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Un criminale di guerra verrà espulso dalla Svizzera

La sala del Tribunale federale di Losanna Keystone

Un cittadino ruandese, condannato a 14 anni di prigione in Svizzera in relazione al genocidio in Ruanda, deve lasciare il Paese.

Lo ha da poco confermato il Tribunale federale. swissinfo ha parlato del caso con Philip Grant, presidente di TRIAL, un’organizzazione che opera contro l’impunità di crimini di eccezionale gravità.

swissinfo: La conferma dell’espulsione del criminale di guerra ruandese da parte del Tribunale federale è una soluzione giusta?

Philip Grant: Noi non siamo del parere che una persona debba essere estradata verso un Paese in cui rischia la tortura o la pena capitale. Se la persona in questione riesce a dimostrare che sarà perseguitata al suo ritorno, la decisione di espulsione verrà sospesa, e potrà restare provvisoriamente in Svizzera.

Se non corre nessun rischio, la decisione del Tribunale federale è invece corretta perché rispetta la prassi comune nei casi di gravi crimini.

Spesso l’espulsione viene effettuata per non mettere a repentaglio l’ordine pubblico o per il rischio di recidiva, quando i crimini sono stati commessi in Svizzera.

swissinfo: In questo caso però si tratta di crimini commessi all’estero. . .

P.G.: Sì, però ci si può ben immaginare che la presenza di questo uomo in Svizzera potrebbe turbare l’ordine pubblico, in particolare le cerchie frequentate dalle vittime del genocidio.
La sua presenza su suolo elvetico inoltre, come è stato sottolineato dalle autorità di Friborgo, potrebbe gettare una cattiva luce sulla Svizzera, se tollera che un criminale di guerra viva sul suo territorio.

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Tribunale federale (TF)

Questo contenuto è stato pubblicato al Il Tribunale federale, che ha la sua sede a Losanna, è stato creato nel 1848, quando la Svizzera è diventata uno Stato federale. Con la revisione della Costituzione del 1874, le competenze della Corte suprema elvetica sono state considerevolmente estese. Il Tribunale federale è essenzialmente un’autorità di ricorso, incaricata di vigilare sull’applicazione del diritto federale.…

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swissinfo: È stata la prima volta che un tribunale non ruandese ha emesso un giudizio sul genocidio. E ora l’espulsione. Non si crea in questo modo un precedente?

P.G.: Certamente altri Paesi seguiranno. Alcune persone sono state giudicate fuori dal Ruanda, come ad esempio in Belgio dove sono in carcere diverse persone. Anche là si porrà lo stesso problema.

Un’altro aspetto interessante è che la Svizzera, in un altro caso riguardante il Ruanda, si è mossa in modo molto diverso. Félicien Kabuga, il principale finanziatore del genocidio, venne in Svizzera due o tre mesi prima del ruandese che verrà espulso.

Invece di arrestarlo e di giudicarlo fu subito estradato. Dall’agosto 1994 è sempre riuscito a sfuggire alla giustizia internazionale. Invece nel caso del sindaco ruandese la Svizzera ha adottato un comportamento coerente. Lo ha processato, prima di estradarlo. Un passo moralmente e giuridicamente corretto. Le Convenzioni di Ginevra obbligano la Svizzera a portare a giudizio una persona del genere.

swissinfo: Pensa che la Svizzera abbia voluto dare un segno preciso, mostrando che non offre asilo ai criminali di guerra?

P.G.: È la tendenza attuale. Si sa che al momento in Svizzera si trova un certo numero di persone che potrebbero essere perseguite. Penso che le autorità, coscienti della cosa, vogliano però evitare questo genere di processi. Nello stesso tempo dicono a chiara voce che queste persone dovrebbero essere estradate il più presto possibile. Ciò potrebbe avere una certa funzione preventiva.

Ma non basta. Noi non vogliamo che queste persone ottengano asilo o rifugio in Svizzera. Nel caso in cui si trattengano comunque in Svizzera le autorità non dovrebbero lasciarle andare.

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Convenzioni di Ginevra

Questo contenuto è stato pubblicato al Le Convenzioni di Ginevra e i loro protocolli addizionali, di cui la Svizzera è lo Stato depositario, costituiscono le fondamenta del diritto internazionale umanitario. Le convenzioni definiscono come trattare i civili e i combattenti in tempo di guerra e di occupazione. Henry Dunant, fondatore del Comitato internazionale della Croce Rossa, è all’origine della prima convenzione…

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swissinfo: Quali sono le richieste di TRIAL?

P.G.: La volontà da parte delle autorità di giudicare queste persone, o di estradarle verso un Paese che possa perseguirle penalmente. Non si possono semplicemente mandarle via sbarazzandosi della responsabilità di combattere l’impunità.

Il caso Kabuga è probabilmente il più estremo. La Svizzera aveva tra le mani questo uomo, probabilmente uno dei tre o quattro principali responsabili del genocidio in Ruanda, e ha deciso di estradarlo. Dodici anni dopo si trova ancora a piede libero, in questo momento in Kenya. Non è nemmeno sicuro che un giorno venga portato sul banco degli imputati.

Si è trattato di una circostanza particolarmente grave. Sarebbe come avere sul suolo elvetico Mladic o Karadzic ed estradarli invece di arrestarli. È questo il tipo di persona che la Svizzera ha lasciato andar via.

swissinfo: Dunque questa volta la Svizzera si è comportata meglio?

P.G.: Tutti concordano nel dire che il caso è stato condotto bene e che la Svizzera ha giocato un ruolo importante a livello internazionale, mostrando che non c’è impunità.

swissinfo, Christian Raaflaub
traduzione, Raffaella Rossello

Un ruandese condannato nel 2000 a 14 anni in Svizzera per crimini di guerra deve lasciare il Paese: l’espulsione è stata confermata dal Tribunale federale in settembre.

Il 42enne hutu, ex sindaco del comune di Mushubati, era stato riconosciuto colpevole dal tribunale d’appello militare di aver partecipato al genocidio avvenuto nel suo paese nel 1994, incitando al massacro dei tutsi.

Dopo quattro anni di carcere preventivo e cinque anni di condanna, ha ottenuto la libertà condizionata nel dicembre 2005.

Si è trattato del primo processo sul genocidio in Ruanda celebrato fuori dal Paese africano che sia terminato con un verdetto. È anche la prima volta che qualcuno è apparso davanti alla giustizia elvetica per rispondere di crimini contro l’umanità.

“Track Impunity Always” è un’organizzazione contro l’impunità basata a Ginevra.

Fa parte di una rete internazionale che si è posta l’obbiettivo di sostenere i processi contro i più gravi crimini commessi contro l’umanità.

L’organizzazione offre sul proprio sito una banca dati su 400 criminali di diverse guerre, processati, sospettati o in fuga.

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