter è stato molto apprezzato durante tutto l’anno di presidenza dell’OSCE da molti esponenti politici tedeschi.

Il ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier e l’ex cancelliere federale Gerhard Schröder hanno entrambi intessuto le lodi del ministro degli esteri elvetico.

«Congratulazioni. La sua visita a Mosca e l’incontro con il presidente russo dimostrano che colloqui diretti possono fare la differenza», ha detto Schröder all’Agenzia telegrafica svizzera.

Anche il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha dimostrato stima per l’impegno di Burkhalter. In margine dell’Assemblea generale dell’ONU a New York lo scorso settembre, Ban ha sottolineato il ruolo cruciale della Svizzera per assicurare il cessate il fuoco in Ucraina.

Nel suo discorso al consiglio permanente dell’OSCE a Vienna a inizio novembre, Ban ha aggiunto: «Le Nazioni Unite contano sull’aiuto dell’OSCE per condurre questa vasta regione verso una maggiore sicurezza e cooperazione, ciò che contribuirà a fare del nostro mondo un luogo più pacifico e sviluppato e dove i diritti umani sono maggiormente rispettati».


(Traduzione dall’inglese di Andrea Tognina)

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