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Un giorno contro il lavoro minorile

Il lavoro minorile è diffuso soprattutto nei paesi del sud dell'emisfero Keystone

La Svizzera sostiene attivamente le iniziative dell'Organizzazione internazionale del lavoro nella lotta contro il lavoro minorile.

Il 12 giugno è dedicato da quest’anno in poi ai minori costretti a lavorare. Alla sua prima edizione, la giornata cade durante la conferenza annuale dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL).

Analogamente alle altre 48 giornate tematiche, decretate dalle Nazioni Unite, anche questo nuovo appuntamento offrirà l’occasione di fare il punto sulla situazione a livello mondiale. Un fenomeno che riguarda, secondo le stime dell’OIL, 352 milioni di individui fra i cinque e i 17 anni.

Secondo il rapporto, redatto per i 3’000 delegati riuniti per l’assemblea dell’OIL, attenzione particolare deve essere rivolta ai 179 milioni di giovani e giovanissimi esposti alle forme di lavoro peggiori.

Immagine corretta

Le cifre pubblicate hanno sorpreso molti delegati per l’ampiezza e la drammaticità del fenomeno. La più gran parte di questi è impiegata in settori tradizionali, come l’agricoltura (170 milioni). Ancora più preoccupante è però la situazione di circa 9 milioni di minori, costretti alla schiavitù, alla prostituzione o alla criminalità.

Il problema principale del lavoro minorile è rappresentato dalle conseguenze che ne possono seguire. Soprattutto la salute soffre sotto un numero eccessivo di ore di lavoro e limita fortemente le prospettive per il futuro. La mancanza di protezione dagli incidenti è un’altra ipoteca importante.

“Il commercio internazionale e le industrie d’esportazione sono toccate meno da questo fenomeno devastante”, tiene a precisare Alice Ouedraogo, dell’OIL. Dunque i paesi occidentali avrebbero una responsabilità limitata. Ma per il delegato svizzero Jean-Luc Nordmann, il rapporto permette soprattutto di chiarire le dimensioni del fenomeno e delle sue espressioni peggiori.

Progressi da implementare

Il responsabile del Segretariato di Stato per l’economia (Seco) si rallegra di incontrare sempre più attenzione verso il fenomeno. “Adesso bisogna tradurre questa buona volontà in realtà”, aggiunge Nordmann. Per questo il Seco ha già annunciato di voler partecipare più attivamente al programma di lotta messo a punto dall’OIL.

Per Nordmann non bisogna poi dimenticare le compagnie internazionali, malgrado siano meno toccate dal fenomeno. In particolare sarebbe necessario sostenere la funzione di controllo dell’Ufficio dell’OIL: “È la miglior maniera per costruire una credibilità duratura dei consigli espressi”.

Anche le multinazionali produttrici di articoli sportivi si sono associate all’idea. Un’indicazione nuova, dopo che numerose organizzazioni non governative avevano puntato il dito contro alcune marche, sospettate di sfruttare il lavoro minorile. Anche la FIFA è stata colpita, avendo accettato lo sponsoring delle ditte interessate.

Nuova regola in Svizzera

Anche in Svizzera la situazione non è del tutto priva di abusi, malgrado i casi più efferati di sfruttamento siano rari. Diversa la situazione in Italia, dove sono stati registrati oltre 144’000 minori che svolgono attività lavorative. Di questi circa 31’000 possono essere considerati sfruttati.

Nathalie Kocherhans, giurista presso il Seco, si occupa attualmente della redazione della quinta ordinanza relativa alla legge sul lavoro. Nel testo si regolano in maniera precisa le condizioni per il lavoro dei minori di 15 anni. Il progetto sarà pronto alla fine d’agosto.

Frédéric Burnand, Ginevra/Traduzione e adattamento Daniele Papacella

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