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Un dibattito acceso

La votazione sui corsi d'integrazione a Zurigo ha innescato un'accesa discussione.

Particolarmente vivace lo scambio di opinioni tra il sindaco della città Elmar Ledergerber e il consigliere nazionale Udc Toni Bortoluzzi.

Al brutale «aizzamento dell’Udc» contro gli stranieri ha replicato seccamente il sindaco di Zurigo, Elmar Ledergerber, nel corso di un pubblico dibattito che l’ha contrapposto, tra gli altri, al consigliere nazionale dell’Udc Toni Bortoluzzi.

Secondo Ledergerber, il fatto che a Zurigo un buon 30 per cento della popolazione sia composto da stranieri «non è una passeggiata ma una grossa sfida», come in poche altre città al mondo. In queste condizioni, i corsi d’integrazione costituiscono un’ammirevole prestazione della cittadinanza.

Ciò non vuol dire che non esistano problemi relativi all’integrazione, specialmente nei quartieri a più alta densità di stranieri, dove i timori di carattere sociale si avvertono maggiormente.

Le preoccupazioni di Ledergerber e la linea dura di Bortoluzzi

Ma la vera preoccupazione, secondo Ledergerber, non sono gli stranieri: «Ho molti più problemi con quegli svizzeri che, per il loro tornaconto politico mettono la città in cattiva luce, definendola capitale del crimine e alimentando un’atmosfera da pogrom contro gli stranieri».

Bortoluzzi ha replicato che, in questa situazione, i corsi d’integrazione «non servono affatto». Il problema non sarebbero quegli immigrati che sono disposti ad adattarsi, ma quella notevole parte di popolazione straniera che non vuole integrarsi. Secondo Bortoluzzi, a questo «provocatorio non-adattamento» bisogna porre dei chiari limiti. Decisiva sarebbe quindi la volontà d’integrarsi.

Il dibattito, a questo punto, non poteva che ruotare attorno al concetto d’integrazione ed alle difficoltà che questa comporta. Tra le altre – ha notato Ledergerber – non da ultima c’è l’immagine del passaporto svizzero, che non è delle migliori: «Abbiamo già una serie di giovani stranieri che non vogliono naturalizzarsi svizzeri: preferiscono rimanere cittadini dell’Unione Europea. E questo mi preoccupa».

Silvano De Pietro

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