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Un anno per lasciare la Svizzera

Per molte famiglie di richiedenti l'asilo ricomincerà presto l'odissea dei viaggi Keystone Archive

È il termine previsto per la partenza volontaria degli oltre 3000 kosovari, appartenenti alle minoranze etniche del Kosovo, che sono d'accordo di rientrare in patria.

La Confederazione ritiene che la situazione nella regione permetta il loro rientro. Ogni persona tenuta a lasciare il nostro Paese sarà tuttavia oggetto di una valutazione individuale.

Sono circa 3300 persone (Rom di provenienza albanese e serba, Ashkali, Egiziani, Musulmani slavi e serbi) interessate dalla decisione annunciata martedì alla stampa dal direttore dell’Ufficio federale dei rifugiati (UFR), Jean-Daniel Gerber. Per lasciare la Svizzera avranno tempo fino al 30 aprile 2003.

Se hanno depositato la domanda d’asilo prima del 1. maggio 2002, essi potranno beneficiare di un programma individuale d’aiuto al rientro, a condizione però che si annuncino prima del 30 agosto prossimo. Si tratta di un importo di 2000 franchi per adulto e di 1000 per bambino.

In una seconda fase, per la quale il termine d’iscrizione è stato fissato al 31 marzo 2003, i candidati al rientro riceveranno soltanto 1500, rispettivamente 750 franchi. Le persone che hanno inoltrato la domanda d’asilo dopo tale data non potranno beneficiare d’aiuti e sarà loro applicato il termine di partenza ordinario.

A parte l’aiuto individuale, ha rilevato Jean-Daniel Gerber – il Kosovo beneficia di un importante aiuto strutturale da parte della Svizzera. Sono già stati investiti 100 milioni, segnatamente nell’approvvigionamento idrico e nel rifacimento di strade e scuole. Quest’anno sono previsti 13 milioni; altri 7 nel 2003, di cui 5 per le minoranze.

Gruppi a rischio

Diversamente dai 50’000 Kosovari di estrazione albanese, invitati a lasciare la Svizzera collettivamente, i membri delle minoranze prese in considerazione partiranno soltanto dopo un esame individuale del loro dossier. Questo provvedimento deve permettere un miglior apprezzamento dei rischi corsi da ogni singola persona.

Si tratta in particolare di controllare la posizione dei 250 Serbi interessati a un eventuale ritorno. “Siamo del parere – ha detto Gerber – che il ritorno sia esigibile soltanto per coloro che provengono dalle regioni settentrionali”.

Al di là della possibilità di rientrare in una zona ritenuta sicura, la valutazione dovrà tener conto della vulnerabilità individuale dei membri di ogni minoranza. Tutto ciò può interessare circa il 10 per cento delle persone colpite dalle nuove misure di rinvio, ha detto Urs Betschart, vicedirettore dell’UFR. Gli allievi e i giovani potranno concludere l’anno scolastico o l’apprendistato.

Problema principale: la criminalità

La sicurezza nel Kosovo è notevolmente migliorata, anche se la situazione non è ancora ideale, ha detto il direttore dell’UFR. Gerber ha recentemente accompagnato nella regione il consigliere federale Joseph Deiss, intrattenendosi con rappresentanti delle organizzazioni umanitarie e della MINUK (Amministrazione dell’ONU nel Kosovo).

«Gli incidenti violenti sono diminuiti, sebbene la sicurezza non sia ancora integralmente garantita», ha proseguito Jean-Daniel Gerber. Il problema centrale resta la criminalità. Il suo livello è paragonabile a quello di altre regioni dei Balcani, la situazione in Kosovo pur essendo un po’ più complessa.

Lo scorso settembre l’UFR aveva prorogato fino in primavera il termine di partenza delle minoranze del Kosovo. Allora aveva ritenuto che la situazione non permettesse ancora un rimpatrio in condizioni di sicurezza ragionevoli.

swissinfo e agenzie

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